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Il festival del giornalismo: ancora poca Europa

Il festival del giornalismo: ancora poca Europa

Perugia. Cinque giorni di eventi e incontri con molti tra i più grandi nomi del giornalismo internazionale. Qualche esempio? Paul Steiger direttore di quel ProPubblica che ha vinto il premio Pulitzer e, detto tra parentesi, direttore del Wall treet Journal tra 1991 e il 2007; Al Gore sarà qui domani, il direttore de El Paìs, Javier Moreno, Josh Young del The Huffington Post, Julian Assange di Wikileaks (che era tanto atteso) avrebbe dovuto essere qui. Ma anche lui, come molti, è rimasto bloccato a causa dei problemi di trasporto legati alle ceneri vulcaniche. Tanti inglesi, tanti americani, moltissimi italiani, ovviamente. 

Questo festival punta molto sui nuovi media e sulle nuove forme di giornalismo: tanti i panel su questi temi, tra cui uno di Media140, una piattaforma di riflessione sul realtime che sta girando il mondo (in 140 giorni, come sono i caratteri di un tweet) e che raccoglie blogger e giornalisti che su questo basano il loro lavoro. Divertentissimo David McCandless di informationisbeutiful.net (che attraverso grafici e rappresentazioni grafiche ha mostrato come le informazioni si possono rendere anche belle) e Guy Degen, giornalista free lance inglese che costruisce i suoi reportage grazie a un Iphone, un nokia e un microfono. Oltre a questi segnalo il Journalism Lab, una sorta di laboratorio dedicato a nuovi giornalismi, informazione mobile e formazione dei giornalisti. 

Quello che per ora mi sembra mancare – impressione che mantengo guardando il programma – è proprio l’Europa. I “media europei” non sono rappresentati: niente Euronews, niente European Voice, niente Eurotopics, niente PressEurope, la nuova rassegna stampa gestita dal francese Courrier International pubblicata in dieci lingue. Un solo panel sull’Europa: sabato 24 aprile alle 18:30 “Ve la do io l’Europa”, con Tiziana Barghini di Reuters, Andrea Gianbartolomei di Cafebabel, Jean Quatremer di Libération, Bruno Waterfield de The Daily Telegraph e Marco Zatterin de La Stampa. E, non parlo solo dell’Europa di Bruxelles: l’Europa, quella che va dalla Spagna alla Polonia non è qui. Pochissimi tedeschi, pochi spagnoli, nessuno, se non qualche uditore libero, dai Paesi dell’Est.

E, immagino, si tratterà di un tema per le prossime elezioni: l’informazione multilingue e transnazionale è, secondo chi scrive, l’altra grande sfida che si pone (insieme ad Internet e ai social media) alla stampa e al giornalismo, non solo europei, oggi. 

(Va segnalato un panel molto interessante al quale non ho potuto assistere perché non ero presente: mercoledì 21 aprile si è parlato di "Diversità di lingue e di culture on line" con Nicola Bruno di Totem, Marc Hermann di Translation Echange Project, Bernardo Parrella di Global Voices, David Sasaki di Rising Voice et Portnoy Zheng di Lingua.)

Francesca Barca

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