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Il picciotto della banda Giuliano che raccontò gli assalti contro la Cgil

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Salvatore Giuliano e Gaspare Pisciotta

In vista della ricorrenza del 22 giugno 1947, quando, per la prima volta dopo la nascita delle Repubblica, i neofascisti-monarchici misero in atto le prime stragi della storia repubblicana, pubblichiamo l’interrogatorio inedito di Giuseppe Di Lorenzo, picciotto della banda di Salvatore Giuliano, reso ai Carabinieri dopo la strage.

Il Di Lorenzo ricostruisce minutamente le azioni messe in atto quella tragica sera di domenica 22 giugno 1947, che i giudici di Viterbo collegarono subito alla strage del primo maggio precedente, trovando in entrambi i casi un unico movente e degli stessi esecutori, al servizio di quello che il boss Serafino Di Peri di Bolognetta definì “plotone di polizia”.



E in effetti la banda Giuliano era totalmente infiltrata da elementi che riferivano alle forze dell’ordine ed erano veri e propri referenti delle massime autorità di Pubblica sicurezza in Sicilia. I casi più famosi sono Salvatore Ferreri, alias "Fra Diavolo", che fu eliminato con tutta la sua squadra la notte del 27 giugno 1947 ad Alcamo; Gaspare Pisciotta, i fratelli Pianello che rispondevano al colonnello dei CC Giacinto Paolantonio, e, secondo Gaspare Pisciotta, lo stesso capobanda Giuliano. Per questo motivo è lecito ritenere che il mantenimento in vita della banda Giuliano, l’unica a salvarsi, tra le diverse decine di bande armate presenti in Sicilia nei mesi successivi allo sbarco Alleato, abbia delle analogie con l’esistenza e l’analoga funzione che ebbe nel Nord-Est italiano la banda Collotti, il cui scopo principale fu quello della lotta contro i comunisti. Su questa materia esistono diverse fonti di informazione archivistica che andrebbero attentamente studiate per meglio capire la funzione svolta da personaggi che questa lotta condussero e portarono a termine.

Di Lorenzo fa nomi e cognomi degli esecutori delle stragi del 22 giugno e svela, per primo, le modalità operative attraverso le quali esse si svolsero. Anche nel suo racconto, risultante da uno degli allegati, e precisamente il n. 29, dette analogie non mancano.

Per leggere l’interrogatorio di Giuseppe Di Lorenzo clicca qui

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