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Il futuro delle pensioni e le trappole gerontocratiche

Il tema della cervellotica gestione previdenziale all’italiana è il filo conduttore di un saggio molto documentato: “Senza pensioni” (Ignazio Marino e Walter PasseriniChiareLettere, 2011).

C’era una volta un bel paese con un grande problema, quello delle pensioni. E tutti quelli che affrontavano il problema lo gestivano a loro favore e poi lo passavano a un altro. E nessuno sapeva quanto poteva durare. Si può sdrammatizzare quanto si vuole ma “la bomba previdenziale coinvolge lavoratori pubblici e privati, atipici e precari, liberi professionisti, artigiani e commercianti. I giovani naturalmente sono i più penalizzati, andranno infatti in pensione con il 50 per cento del loro ultimo salario”.

Purtroppo è vero che “si inizia a lavorare più tardi e ci si ritira prima dalla vita attiva: negli anni Sessanta si andava in pensione a 63 anni, oggi a 59”. Quindi i costi di erogazione aumentano e paradossalmente sono “i 4 milioni di atipici e gli immigrati (insieme versano allo Stato quasi 10 miliardi l’anno), cioè i più deboli, a sostenere le casse previdenziali (1,4 miliardi di attivo) e a pagare le pensioni di chi ha avuto un impiego sicuro e ben pagato”. Oggigiorno circa “9 pensioni su 10 sono calcolate con il più generoso metodo retributivo… Per i più giovani, ma anche per ampie fasce di trentacinquenni e quarantenni, la pensione verrà calcolata con il più avaro metodo contributivo che determina assegni sempre più bassi”.

In effetti grazie alle furberie dei vecchi politici che chiaramente tutelano se stessi e i loro coetanei, la previdenza è stata quasi sempre in attivo, anche perché tutti i lavoratori in regola pagano i contributi, ma molte persone muoiono prima di ricevere il primo assegno e moltissime muoiono pochi mesi o pochi anni dopo aver incassato il primo assegno. È l’assistenza al mondo del lavoro che crea un grande scompenso passivo: con i fondi Inps non si dovrebbero coprire le spese delle ristrutturazioni aziendali, della cassa integrazione e dei licenziamenti.

Allora cosa si può fare per evitare l’allungamento dell’età pensionabile se l’evoluzione tecnologica rende la produttività di molte risorse umane sopra i 60 anni quasi paragonabile a quella delle macchine da scrivere?

Comunque senza nuovi pensionamenti non si possono ottenere nuovi posti di lavoro. Senza nuovi politici e senza i giovani non si possono realizzare nuove politiche del lavoro innovative e non si possono trovare delle buone alternative alla pensione integrativa.

D’altra parte in Italia non c’è mai stato un vero ricambio della classi dirigenti senza un cambiamento di regime politico imposto da azioni internazionali (più o meno alla luce del giorno). Le svolte epocali si hanno “quando non cambiano solo le cose, ma anche le teste per capirle” (Vittorio Foa, politico, giornalista, scrittore, onesto fondatore della prima Repubblica Italiana).

E ora cito Elsa Fornero, che è stata (o è) la coordinatrice scientifica del Center for Research on Pensions and Welfare Policies (forse la denominazione inglese serve a far credere che non è gestito all’italiana). La ministra del Lavoro sembrerebbe una brava persona, ma le lobby assicurative e bancarie sono sempre dietro l’angolo ad aspettarla. Infatti afferma: “È pero importante che si diffonda la percezione che le pensioni sempre meno dipendono dalla benevolenza dei politici e, sempre più, saranno il risultato di un libretto pensionistico personale, del quale si dovrà quindi avere grande cura” (“Quattro lezioni valide per tutti”, Il Sole 24 Ore, 5 maggio 2011).

Se le cose si metteranno davvero così, i cittadini saranno finalmente liberi di liberarsi dei burocrati e dei prezzolati tecnici e dei burocrati e dei prezzolati politici. A cosa servono i politici se non investono in ricerca e formazione, se non creano lavoro e se non ti danno nemmeno la pensione?

 P. S. Ideona del giorno: “Perché non iniziamo a tassare i finanziatori dei tassatori?”. Monti dovrebbe preparare una buona legge per obbligare tutti gli aderenti a un partito e tutte le aziende a versare allo Stato, tanto quanto versano alle casse di un partito. Se ai nostri politicanti questa legge non andrà bene si può tornare a votare anche senza cambiare la legge elettorale. Poi ci penseranno i veri cittadini a punire le segreterie dei partiti per l’ennesima fregatura. 

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.152) 8 febbraio 2012 15:08

    Come la mettiamo con chi attendeva la pensione al marzo del 2012 e poi invece il Governo Tremonti l’ha spostata al aprile 2013 e poi il Governo Monti non sà nenacora dirmi a quando?

    Chi è che mi sa dire come sarà la situazione di chi si fidava del Governo come me, che ho accettato di dalla Propria Azienda il licenziamento con un incentivo CHE ARRIVA FINO ALLA DATA prescritta dal prec edente Governo Tremonti ??

    nella attesa che devo consumare tutto il mio TFR...!!! e poi che faccio, vivo solo della mia pensione...che non sò quando mi arriva, per adesso nessuno mi sa dire come sarà condita questa mia situazione...

    chi lo sà me lo scriva qui per favore...o mi chiami al 3473748594 Alberto

    Grazie.

  • Di Geri Steve (---.---.---.59) 8 febbraio 2012 18:40

    Tutto il rispetto e la comprensione per chi si trova in un tale pasticcio. Io mi auguro che arrivino dei correttivi per aiutare chi si trova in queste situazioni.

    Pero’... pero’ io ho un amico che qualche anno fa accetto’ una analoga offerta, malgrado io l’avessi fortemente sconsigliato dicendogli che certamente le regole sarebbero cambiate e che lui stava rischiando di brutto. Poi al mio amico e’ andata bene, mentre a lei e’ andata male.

    Non sto dicendo che "se l’e’ cercata", ma dico che forse lei non si e’ reso ben conto di fare un’operazione a rischio.

    La soluzione sarebbe quella di permettere alla gente di andare anche in pensione anticipata, ma con le dovute riduzioni secondo le tabelle attuariali che calcolano la maggior aspettativa di vita e conseguentemente la minor pensione.

  • Di Sandro kensan (---.---.---.122) 8 febbraio 2012 19:41
    Sandro kensan

    «anche perché tutti i lavoratori in regola pagano i contributi, ma molte persone muoiono prima di ricevere il primo assegno e moltissime muoiono pochi mesi o pochi anni dopo aver incassato il primo assegno.»

    Questa frase è inesatta come sarebbe inesatta la frase che moltissimi pensionati vivono oltre l’età media che è di 80 anni e molti pensionati vivono molto oltre gli 80.

    È una frase populista e qualunquista.

    Grafico dell’aspettativa di vita (78 uomini/84 donne).

    Aggiungerei il fatto che le persone ancora in vita quando iniziano a versare i contributi hanno una aspettativa di vita superiore ai 78/84 dei neonati.

    http://www.google.com/publicdata/ex...

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.132) 8 febbraio 2012 21:54
    Damiano Mazzotti

    In parte Sandro ha ragione, ma chi muore perde tuttto e lo stato guadagna quasi tutto, salvo quota di reversibilità.

    Però chi vive qualche anno in più, guadagna qualche anno di più, ma lo Stato che tiene il banco, nei grandi numeri ci guadagna sempre molto.

    Putroppo a volte lo svolgimento della scrittura e soprattutto i tempi ci portanto a semplificare. E il bello di piattaforme come Agoravox è proprio questo: si possono fare domande per poter provare a capire meglio.

  • Di Sandro kensan (---.---.---.50) 12 febbraio 2012 16:55
    Sandro kensan

    @ Damiano come hai scritto pure te il fatto di morire prima della media è esattamente equivalente al fatto di vivere oltre la media. Non c’è un guadagno di nemmeno un secondo per lo Stato. La media è quel calcolo matematico che gli studenti conoscono bene e che i più somari volgono a loro favore dicendo che pure avendo un voto insufficiente hanno la maggior parte delle interrogazioni e dei compiti scritti oltre la sufficienza e quindi andrebbero promossi.

    La media la conosciamo tutti per averla subita sulla nostra pelle fin dalle elementari, sia quelli bravi in matematica sia quelli bravi in italiano.

    Detto questo lo Stato paga la pensione fino all’età media che è oltre gli 80 anni per tutti quelli che sono andati in pensione a 56 anni, quindi sborsa oltre 24 anni di contributi in più sborsa la pensione di reversibilità che è mediamente di alcuni anni.

    Il pensionato ha invece pagato grosso modo 15 anni di contributi, l’altra decina d’anni di pensione a sbafo la pagano i giovani, i precari, gli immigrati e i lavoratori atipici.

    Per chi non conoscesse il significato di "media" posso dire che nei grandi numeri dell’INPS, se l’età media di sopravvivenza quando si inizia ad andare in pensione fosse ad esempio di 84 anni, allora i pensionati che muoiono *prima* degli 84 anni _non_ hanno ricevuto lo stesso ammontare di denaro che _hanno_ ricevuto i pensionati che muoiono oltre gli 84 anni. Ne un euro in più ne uno in meno.

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.19) 12 febbraio 2012 17:46
    Damiano Mazzotti

    I pensionati precoci e baby sono un’anomalia italiana e proprio per questo motivo lo stato sta "derubando" le giovani generazioni... e anche le meno giovani con pensioni minime quasi da fame per circa l’80 per cento dei pensionati italiani (da 400 a 900 euro). Provi a guardare quanto guadagnano gli statali e i dirigenti baby e non... o i militari promossi colonnelli o generali un mese prima di andare in pensione per alzare la loro pensione...

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.19) 12 febbraio 2012 17:49
    Damiano Mazzotti

    In parte è vero ma i maggiori problemi nascono dall’anomalia italiana dei baby pensionati, dei superpensionati di stato come i militari che vengono promossi colonnello o generale un mese prima di andare in pensione....

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