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Il ritorno del battesimo in prima pagina

Papa Francesco ha battezzato personalmente 32 bambini nella Cappella Sistina. Tra di essi anche la piccola Giulia, bambina di sette mesi figlia di una coppia sposata solo civilmente. Una pratica ormai corrente cui i sacerdoti si prestano, visto il diffondersi della secolarizzazione, di comportamenti non in linea con la dottrina cattolica e di coppie che non si sposano in Chiesa, è stata fatta passare come grande gesto di apertura.

In realtà, per tutta la sua storia, la Chiesa ha usato il battesimo per finalità propagandistiche. Ben attenta a somministrarlo a quante più persone possibile per farle entrare nel suo gregge, in particolare nei secoli a cavallo del Medioevo. Puntando a convertire i regnanti, i quali a cascata hanno poi imposto il nuovo culto cristiano al resto della popolazione e hanno garantito beni immensi, autorità e privilegi alla Chiesa che ne legittimava il potere, con un reciproco scambio di favori. Fin da Costantino, primo imperatore cristiano dell’impero romano, fedele ai culti pagani ma battezzato solo in punto di morte e peraltro da un eretico, presumibilmente il vescovo ariano Eusebio di Nicomedia.

Nel corso dei secoli è cresciuta esponenzialmente l’importanza del battesimo somministrato dai papi. In fondo, alla falsa Donazione di Costantino, usata dai papi per avallare il proprio potere temporale e l’autorità morale su tutti i cristiani, si accompagna l’uso apologetico del falso battesimo di Costantino da parte di papa Silvestro. L’elenco degli autorevoli battezzati tardivi è lungo. Tra gli ultimi casi saliti all’onore delle cronache, quello di Magdi Cristiano Allam, ex musulmano fattosi battezzare nel 2008 da Benedetto XVI. Ma non è andata bene, tanto che nel 2013 Allam ha accusato la Chiesa di essere “relativista” e “buonista”, continuando a considerarsi cristiano.

In ogni caso, essere battezzati crea grandi problemi, in quanto si viene considerati formalmente “sudditi” della Chiesa cattolica e sottoposti alla sua autorità in materia dottrinale, cosa che comporta anche effetti civili. Pericolosi, se atei. Non solo non ci si può sposare in chiesa con rito misto (si vede la lettera apostolica del 2009 Omnium in mentem), ma se un ateo decide di sposarsi in chiesa da battezzato espone le nozze alla nullità in caso di contestazioni da parte dell’altro coniuge (come recentemente confermato anche dalla Cassazione). E come ha ben illustrato la sentenza della Corte d’Appello di Firenze sul caso dei “concubini di Prato”, essere battezzati può anche significare dover rinunciare alla protezione legale dalle diffamazioni ecclesiastiche.

L’adesione a una religione dovrebbe essere un atto consapevole, ma il pedobattesimo è una imposizione che serve a legare le generazioni con “la catena della fede”, come sostiene lo stesso papa: “Voi genitori avete il bambino o la bambina da battezzare, ma dopo alcuni anni saranno loro che avranno un bambino da battezzare o un nipotino”. Il tutto viene fatto passare come segno di accoglienza e dolcezza, ancor più grazie al mellifluo stile di Bergoglio, con frasi che accostano il battesimo a un “supplemento di condivisione fraterna e amore” e dichiarano la fede “la più bella eredità da lasciare ai nostri figli”. Delle conseguenze civili dell’essere battezzato nessuno parla.

Nel clima di costante papolatria coltivato dai media ormai non ci si rende più nemmeno conto di quanto vengano puntualmente al pettine affermazioni incoerenti fra loro. Mentre Roberto Monteforte su L’Unità definiva per esempio il battesimo di Giulia l’ultimo “strappo” di papa Bergoglio che rivoluziona la Chiesa, quotidiani come La Stampa e Il Corriere delle Sera facevano notare come ormai il battesimo di figli di coppie di fatto o di madri single sia sempre più frequente. Quindi tutt’altro che una novità portata dal nuovo pontefice, ma piuttosto un compromesso cui è stata costretta a scendere la stessa Chiesa per poter comunque influenzare la crescita dei figli di persone verso le quali riserva invece una decisa condanna morale.

Anche coloro che fanno battezzare i propri figli, magari per far contenta la famiglia e celebrare in maniera solenne la nascita del nuovo arrivato, dovrebbero però riflettere su questo passo ritenuto senza conseguenze e puramente simbolico. In particolare per gli atei, battezzare i propri figli significa impegnarsi a farli crescere nella fede cattolica. Un primo rito che apre la strada all’accettazione dell’ingerenza religiosa anche negli anni successivi e in ambiti apparentemente distinti come la scuola, come testimoniano le tante storie di persone che ci riportano casi di ordinaria discriminazione. Il battesimo può infatti anche essere usato come strumento per legittimare l’indottrinamento religioso in caso di divergenze nella coppia. Dato che i tribunali civili, in un paese che dovrebbe essere laico, danno comunque ragione al partner osservante proprio partendo dal presupposto che il battesimo debba avere come naturale conseguenza un’educazione cattolica.

 

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