• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cultura > Incontri d’autore - Eliott Parker

Incontri d’autore - Eliott Parker

Si trattava di una giovane donna, sulla trentina, alta e slanciata. I lunghi capelli, lisci e neri, le calavano disordinatamente sulle spalle. Indossava un cappotto color panna aperto, sotto al quale si intravedeva un tailleur chiaro, giacca e pantaloni, ed una camicia di seta binaca. L’uomo incrociò lo sguardo di lei e vide due grandi occhi verdi che lo stavano osservando attentamente.
"Sono il signor Baldwin e lei..."
"So chi è lei, signor Baldwin. E per quanto riguarda me, io sono la persona che sta aspettando. Sono Penelope. Penelope Guzman".

Eliott Parker è nato quarantatrè anni fa. Cresciuto nella classica famiglia degli anni ’70, dopo l’università si specializza nel personal coaching diventando esperto in comunicazione e sviluppo personale. Approda alla scrittura quasi per caso quando la moglie, leggendo alcuni suoi brevi saggi, ne apprezza la scorrevolezza e la creatività e lo esorta quindi a riprendere in mano la penna. “Il colpevole” è il suo primo romanzo giallo con il quale si presenta al grande pubblico. (ndr nota biografica presente in quarta di copertina)

Quando sono entrata in contatto con l’autore, Eliott stava ancora aspettando la pubblicazione della prima copia. Mi è sembrata un’occasione ghiotta da non lasciarmi sfuggire. Ho condiviso con lui, seppure da lontano, il crescere dell’emozione, il fremere nell’attesa, mentre gli iscritti alla sua pagina crescevano, mentre il blog di Penelope si infittiva... fino alla comparsa della fatidica foto dello scatolone ancora intero con dentro la prima copia.

Abbiamo scambiato due chiacchiere con questo simpatico ragazzone che si affaccia al panorama editoriale digiuno di qualsiasi precedente esperienza nel campo, ma con tanta voglia di scrivere e un milione di film che girano senza sosta nella sua mente.

Ho contattato la casa editrice (SENECA) chiedendo un brevissimo commento sulla scelta di pubblicare un personaggio così particolare come Penelope.

Chi è Eliott Parker?

In effetti noi non conosciamo l’autore, ed il libro è stato pubblicato nella (forse unica?) collana in Italia che cerca di promuovere autori emergenti senza richiedere né contributi, né acquisto di copie. Il libro ci è sembrato subito molto particolare, molto ben caratterizzato e l’autore ha lavorato bene, in maniera precisa e rigorosa.

E avete deciso di pubblicarlo...

Il fatto che ci avesse già comunicato di avere tante idee sul come aiutarci a promuovere questo nuovo personaggio ci ha aiutato a scegliere il suo testo all’interno di molti altri che riceviamo.

Occorre qui ricordare che Eliott, oltre a promuovere il suo romanzo su FB, sfruttandone le potenzialità in maniera direi perfetta, ha creato anche un blog, tutto dedicato e diretto dalla stessa eroina del suo romanzo: Penelope Guzman

Eliott, tu che sei la parte in causa, da persona comune, ti sarai imbattuto nei soliti “problemi” come riuscire a trovare i canali giusti per essere in libreria, una casa editrice interessata al tuo romanzo...

Ci sono passato eccome! Ciò che posso consigliare agli aspiranti scrittori è: pazienza e tenete duro. Scrivete il vostro romanzo e fatelo leggere a persone qualificate per raggiungere la versione definitiva.

Inviatelo poi a tutte le case editrici che trattano libri come il vostro (non spedite un romanzo giallo a chi pubblica solo libri di cucina…). Non accettate proposte a pagamento: chi vi fa pagare per pubblicare non ha quasi mai interesse a vendere il vostro libro. Siate pronti ad essere voi stessi i distributori, perché la fase più impegnativa per un vero scrittore esordiente inizia dopo la pubblicazione.

Secondo te è cambiato qualcosa in seno alla politica editoriale delle case editrici?

Dall’esperienza maturata promuovendo il mio manoscritto presso le case editrici mi sono reso conto che la realtà editoriale è complessa e variegata. Accanto a persone qualificate e competenti che valutano con serietà e professionalità ve ne sono altre che uniscono alla mancanza assoluta di professionalità una maleducazione ed un scortesia sinceramente imbarazzanti. Penso che la politica generale delle case editrici, salvo alcune eccezioni, sia quella di “far cassa” con autori facilmente vendibili: grandi scrittori, personaggi della TV, politici, sportivi, ecc.

Lo spazio per i veri esordienti è limitato. Penso però che, se si ha tra le mani un buono scritto, le possibilità di emergere ci sono ancora. Almeno lo spero ;-)

Quanto ritieni che sia importante proporre nuove idee e nuovi romanzi?

Credo sia molto importante.

Stiamo attraversando un momento di stanchezza culturale e sociale. Le librerie, le televisioni, i cinema sono purtroppo pieni di opere sciatte e banali che non trasmettono nulla e finiscono con l’annoiare il grande pubblico. Proporre nuove idee è quindi sicuramente importante per dare degli stimoli e contribuire a cambiare questa situazione. Creare opere che interpretino in un modo nuovo e fresco la nostra società ed il nostro modo di essere è un passo importante per creare un nuovo modo di fare cultura ed intrattenimento.

Ma quindi, cosa significa, secondo te, essere scrittori e ’scrivere’ nel terzo millennio?

Penso che essere scrittori oggi possa significare molte cose, anche a seconda del modo con cui uno scrittore si pone di fronte al suo pubblico. Per quanto riguarda me, essere scrittore significa essere un cantastorie del terzo millennio.

Significa regalare ai miei lettori un’esperienza unica e divertente, rilassante ed appassionante allo stesso tempo. Una lettura avvincente che da un certo punto in avanti ti prende così tanto da farti letteralmente divorare le pagine per vedere come va a finire.

Ti sei posto delle finalità, scrivendo questo libro?

Il mio modo di essere scrittore non vuole avere finalità istruttive, educative o lanciare messaggi: tutti nobili ed utilissimi scopi che però lascio ad altri. Il mio è svago ed intrattenimento allo stato puro. Il classico libro da leggere sull’autobus o la sera prima di addormentarsi.

Si parlava, di essere o fare lo scrittore. Quindi un mestiere. Quale è il tuo pensiero in proposito? Quali sono le tue aspettative, i tuoi sogni, le tue paure?

E’ un mestiere che ho abbracciato da poco tempo ma che trovo meraviglioso. Per la mia sensibilità non c’è niente di più bello di dare vita e condividere con gli altri le fantasie e le storie che da sempre abitano nella mia mente.

Le aspettative sono quelle di passare da un brillante esordio ad una carriera affermata nella quale Penelope diventi la protagonista di una lunga serie di avvincenti gialli. Il mio sogno più grande è di passeggiare al mare e vedere tante persone leggere appassionatamente una copia de “Il colpevole”. Non nego però che mi piacerebbe molto che Penelope diventasse la protagonista di una avvincente serie televisiva.

Le mie paure? Svegliarmi e scoprire che si è trattato solo di un sogno… ma quando mi viene questa paura stringo il libro tra le mani e mi tranquillizzo!

Tra paure che ancora mi sembrano presenti e sogni, cosa ti ha fatto decidere di metterti in questa impresa?

Il desiderio di condividere con gli altri le fantasie e le storie create dalla mia mente. Le situazioni, i personaggi, i mondi che da sempre animano la mia fantasia e la mia vita, sono loro che mi hanno chiesto di essere rappresentati.

In fondo è la stessa Penelope che mi ha chiesto di diventare la protagonista del mio primo romanzo giallo e che mi ha raccontato l’avvincente storia che le è capitato di vivere.

Quindi era da molto tempo che avevi in mente di scrivere un romanzo...

Nell’infanzia avevo scritto alcuni romanzi ma poi, crescendo, mi sono allontanato dalla scrittura.

E’ stata mia moglie a spronarmi a riprendere virtualmente la penna in mano. Ho iniziato due anni e mezzo fa con un romanzo che è ancora in cantiere, un’opera più complessa e riflessiva.

Poi agli inizi del 2008 ho pensato a Penelope. Ho immaginato una storia interessante ed intrigante, fresca e veloce ma non superficiale, che potesse interessare un vasto pubblico alla ricerca di un romanzo giallo nuovo ed avvincente...

Hai parlato di tua moglie. Come ha vissuto questo esordio? Cosa ne pensa di questa tua avventura editoriale?

Mia moglie ha condiviso con me tutta la mia avventura di scrittore esordiente, credendo in me ed in ciò che stavo facendo.

La si potrebbe quindi definire la tua prima fan?

Paola è la fan numero uno, sia mia che di Penelope!

Come ti ha appoggiato?

Mi ha stimolato a riprendere la “penna” in mano e ricominciare a scrivere. Mi ha sostenuto nei momenti difficili che per uno scrittore esordiente sono inevitabili. Ed infine ha condiviso i momenti belli, non ultimo quando sono arrivate le prime copie del libro. Senza il suo aiuto ed il suo sostegno, il romanzo non avrebbe mai visto la luce.

Come ha vissuto l’arrivo delle prime copie?

Come me, con grandissima emozione. Ci sono venute in mente ad entrambi le scene finali di “Ritorno al futuro” quando il padre di Marty riceve a casa le copie del suo romanzo. Vivere insieme quei momenti è stata l’esperienza più forte della mia giovane carriera di scrittore.

Hai detto che avevi già scritto qualcosa, come dici tu, nell’infanzia. Sempre fantasia? fatti realmente accaduti rivisitati ed adattati? O avevi già in mente qualcosa di simile?

Alla tenera età di 12 - 14 anni ho scritto... dei gialli! Avevo letto molti thriller per ragazzi, dai “Tre investigatori” di Alfred Hitchcock agli “Hardy boys” di Franklin W. Dixon e fu spontaneo per me creare dei romanzi che avessero come protagonisti dei ragazzi come me. All’epoca feci leggere questi scritti ai miei genitori e a loro piacquero molto. Poi con l’adolescenza lasciai perdere la scrittura, evidentemente i tempi non erano maturi. Ed adesso, quasi trent’anni dopo, l’antica passione si è riaccesa…

Come hai strutturato la redazione del romanzo? Hai un tuo metodo, uno schema? O segui l’attimo e butti giù quello che ti passa per la testa?

Non ho seguito un metodo ed uno schema preciso. Il mio scrivere parte da dei film interiori in cui vedo i protagonisti agire ed interagire tra di loro. Vedo gli ambienti ed i personaggi, sento le loro parole e percepisco l’ambiente circostante, provo le sensazioni fisiche che provano loro. Quindi traduco il tutto in parole.

In pratica, sei il classicissimo scrittore dell’immaginario collettivo con sempre carta e penna a portato di mano?

No, non ho sempre la “penna” in mano. Solo quando queste fantasie prendono corpo e sono mature per essere raccontate allora le trasformo in un romanzo...

Toglimi una curiosità... carta o pc?

Pc, notebook per la precisione. All’estrema comodità di questo mezzo si aggiunge il fatto che ho una pessima grafia.

Se usassi la penna rischierei di portare a termine un romanzo ed accorgermi alla fine di non riuscire a leggere una parola di quello che ho scritto! Uso il notebook perché non mi confina in un ambiente. Mi piace scrivere nel mio studio ma anche in terrazza o nel mio giardino, là dove la vena creativa mi porta in quel momento.

Raccontaci qualcosa sul tuo personaggio, Penelope Guzman: da chi hai preso spunto per la sua caratterizzazione?

Non ho preso spunto da particolari personaggi o modelli femminili a livello letterario o cinematografico. Ho semplicemente immaginato Penelope come la fantasia me la suggeriva, una giovane detective intelligente e dinamica, ed ho tradotto queste immagini, questi suoni, queste sensazioni in parole. Così è nato “Penelope Guzman – Il colpevole”, un romanzo fresco, solare, avvincente. Rileggendolo mi sono comunque reso conto di come alcuni modelli mi abbiano sicuramente influenzato nella creazione del personaggio. Mi riferisco soprattutto a donne protagoniste di alcuni telefilm americani. Senza dimenticare alcuni modelli femminili importanti nella mia vita, fino a giungere a quello più importante: mia moglie, la mia fan, il mio supporto, la persona che più di tutte ha creduto in me.

 

 

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares