• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tempo Libero > Recensioni > Incontrare gli altri, a scuola e nella vita

Incontrare gli altri, a scuola e nella vita

Un volume prezioso a cura di Simonetta Bisi analizza il modo in cui la scuola può realizzare la sua vera vocazione: quella di offrire a tutti opportunità per realizzare la propria integrazione nella società, indipendentemente dall'etnia, dal colore della pelle o dalle origini familiari.

Gli altri a scuola, chi sono? Siamo noi nel nostro rapportarci alle problematiche dell'apprendimento, ma per via di una etichetta sociale spesso sono i bimbi stranieri ad essere dipinti nella loro estraneità rispetto ad un contesto "normale". Il volume "La città degli altri", recentemente edito da Bonanno Editore, apre uno scenario nuovo sul problema spesso trascurato del contatto interculturale nelle scuole. È stato realizzato dal gruppo di ricerca di Simonetta Bisi, che insegna Metodi e tecniche di rilevazione dei dati sociali presso "La Sapienza" Università di Roma.
 
Alla riflessione teorica iniziale sul modo in cui altri Paesi hanno affrontato questa sfida, il libro collega una indagine sul campo, nella città di Roma. Dipinge con un linguaggio semplice ma non privo di eleganza la problematicità dell'integrazione e ne descrive i nodi attuali. Insufficienza di risorse economiche, scarsa disponibilità ad uscire dalle proprie piccole certezze quotidiane, carenze comunicative possono generare la sensazione che i bimbi non cambino per via della loro estrazione sociale e culturale. Invece, è proprio una sana amalgama di culture differenti a costituire una enorme ricchezza per i cittadini di domani, che oggi, nelle scuole romane hanno l'opportunità di dialogare e conoscere come si cucina un piatto prelibato in Polonia, oppure quante ore di viaggio siano necessarie per la Cina.
 
JPEG - 11.7 Kb
Copertina del libro

Il fenomeno, che una mozione della Lega ha provato a ridurre con il ritorno alle classi differenziali, attraverso queste pagine può essere compreso nella sua complessità. Nel teatro della scuola, ognuno, in base al suo ruolo di alunno, genitore, insegnante o dirigente può essere messo nelle condizioni di vivere esperienze di alterità impensabili solo fino a qualche decennio addietro. Quello della diversità culturale emerge come orizzonte futuro al quale guardare su un Pianeta sempre più piccolo, in cui tutto è vicino.

 
La prof.ssa Bisi e i suoi collaboratori, ad ogni modo, oltre a far trasparire questo messaggio, descrivono i "muri", specialmente percettivi, psicologici, che oggi ancora ci si trova di fronte. Emerge un sentimento di spiaciuta presa di coscienza del fatto che, se dal punto di vista teorico il contatto interculturale ha molti aspetti positivi, dall'altro ci sono stati degli insuccessi. La percezione di coloro che impropriamente sono etichettati come "immigrati di seconda generazione", in realtà cittadini italiani a tutti gli effetti, può e deve evolversi negli schemi con cui l'Italia si rapporta al fenomeno. Il nostro Paese non ha mai adottato una visione di sistema per far sì che l'integrazione parta con successo dalla scuola; si è lasciato andare all'improvvisazione. Ha rischiato di cadere nel baratro del regresso culturale con un passo all'indietro quale quello dell'esclusione e della marginalizzazione. Può e deve cambiare approccio, da subito, perché solo in tal modo restituirà dignità a una istituzione preziosa e bistrattata, la scuola pubblica.

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares