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Il referendum greco

Spero che vinca il no, ma ho il forte timore che vincerà in si per le bestialità di Tsipras.
Siamo alle battute finali di una campagna referendaria brevissima ed assai confusa, fra una manciata di giorni sapremo come è andata. Da poco è arrivata la risposta della Merkel all’ultima proposta di mediazione fatta da Tsipras: rispedita al mittente, come era logico attendersi. Tsipras continua a dire che anche in caso di vittoria del No, la Grecia non uscirà dall’Euro.

I greci voteranno essenzialmente fra due stati d’animo: rabbia e paura. Se prevarrà la rabbia contro gli assurdi diktat “europei” (si scrive europei ma si legge tedeschi), vincerà il No, ma se dovesse prevalere il timore delle conseguenze dell’ uscita dall’Euro, vincerà il si.

C’è una possibilità teorica che anche in caso di vittoria del no, la Grecia possa restare nell’Euro: che con qualche capriola, di quelle cui la finanza è maestra, si trovi il modo di non dichiarare il default, anche se Atene non paga, o che si vada ad un “default” controllato e che la Bce e le banche dell’eurozona continuino a fornire la Grecia di Euro. Mi sembra un possibilità solo teorica (anche se: mai dire mai) perché, se ci fossero state queste intenzioni, non saremmo a questo punto e, d’altra parte, non si capisce che interesse possano avere gli ometti di Francoforte e di Berlino a salvare la Grecia dopo il No. Magari, questo potrebbe verificarsi perché la Ue e la Bce ci hanno provato a buttar giù Tsipras e domare la Grecia, ma poi, una volta constatato il fallimento della manovra, hanno paura del terremoto che potrebbe seguire e si rassegnano a tener dentro Atene. Non ci credo, perché mi sembra un’ipotesi molto autoconsolatoria e troppo ottimista, ma, come si sa, le vie della Provvidenza sono infinite! Intanto vediamo come va a finire.

L’interesse nazionale greco vorrebbe che ci fosse una squillante vittoria del no, e personalmente faccio il tifo per il No perché valuto anche le conseguenze negative su tutta l’Europa che una vittoria del si avrebbe; ma ho l’impressione che la forsennata campagna terroristica degli “europeisti” interni ed esterni alla Grecia, finirà con il prevalere, anche perché non ha trovato che un contrasto molto debole.

Tsipras, sin dalla campagna elettorale, non ha minimamente cercato di dimostrare che l’uscita dall’Euro (anche solo come “piano B”) poteva essere una ipotesi possibile, poi ha fatto l’inutile gioco del cerino ed, incredibilmente, ha continuato a trattare sino all’ultimo: una mossa di rara stupidità che fa fare una figura di gigante alla Merkel che, giustamente, dice di no ad un possibile salvataggio prima del referendum. E questo è stato il botto finale.

Ammettiamo, pure per un momento, che la proposta di “mediazione” di Atene fosse accolta: dopo cosa avrebbe fatto Tsipras? Ovviamente non avrebbe avuto senso votare no ad un accordo superato e, tantomeno, ad un nuovo accordo fatto sulla base di proposte dello stesso governo greco. Per cui le possibilità avrebbero potuto esser due: o annullare il referendum, ma facendo la figura di chi usa gli strumenti di democrazia diretta come uno yo yo e tirandosi addosso la accuse di falsario da parte di Kke, Alba Dorata e sinistra del suo partito, oppure dare indicazione di voto si, a soli due giorni dal voto, gettando l’elettorato nel disorientamento più totale.

Io ho sempre saputo che, quando si decide di scendere in battaglia, non si tratta più; si cala la visiera e si menano le mani. Questo è il risultato di trenta anni di scemenze pacifiste-non violente che hanno dissolto la cultura del conflitto.

Faccio politica militante da 47 anni, ma non ho mai visto un dirigente politico più incapace e confusionario di questo. E non ditemi che questo era un piano machiavellico per cui…

Nonostante tutto, speriamo che i greci abbiano il cervello che manca ai loro governanti ed oppongano un risoluto no. Ci sarà tempo dopo per il bilancio ed il giudizio sull’operato di ciascuno, per ora riflettiamo su una frase di Brecht; “sfortunato è il popolo che ha bisogno di eroi”.

Già, ma ancor più sfortunato è il popolo che, avendone bisogno, non ne trova.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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