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Il fondo di garanzia di Berlusconi

Da quando Mario Monti siede sulla poltrona di Palazzo Chigi, a Berlusconi – a parte le innumerevoli comparsate per presentare l’ultimo libro di Bruno Vespa – lo abbiamo visto talmente poche volte che qualcuno malignamente diceva che si fosse ritirato. Il Cavaliere non è affatto andato in pensione e non potrà mai farlo finché il Pdl sta in piedi.

Berlusconi è praticamente scomparso dalle cronache giornalistiche, e nemmeno a casa sua - a palazzo Grazioli e a villa San Martino – si vedono più le code chilometriche a cui eravamo malamente abituati. Ma il Cavaliere non si è affatto ritirato, e oltre alle poche apparizioni pubbliche, spesso a fianco di Bruno Vespa per presentare l’ultimo libro del giornalista Rai, si è visto solo qualche volta alla Camera seduto vicino al suo delfino Angelino Alfano ma sempre senza parlare. In molti si son chiesti se non sia questa la fine del guerriero che ha guidato l’Italia politica negli ultimi 20 anni.

L’ex presidente del Consiglio non potrà mai ritirarsi dalla vita politica semplicemente perché il Pdl è legato ad un doppio filo finanziario che lo lega indissolubilmente all’altra creatura del Cav: Forza Italia.

Nei bilanci di Forza Italia, prima dell’ufficiosa dismissione a favore del Popolo delle Libertà, c’erano circa 43 milioni di euro di debiti con le banche. Sul Pdl pesano circa 179 milioni (178.916.790 euro per la precisione) di fidejussioni bancarie firmate a titolo personale da Silvio Berlusconi. Queste fidejussioni hanno dato linfa vitale al primo, e garantito un percorso politico al secondo. Senza la firma di Berlusconi in banca né Forza Italia né il Pdl avrebbero avuto modo di continuare ad esistere.

Quei 179 milioni sono una sorta di garanzia a vita del centro-destra italiano: finché Berlusconi è dentro, la politica di tutta la coalizione rimane a galla; se va via Berlusconi tutto il castello del centro-destra italiano cade assieme a lui. Perché Berlusconi non è solo il fondatore della nuova destra, ma ne è il proprietario con un fondo di garanzia vincolato sulla vita.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di pv21 (---.---.---.38) 7 gennaio 2012 19:58

    Zona franca >
    Arduo è declinare i tempi della politica e la durata della formula Monti.
    Vero “detonatore” sarà il differenziale di rendimento tra Btp e Bund tedeschi.
    Quando lo spread si muove nell’intervallo da 400 a 500 punti prevale il requisito di “credibilità” di un governo “tecnico” sintesi di una larga maggioranza trasversale. Prioritario è il “controllo” delle variabili macro-economiche in un quadro emergenziale.

    Tutto cambia quando lo spread vola sui 550 punti o scende verso quota 350.
    Per ragioni differenti diventa allora “irrefrenabile” la spinta al ricorso alle urne.
    Nel primo caso (rischio default) nessun esponente di partito vorrà pagare il conto dell’inefficacia di un governo di “tecnici”.
    Nell’altro caso la percezione del “cessato allarme” farà crescere nei partiti la “voglia” di riaffermare la propria identità politico-programmatica.
    L’intervallo da 400 a 500 punti è la “zona franca” del governo Monti.
    Finchè la crisi grava sul paese come Se fosse Stagnazione

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