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Il pericolo di un’Europa sempre più di ‘destra’

Contrariamente agli obiettivi e alle affermazioni ufficiali, l’Unione europea non ha mai superato i conflitti che hanno portato il ‘Vecchio Continente’ al centro di due guerre mondiali.

Settanta anni fa gran parte dei paesi europei erano in rovina. Nei primi decenni del secolo scorso le grandi aspirazioni di potere, di coloro che si ispiravano al nazionalismo, sia esso di derivazione nazista o fascista, hanno imposto all’Europa due guerre mondiali e determinato quasi 100 milioni di vittime. Sulla base di questa tremenda esperienza, al termine dei conflitti ci si è posti l’obiettivo di creare una vera e propria ‘unione’ in Europa, come mezzo necessario per realizzare l'eguaglianza sociale, la democrazia, la libertà di circolazione di persone e cose e, soprattutto, per difendere la Pace affinché non vi siano mai più guerre. In effetti, con l’esperienza della ‘vecchia’ CEE (Comunità Economica Europea), si può dire che tali obiettivi si siano effettivamente rafforzati negli anni, ma poi altri ‘poteri forti’ hanno preso il sopravvento.

Contrariamente agli obiettivi e alle affermazioni ufficiali, l’Unione europea non ha mai superato i conflitti che hanno portato il ‘Vecchio Continente’ al centro di due guerre mondiali. La UE, ormai è palese, non ha mai unito seriamente i popoli d'Europa, ma è sempre stata un'arma dei più potenti interessi economici e finanziari, principalmente contro le classi deboli in patria e contro i rivali internazionali all'estero.

Ovunque in Europa ci si è prodigati a inasprire la mentalità legata al nazionalismo, creando disuguaglianza, dittature e guerre. E sempre ovunque in Europa, l’élite dominante di oggi si sta muovendo bruscamente a destra. Si sta amplificando la spesa militare, partecipando alle guerre in Medio Oriente e in Africa, sigillando i propri confini innalzando muri e recinti, incitando sentimenti xenofobi contro i rifugiati, sviluppando forme autoritarie di governo e la costruzione di uno stato di polizia al fine di sopprimere crescenti tensioni sociali.

L'Unione europea è la prova vivente che è impossibile ‘unire’ su basi economiche. La difesa del capitalismo sfrenato e incontrollato e la libera circolazione di capitali e profitti, che sono al centro dei trattati dell'UE, hanno portato solo nefaste conseguenze, dove le più potenti corporazioni e gli stati più forti hanno imposto la loro volontà sul più debole. Ed è così che, invece di alleviare le contraddizioni nazionali e sociali, la UE li ha esasperati alle estreme conseguenze. Come non bastasse, l'allargamento dell'UE in Europa orientale di un decennio fa non ha portato maggiore democrazia e prosperità a quei popoli, bensì i nuovi paesi membri sono ‘serviti’ alle maggiori società europee come fonte di manodopera a basso costo. Anzi, ora sono proprio quei paesi a rendersi conto che i loro programmi di benessere sono stati distrutti dall’élite dominante europea perché, con i salari bassi e la disoccupazione elevata, ha garantito solo a pochi privilegiati di godere della agognata prosperità.

L'Unione europea, in particolare la Germania, ha approfittato della crisi finanziaria del 2008 per dettare tagli sociali senza precedenti, in nome del risanamento dei conti pubblici. Oggi in Grecia, che la UE ha così tanto ‘aiutato’, lo standard di vita medio è diminuito del 40 per cento, tanto per fare un esempio di un fatto ben noto a tutti. È chiaro che la parola ‘economia’ non va a braccetto con ‘democrazia’.

GUERRA AL TERRORISMO O SEMPLICEMENTE PER FAVORIRE ALCUNI?

Un altro esempio è la scusa del terrorismo e dei rifugiati e, tutto ciò, serve come pretesto per ulteriori misure antidemocratiche. Non a caso le conseguenze delle guerre occidentali in Medio Oriente e Nord Africa, principalmente create ad arte da USA, Francia e Gran Bretagna, hanno determinato la crisi dei rifugiati in Europa. L'anno scorso più di 1,3 milioni di persone, in fuga dai conflitti in Iraq, Libia e Siria, sono giunti ​​in Europa. Quest'anno, secondo le stime dell'Alto Commissariato per i Rifugiati, almeno un altro milione di persone affronterà il lungo cammino verso l'Europa. Tale responsabilità deve però essere estesa a tutto l'Occidente, in quanto paesi aderenti alla NATO che ha, nel modo più cinico, destabilizzato e distrutto l'intero Medio Oriente. Come altresì ha sfasciato enormi culture, saccheggiato tutto quello su cui ha potuto mettere le mani e trasformato quei popoli fieri in schiavi.

Siria, Iraq, Libia, Afghanistan, questi paesi ormai non esistono più e altre zone africane rischiano di fare la stessa fine. E oggi, gli ‘esportatori di libertà e democrazia’ occidentali, alimentano conflitti anche in Yemen. Per esempio, solo la Francia, oltre ad aver condotto la ‘brillante’ operazione militare in Libia nel 2011 che ha portato la destituzione (e la morte) di Gheddafi, è attualmente impegnata in Siria e in Iraq, ma ha truppe di stanza anche in molte altre nazioni africane. Operazioni militari francesi sono in corso nella Repubblica Centrafricana, in Ciad, in Costa d’Avorio, a Gibuti, a Gabon, a Mali e nel Senegal. E la Francia, si sa, è un paese europeo, come lo è la Gran Bretagna, altro paese sempre presente nei conflitti di tutto il mondo al fianco degli USA. Senza contare i ‘contributi’ di questi paesi alle famose ‘primavere arabe’.

Quindi, com'era prevedibile, il risultato è un ampio arco di caos, che si estende in lungo e in largo per tutto il Medio Oriente, ed era altrettanto prevedibile pensare che tutto ciò avrebbe creato le condizioni per far ‘muovere’ una marea umana di profughi che, fuggendo dal caos, si avviano verso l'Europa. E perché proprio l’Europa? Perché è l'unico posto dove si può andare per sfuggire al caos, visto che i paesi loro confinanti vivono (o si aspettano di viverlo a breve) il medesimo caos.

Di contro, mentre gran parte della popolazione europea reagisce animata da una spinta solidale volta all’accoglienza, l’élite dominante ha infiammato una campagna furiosa contro i profughi, predisponendo recinzioni di confine e un conflitto fra paesi membri per evitare di accogliere gli ‘stranieri indesiderati’. Così facendo, i pericoli di una disgregazione della UE sono molto reali. Si affacciano ipotesi, nemmeno tanto velate, di nuove guerre e dittature. Questa deriva pericolosa non può essere arginata difendendo l’attuale tipologia di Unione europea, bensì lottando contro di essa e il sistema su cui si è basata nel tempo.

L'unico modo per unire l'Europa è quello di utilizzare le sue immense e ricche risorse nell'interesse di tutti i popoli, solo così si può fermare il disastro imminente. L’unico problema e che così si rischia di fare… ‘cose di sinistra’.

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