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 Home page > Attualità > Cronaca > Il matrimonio di Razzi

Il matrimonio di Razzi

Suscitano ribrezzo gli insulti e l’ilarità per le foto del matrimonio di Antonio Razzi, emigrante abruzzese in Svizzera ad appena 17 anni nel 1965 e sposatosi con una ragazza spagnola alla fine degli anni ’60.

Così erano i nostri emigranti, che vi piaccia o no, e meritano rispetto. Partivano per fame e per un futuro migliore, ed erano poveri, ingenui, ignoranti, con tanta voglia di lavorare e farsi strada, classe popolare di quel meridione sfruttato e offeso, dalla quale chi insulta Razzi si sente alieno, superiore, altro. Ascoltavano Mino Reitano o Nicola Di Bari e si commuovevano se pensavano all’Italia che li aveva liquidati, a volte mandandoli a morire come a Marcinelle.

Così erano quei ragazzi che si rovinavano la salute in lavori che gli svizzeri o i belgi non volevano più fare, e si pettinavano e vestivano a metà strada tra una moda che orecchiavano e una tradizione paesana che incombeva su di loro.

È presumibile che la maggior parte delle irrisioni al parlamentare di Forza Italia vengano da persone che si considerano di sinistra. È il segno, il milionesimo segno, della raggiunta estraneità da quella classe popolare alla quale dovrebbero appartenere o sentirsi di appartenere. Non è importante come l’abbia sfangata Razzi, è importante chi era.

Forse il politico opportunista e mille volte criticabile, ma così ingenuo da palesarsi nel suo cinismo nasce anche da quella frattura. Vi siete accecati e vi siete persi, non c’è più nulla da fare per voi.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di fernanda cataldo (---.---.---.39) 28 aprile 2014 13:40
    fernanda cataldo

    Non condivido gli insulti sugli avversari, ma basta con questi cliché del povero e ignorante italiano all’estero, soltanto "spaghetti e mandolino". Povero certamente, ma non per forza opportunista, ignorante e sprovvisto di uno spirito critico. Quelli che partivano sono non più né meno come quelli che potrebbero partire oggi, altrimenti si potrebbe dire che tutti gli italiani rimasti in Italia sono: uguali.

  • Di paolo (---.---.---.115) 30 aprile 2014 10:35

    Ciao Fernanda ,è un pezzo che non ti sentivo .
    All’autore dell’articolo , vorrei dire che nessuno ,e non capisco che vuol dire con " di sinistra " in particolare che mi sembra una stupidaggine bella e buona , si è permesso di criticare le motivazioni che hanno spinto Razzi ad emigrare o le sue scelte di vita personali .

    Le critiche a Razzi (gag di Crozza comprese ) si fondano sulla constatazione che un signore ,il cui livello culturale è molto al di sotto della decenza ,ovvero un tizio che per dire " omosessuali " dice "uomini sessuali " , perpcepisca 20.000 euro ( più extra e privilegi vari ) come senatore della Repubblica .
    E’ vero che in Parlamento c’è di tutto e c’è stato di tutto (Cicciolina compresa) , ma questo non esime dal diritto di criticare questo signore ,sulla cui furbizia e sul cui opportunismo nessuno credo abbia il minimo dubbio ( Di Pietro compreso) .

    Il fatto poi che a prenderne una accorata quanto inopportuna difesa personale sia un altro meridionale (Gennaro Carotenuto) non depone a favore di tutti quei meridionali che hanno contribuito allo sviluppo e al benessere di questo paese ,facendosi veramente un "mazzo tanto" (come si dice in gergo ) .

  • Di danilo tosarelli (---.---.---.66) 4 maggio 2014 10:20
     

    Il signor Antonio Razzi è Senatore della Repubblica ed è quindi un’espressione istituzionale di questo ns "Paese delle meraviglie".

    Ho trovato questo articolo incredibile.
    Davvero siamo al paradosso.

    Non sono d’accordo con l’articolista e da uomo di sinistra non ho alcun senso di colpa.
    E non c’entra nulla la storia dei tanti emigranti, che meritano rispetto.

    Razzi è uno dei tanti che proviene da quella storia, ma che poi è diventato un saltimbanco della politica.
     
    E con la politica continua a camparci alla grande, alla faccia di chi ne ride o prova per lui tanta pena.

    Non credo che Razzi abbia bisogno di alcuna difesa d’ufficio.

    I "cazzi suoi" continua a farseli e probabilmente è questo il miglior messaggio che vuol lanciare agli italiani.

    Continuerò a ridere con la parodia che ne fa Crozza.. e continuerò a farlo con animo sereno.

    Almeno fin quando, non si deciderà che simili personaggi debbano sparire dalla scena politica italiana.

    DANILO TOSARELLI

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