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Immunità parlamentare: cos’era, come funzionava

Tangentopoli? Non è mai esistita.

Così come è regolata oggi, l’immunità parlamentare (o meglio inviolabilità) prevede che nessun membro del Parlamento possa essere sottoposto a perquisizioni, intercettazioni o a qualsiasi misura lesiva della libertà personale senza previa autorizzazione della Camera cui appartiene, ma può comunque essere processato come un normale cittadino. Tuttavia in questi giorni viene caldeggiata l’ipotesi di ripristinare l’articolo 68 così come era stato stilato dai nostri Padri costituenti, per cui laddove vi sia una notizia di reato che interessi un parlamentare, non solo non sarebbe possibile mettere in atto le disposizioni suddette, ma neanche dare inizio al procedimento penale senza autorizzazione. Con la vecchia immunità parlamentare, insomma, i membri delle Camere sarebbero al di sopra della legge.

È opportuno porsi almeno due domande in merito:1) Perché i Padri costituenti concessero tale privilegio ai parlamentari? Lo concessero perché, in buona fede, credevano nella necessità di tutelare e di garantire i membri del Parlamento da un’eventuale sopraffazione di carattere politico. Durante la seduta della Sottocommissione parlamentare dell’Assemblea Costituente ci furono membri (come Nobile) che avanzarono dubbi sull’ eticità della norma, che poteva incitare o incoraggiare i deputati a infrangere la legge. Tuttavia si decise di proteggere i parlamentari da qualsiasi processo non per mero garantismo, ma perché in un periodo di lotta sociale (come il ’46) potevano essere bersaglio di atti intimidatori di certi politici e magistrati. In particolare, di quei magistrati che si erano formati sotto il fascismo e che potevano perseguire obiettivi punitivi nei confronti della nuova classe politica democratica. Ciò non significava che il deputato fosse al di sopra della legge, in quanto sarebbe stata la Camera cui apparteneva, e a cui si attribuiva, ingenuamente, una limpidezza di giudizio che non troverà riscontri nel futuro, a valutare le ragioni della magistratura.

2) Perché l’immunità fu cancellata? Fu cancellata perché, in seguito a Tangentopoli, si ritenne doveroso mandare un segnale forte alla società civile, sconvolta dal lordume in cui i nostri politici si rotolavano da anni. L’immunità parlamentare fece sì che le classi politiche sempre più corrotte potessero perpetrare i loro reati senza essere perseguiti. In dieci legislature, alla Camera, su 2717 richieste di autorizzazione a procedere, ben 2202 non vennero concesse. Ciò consentì al mondo politico, che evidentemente si sentiva al di sopra della legge, di dar vita a un groviglio immenso di favori, di tangenti, di ricatti, di finanziamenti illeciti che causò la degenerazione delle nostre istituzioni. Oggi probabilmente si tende a dimenticare quel che è stata Tangentopoli. Ma la scusa più credibile che addusse Craxi, ovvero che tutti erano invischiati nel traffico di mazzette, è anche il capo d’accusa più pesante per la classe politica, di ieri e di oggi. Banchieri, politici, finanzieri, erano così compromessi che molti di essi si tolsero la vita, tant’è che si parla di una “stagione dei suicidi”. Il caso scoppiò in seguito a una denuncia di un imprenditore, stanco di dover pagare una vera e propria tassa sugli appalti. Per eludere il garantismo previsto dall’articolo 68, dei poliziotti e lo stesso Di Pietro dovettero fingere di pagare la tangente all’esponente del Psi Mario Chiesa, cogliendolo così in flagrante. Lo stesso Chiesa, l’isolato mariuolo, sputtanerà tutto il sistema, una vera e propria mafia istituzionalizzata che pretendeva tasse sulla stragrande maggioranza degli appalti. Il resto è Storia.

Credere alla balla, ora, che si voglia ritornare all’articolo 68 iniziale per proteggere i parlamentari dagli attacchi della magistratura politicizzata sarebbe da sciocchi. Nemmeno a Mani Pulite, per quanto sia stato dirompente, è riuscita una totale disinfestazione della classe politica, essendo la corruzione continuata. Che alcuni furbetti (tipo quello il cui nome inizia per B.) siano scampati alla catastrofe, è sotto gli occhi di tutti. Il malaffare non è stato estirpato, nonostante la cancellazione dell’immunità. Figuriamoci cosa succederebbe se venisse ripristinata. La corruzione è esattamente come un cancro, le cui metastasi, se non vengono asportate in tempo, si rigenerano e invadono ogni spazio. Lo sanno tutti che se si rimanda troppo la cura si va incontro alla cancrena. Ciò che si tende a dimenticare è la fase immediatamente successiva. L’amputazione. 

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