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Il saluto dei tifosi del Celtic a Stiliyan Petrov

L'8 settembre al Celtic Park di Glasgow si è giocato un Charity Match per raccogliere fondi in favore della fondazione di Stilyian Petrov. Petrov, centrocampista bulgaro, è affetto da leucemia e lo scorso anno ha lasciato il calcio.

"Lascio l'unica vita che ho conosciuto". Commentò così il suo ritiro, lo scorso anno. Petrov è stato uno dei giocatori bulgari più forti della storia, ha giocato 8 stagioni con i Celtic Glasgow e sette anni all'Aston Villa, prima di scoprire - il 30 marzo 2012, ebbe un malore dopo una partita persa con l'Arsenal - di essere affetto da leucemia.

Quella partita la persero tre a zero, e Petrov vide passare a fianco a lui - era in barriera - la punizione di Arteta che traformò la sconfitta in batosta, al novantatreesimo.

Ma la batosta più grossa ancora non era arrivata: il malore poco dopo, la diagnosi, le cure all'University College London Hospital, la chemioterapia. Raccontò una volta al Daily Mirror: "Non so a cosa assomigli l'inferno, ma so che non può essere più brutto della mia battaglia".

La domenica successiva all'addio, al Villa Park, seduto in tribuna, Petrov sentì lo stadio mormorare e poi lo vide alzarsi in piedi per battere le mani, trentaquattromila e settecentoquaranta persone unite in un applauso al minuto 19, il suo numero di maglia. Così fu per tutto l'anno: ogni maledetto diciannovesimo minuto, dall'Holte End s'alzava l'applauso e poi via tutto lo stadio.

L'ultima di campionato, dal prato dove aveva fatto il giro di campo con i compagni per salutare i tifosi, ha ringraziato tutti e chiesto che quell'applauso non si facesse più: "È stato un gesto meraviglioso, il vostro. Ha significato molto per me e per la mia famiglia in un momento durissimo. Ma ora dobbiamo andare avanti. Io e voi"



Pochi giorni fa in occasione della partita in suo onore, il Celtic Park lo ha salutato con "You'll never walk alone" - l'immagine a fine gara, era quella di lui solo in mezzo al campo e i figli che gli corrono incontro.

Una delle cose più commoventi e struggenti che mi sia capitato di vedere in questi tempi.

 

 


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