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Il terrorismo e gli apologeti della religione

Alla luce dei nuovi attacchi islamisti a Parigi, proponiamo di nuovo il nostro commento sulle stragi del Charlie Hebdo. L’escalation della follia in nome di dio e della religione sembra non avere fine. Ci stringiamo intorno al popolo francese.

La redazione di UAAR

Identitarismo anti-islamico (e clericale)

L’attentato ha dato slancio alla critica a tutto campo verso l’islam, che di certo non è un tabù ma che è inaccettabile quando sfocia in pose esplicitamente razziste e profondamente intolleranti. Hanno oggi buon gioco i nazionalisti che inneggiano all’identità cristiana come Magdi Cristiano Allam. Un’inquietudine serpeggia nelle nostre società impaurite dalla crescita dell’integralismo islamico — cui dà corpo Sottomissione, l’ultimo romanzo di Houellebecq — che rischia di ripercuotersi verso tantissimi musulmani integrati e portare a un’involuzione confessionalista nella società per reazione all’islam percepito come minaccia. Impazzano le chiacchiere da bar degli xenofobi, che mettono tutti i musulmani dentro un unico calderone, bollandoli come terroristi o fiancheggiatori, invocano il blocco dell’immigrazione e la chiusura delle moschee, diffondono in maniera paranoica il terrore di una invasione, inneggiano allegramente allo sterminio o alla dittatura. Il leader della Lega, il clericale Matteo Salvini, ha subito cavalcato questo clima, rilanciando le parole d’ordine della sua propaganda: no immigrati, no moschee, no islam. E che rilancia l’imposizione di crocifissi e altri simboli cattolici proprio contro la “invasione” islamica. Particolarmente sconfortante, per chi è laico davvero e non a corrente alternata, che esponenti dell’ultra-destra si accaparrino le vignette di Charlie Hebdo. Alla manifestazione di venerdì a Piazza Farnese a Roma sono stati persino avvistati figuri come La Russa e Gasparri.

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