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In Germania la mafia è più potente che famosa (e non è colpa di Petra Reski)

In Germania la mafia è più potente che famosa (e non è colpa di Petra Reski)

Ha appena ricevuto un premio in Germania, il Journalistinnenpreis: è un premio che una giuria indipendente di donne riserva ogni due anni alle migliori giornaliste donne.
 
Petra Reski è una scrittrice e giornalista tedesca, che dal 1989 vive in Italia: sembra abbia ricevuto il prestigioso premio grazie ai suoi articoli sulla mafia in Germania pubblicati sul settimane tedesco Die Zeit.

In Italia ha avuto una certa notorietà in seguito al libro "Santa Mafia - Da Palermo a Duisburg: Sangue, Affari Politica e Devozione", un libro edito dalla Casa Editrice Nuovi Mondi che ha venduto più di 50.000 copie in Germania, e che sta per essere pubblicato anche in Usa, Spagna, Olanda, Repubblica Ceca, Polonia ed Ungheria.

Senza risparmiare nomi e cognomi dei boss
e dei loro referenti e protettori politici, Petra descrive i meccanismi del riciclaggio riportando le inchieste fatte in Italia e le testimonianze dei magistrati che da anni sono impegnati nella lotta alle mafie.

Nell’edizione originale il libro è uscito censurato per volontà dell’autorità giudiziaria tedesca, intervenuta su richiesta di alcuni personaggi i cui nomi sono ben noti perché figurano nelle informative di polizia (sia italiane che tedesche), nei documenti giudiziari, in numerosi resoconti giornalistici.

Per i suoi pezzi e per la sua attività antimafia
è stata anche minacciata più di una volta in Germania, ma ciononostante continua nella sua attività di denuncia sempre a testa alta.

Ho provato a contattarla ed a farle alcune
domande per conoscerla meglio, e soprattutto per farla conoscere anche agli amici del blog e di AgoraVox.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ciao Petra, prima di tutto complimenti per il premio, per il tuo impegno e per la tua proficua attività di denuncia. Che differenze noti tra il popolo italiano e quello tedesco: a prescindere dall’autoconsapevolezza, la scarsità di reazione al fenomeno "mafia" è tutto sommato la stessa?

No, anzi: direi che in Italia la reazion
e non è scarsa come in Germania – questo è ovviamente dovuto alla storia italiana: le stragi, gli omicidi di magistrati. Tutto questo non c’è in Germania, per fortuna, bisogna dire. Però visto che non ci sono mai stati omicidi eccellenti, i tedeschi tendono a credere che la mafia è sempre un problema italiano che non riguarda la realtà tedesca. Duisburg è dimenticata già da tempo. E proprio questo vuole la mafia: che il risveglio sia solo temporaneo e che i tedeschi ripiombino velocemente nel loro letargo. All’opinione pubblica non è assolutamente chiaro quanto sia realmente presente la mafia in Germania. Non c’è nemmeno la volontà politica di riconoscere l’esistenza della mafia, di affrontarla. Questo è riconducibile al fatto che la mafia italiana emerge a stento dalle statistiche della polizia giudiziaria, fatto che non dimostra che non siano commessi reati, ma soltanto che vengono commessi con maggiore abilità. I politici tedeschi non si interessano per il tema "Mafia": perché mai un politico dovrebbe portare l’attenzione su un problema che nessuno vede apertamente? Questo non gli arreca nessun vantaggio, non gli fa guadagnare voti. Alcuni inquirenti dicono anche che un tedesco percepisce un furto in appartamento in modo soggettivo, vale a dire come più pericoloso di un riciclaggio di denaro da 200 milioni di euro. Ma proprio nel caso del riciclaggio di denaro vi sono molti complici tedeschi. Nessuna piccola banda mafiosa può fare questo in modo autonomo, la cosa è possibile solo con l’appoggio di consulenti fiscali tedeschi, di direttori di banca tedeschi e anche di politici tedeschi.

Quella tedesca la reputi più indifferenza o incredulità?


E un misto tra ingenuità, incredulità e coinvolgimento. Perché ovviamente i soldi che sono stati riciclati dalla ‘Ndrangheta in Germania dell’Est dopo la caduta del muro per esempio erano benvenuti. E lo sono tutt’ora. Riciclare il denaro sporco in Germania è facilissimo. Quando un pizzaiolo che guadagna 800 euro al mese si compra un albergo per due milioni, non deve dimostrare da dove provengono i soldi. Basta dire: dal mio zio in Calabria. Associazione mafiosa non è un reato in Germania, esiste solo associazione a delinquere che non ha niente in comune con il 416bis italiano. E la confisca dei beni mafiosi è solo possibile dopo una sentenza definitiva, meglio una sentenza italiana – che non avviene mai perché questi soggetti vivono gran parte da 40 anni in Germania e non hanno precedenze in Italia.

Dopo la strage di Duisburg del 2007 i tedeschi credono sia tutto finito? Senza ulteriori morti e spargimenti di sangue, la mafia appare ancora invisibile agli occhi scettici della Germania?

Senza morti, la mafia non esiste. E questo è uguale nella percezione dell’opinione pubblica sia italiana che tedesca. L’unica differenza per i tedeschi è che loro considerano la strage di Duisburg alla fine anche come qualcosa di italiano che non riguarda i tedeschi: Un regolamento di conto tra mafiosi – italiani.

In quali zone si sente maggiormente l’influenza della mafia, ed in che modo?

L’organizzazione mafiosa più diffusa in Germania è la ‘Ndrangheta calabrese, a cui è stata attribuita anche la strage di Duisburg, in quanto tradizionalmente più mobile rispetto alle altre organizzazioni. Ma in generale la mafia ha sempre cercato luoghi in cui vivevano già molti connazionali, che potevano poi tornare eventualmente utili alla sua ascesa. Perciò sono roccaforti della mafia soprattutto regioni come il Nordrhein-Westfalen, Baden-Wuerttemberg, Baviera ed Assia e, in seguito alla caduta del muro, anche Turingia e Sassonia. In verità bisogna dire che in Germania non c’è più un territorio esente dalla mafia. La mafia agisce in modi differenti secondo la struttura economica di una regione. A Monaco la mafia si muove in modo diverso rispetto a Erfurt. Monaco di Baviera è considerata “venduta”, come spartita tra le singole organizzazioni mafiose. A Erfurt, la ‘Ndrangheta calabrese ha conquistato il predominio. Nella zona orientale sono state utilizzate dalla mafia anche ex-cordate della Stasi. Ma il problema è che un tedesco medio non vede la mafia. Vedono solo "imprenditori italiani di successo". Albergatori, pizzaioli, proprietari di compagnie alimentari import-export.

Un’ultima cosa, un tema che di questi tempi sta molto a cuore a noi Italiani: ma è vero che in Germania sono vietate le intercettazioni telefoniche?


Sono vietate in case private e in locali pubblici. E l’ironia della sorte è che la lotta contro le intercettazioni telefoniche viene condivisa da una maggioranza di tedeschi – questo è il risultato della storia tedesca, sia della dittatura nazista che comunista. Le intercettazioni in Germania vengono considerate come una violazione, i tedeschi le chiamano “Grande spionaggio telefonico” – e ovviamente questa paura viene totalmente condivisa dai mafiosi in Germania. Non per niente la ‘Ndrangheta e le altre organizzazioni hanno costruito la loro rete attraverso pizzerie e altri ristoranti. Oltre al riciclaggio, questo offre un duplice vantaggio: in primo luogo per la legge tedesca non si possono fare intercettazioni nei locali pubblici e, in secondo luogo, si hanno contatti sociali in modo naturale e appunto questi sono la cosa più importante. Vi sono diversi casi di mafiosi che hanno ottimi rapporti con politici locali e federali. E questa rete sociale è sempre partita dai ristoranti. Poi sono state finanziate feste elettorali e questo, a volte, è stato l’inizio di una bella amicizia.

Mi verrebbe da definirti la "Saviano Tedesca" ma non lo faccio. Con la speranza che un giorno la Merkel non si svegli e dica che la mafia in Germania è più famosa che potente per colpa dei libri come "Santa Mafia".

L’immagine che la mafia oggi fornisce di se stessa in Germania e che in larga parte viene anche percepita, corrisponde all’immagine che diede di se stessa nella Sicilia negli anni ‘60. In Germania Francesco Sbano, un fotografo originario della Calabria, oggi produce cd con “La musica della mafia.” Questo ovviamente giova allo scopo propagandistico di rappresentare la mafia come patrimonio mondiale dell’umanità. E naturalmente una cultura non può finire davanti a un tribunale e farsi giudicare. I tedeschi si lasciano abbindolare da questa immagine folcloristica della mafia, così da poter poi pensare: questo con noi non ha proprio nulla a che fare. Finché la mafia viene considerata come un piccolo popolo selvaggio, che vive in qualche posto sulle montagne italiane, che si uccide a vicenda e canta qualche bella canzoncina, con questo noi non abbiamo nessun problema.

Ciao Petra e grazie ancora!
 

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