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Il grande equivoco del cattolicesimo inteso come tradizione popolare

Si è parlato molto in questi giorni dei funerali per le vittime della palazzina crollata ad Arnasco (SV) a seguito di una fuga di gas. Cinque vittime in tutto, tra cui i coniugi Dino Andrei e Aicha Bellamoudden le cui esequie sono state celebrate nella chiesa di Nostra Signora Assunta. Funerali cattolici quindi, ma pare che solo Andrei fosse cattolico mentre Bellamoudden fosse di religione islamica ma in procinto di convertirsi al cattolicesimo. Tanto è bastato al parroco Chizzolini per decidere di non benedire la salma della signora né pronunciarne il nome durante tutta la cerimonia, almeno stando alle numerose testimonianze corroborate da riprese video.

Tradizione culturale nazionale, percepita quindi non come qualcosa di estraneo alle istituzioni

L’iniziativa di Chizzolini, che peraltro non è nuovo a prese di posizione discutibili contro l’accoglienza dei migranti, non poteva non scatenare un vortice di polemiche. La maggior parte della gente non può accettare un gesto così dirompente, perché lo vede in palese e clamorosa contraddizione con quell’immagine di Chiesa che viene comunemente rappresentata e che ha da tempo interiorizzato. Del resto per loro la Chiesa cattolica non è semplicemente uno dei possibili modi di interpretare il mondo, insieme alle altre religioni e filosofie tra cui anche l’ateismo, ma è qualcosa di più. È prima di tutto tradizione culturale nazionale, percepita quindi non come qualcosa di estraneo alle istituzioni ma come parte di esse a pieno titolo. In questa chiave, vedere il parroco discriminare tra una salma cattolica e una non cattolica equivale a vedere il sindaco discriminare tra i cittadini del suo partito e i sostenitori dell’opposizione. Per inciso, nel caso in questione proprio il sindaco ha cercato di stemperare il clima esprimendo orgoglio per l’ospitalità del suo paese e per la cittadina Aicha.

L’immagine della Chiesa come ente istituzionale pubblico, invece che come ente privato quale è realmente, è dovuta soprattutto alla sua complementarità rispetto alle istituzioni secolari, paradossalmente garantita proprio da queste ultime. Nessun’altra religione gode del privilegio di poter essere insegnata nelle scuole statali; nessun non cattolico può vantarsi di avere il proprio simbolo appeso alle pareti di aule scolastiche, tribunali, ospedali, eccetera; solo gli immobili della Chiesa cattolica vengono mantenuti e restaurati grazie alle tasse; numerosi servizi pubblici vengono spesso appaltati a enti cattolici. In questo quadro è naturale che la Chiesa cattolica venga percepita non già come ente favorito dalle istituzioni ma perfino come loro estensione, se non addirittura viceversa. Qualunque alieno piombato dallo spazio in Italia penserebbe la stessa cosa dopo essersi guardato intorno qualche minuto.

Se al posto di un parroco, ad Arnasco, vi fosse stato un ministro di qualunque altro culto, probabilmente il rifiuto della benedizione sarebbe stato interpretato in modo molto diverso, magari anche giustificato. Eppure il codice di diritto canonico prevede poche eccezioni alla regola che vuole i battezzati come unici aventi diritto a esequie ecclesiastiche. Può non piacere, e sarebbe anche comprensibile, ma le regole del club sono quelle. Perfino la lettera standard che si ottiene in risposta alla richiesta di “sbattezzo” reca in calce una serie di note che elencano le conseguenze del gesto di apostasia, e tra queste figura anche la perdita del diritto alle esequie ecclesiastiche. Si arriva al punto che diverse persone scelgono di sbattezzarsi proprio per essere sicuri che in futuro la propria salma non venga fatta entrare in chiesa, cosa più che possibile in presenza del battesimo e in assenza di gesti di apostasia pubblica.

Non passa giorno che qualcuno non intessa le lodi del papa come traghettatore della dottrina cattolica nel terzo millennio

Alla richiesta di spiegazioni del vescovo Borghetti il parroco ha spudoratamente negato ogni addebito, salvo poi chiamare il fratello di Aicha per scusarsi aggiungendo di aver ricevuto minacce tramite lettera anonima. Dal canto suo il vescovo ha dichiarato: «Ci sono formule del passato che sono scadute. Forse c’è ancora qualcuno che pensa che quelle forme di tradizionalismo possano essere ancora attuali, ma non è così».

In realtà sembra che invece sia proprio così, che la presunta modernizzazione della Chiesa sia una bufala priva di fondamento, e questo è un ulteriore motivo per cui a molti risulta incomprensibile il gesto esclusivo di Chizzolini. Basta leggere i canoni di cui sopra. Certo, non passa giorno che qualcuno non intessa le lodi dell’attuale papa come traghettatore della dottrina cattolica nel terzo millennio, e questo dà a molti l’impressione che l’apertura della Chiesa sia un fatto reale e acquisito, ma di fatto la dottrina non cambia di una virgola come abbiamo più volte avuto modo di dimostrare.

Una conferma emblematica di questa doppia personalità della Chiesa la si è avuta proprio di recente ascoltando le solenni dichiarazioni papali. Giusto pochi giorni fa, nell’attesa delle partecipatissime manifestazioni del 23 gennaio in sostegno dei diritti degli Lgbt a cui hanno partecipato molti circoli Uaar, Bergoglio aveva infatti messo in guardia dalla confusione tra il matrimonio secondo la visione cattolica e qualunque altra forma di unione, che quindi devono avere tra di loro meno punti in comune possibile, meglio ancora se non ce n’è nessuno. Allo stesso tempo ha però specificato che occorre amare chi vive in “uno stato obiettivo di errore”. In una definizione: l’elogio del cerchiobottismo. Il messaggio è che chi convive more uxorio, peggio ancora se con un partner dello stesso sesso, oggettivamente sbaglia, ma gli si vuole bene lo stesso. Solo che la parte che passa è “volere bene lo stesso”, la parte in cui si parla di errore oggettivo, e quindi di norme ecclesiastiche realmente applicate, passa in secondo e pure terzo piano. La Chiesa appare moderna, ma nei fatti rimane anacronistica. E pure nazionale.

Massimo Maiurana

 
Questo articolo è stato pubblicato qui

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