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Il (mancato) futuro dell’auto italiana

Da quando Fiat è diventata l'unica azionista di Chrysler USA, sono molte le perplessità che balzano subito in mente. La domanda principale è quella di sapere le intenzioni del gruppo rispetto al mercato dell'auto in Italia.

A sentire Sergio Marchionne, Amministratore Delegato di FIAT S.p.A. e Presidente e Amministratore Delegato di Chrysler Group, Fiat non intende smantellare le sue fabbriche presenti in Italia. Ma queste dichiarazioni sono smentite dai fatti come, ad esempio, le chiusure di stabilimenti, il ricorso massiccio alla cassa integrazione, i licenziamenti ma, soprattutto, dalla scarsa scelta di modelli oggi in vendita.

Fiat Group incorpora a sé anche i marchi Alfa Romeo e Lancia. Quest'ultima è ormai già 'quasi' inglobata a Chrysler, infatti, è recentemente nato il progetto "Lancia & Chrysler Experience" che ha l'obiettivo di commercializzare nuovi futuri modelli che raggruppino entrambe le tecnologie.

A questo punto tutto starà a capire dove verranno fabbricati questi fantomatici modelli!

Sull'Alfa Romeo circolano voci che parlano dell'idea di Fiat di venderla ad altri. L'Alfa di oggi commercializza 2/3 modelli, tra l'altro assai costosi: la Mito, la Giulietta e la sportiva 4C. Un po' pochini se si vuole stare al passo della concorrenza.

Fiat, che dovrebbe essere la fabbrica italiana delle auto, il principale motore dell'economia, l'orgoglio imprenditoriale italiano, invece, di modelli ne produce 2: la 500 e la Panda. Poi c'è la Bravo (da 20mila euro in su) che, però, non la compra nessuno perché costa come una Mercedes e, diciamoci la verità, non raggiunge standard di qualità rispetto al prezzo e, per questo, non è per nulla competitiva.

Il prezzo, comunque sia, è gravoso e poco competitivo anche per gli altri modelli, basta pensare che per acquistare una 'semplice' Fiat 500L si devono spendere da 16mila euro in su.

Inoltre, è da ritenere abbastanza curioso il pensiero di Sergio Marchionne come l'industriale italiano d'eccellenza, infatti, è nato in Canada, ha vissuto e studiato in Canada, ha la cittadinanza canadese e vive attualmente in Svizzera. E' curioso persino pensare a come ha fatto il Presidente della Repubblica Napolitano a conferirgli l'onorificenza di "Cavaliere del Lavoro" pur essendo Marchionne tutto fuorché italiano. Ed è anche colui che ha sfidato i sindacati, che li ha voluti mansueti e, a parte la Fiom, con gli altri c'è pure riuscito.

Tutto questo per cosa? Per un futuro incerto del nostro mercato automobilistico? Mi sembra un po' pochino!

Questo articolo è stato pubblicato qui

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