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Il fallimento della controriforma spagnola sull’aborto

Non vinse le elezioni politiche grazie a questo argomento. Anzi, ne parlò relativamente poco. Ma una volta giunto al potere, Mariano Rajoy e il governo popolare da lui guidato lanciarono immediatamente una crociata contro la (recente, del 2010) legge sull’aborto, tentando di renderla assai più restrittiva: possibilità di ricorrere all’interruzione di gravidanza soltanto in caso di stupro o pericolo per la sorte della madre, drastica riduzione delle stesse in presenza di un feto malformato. Una vera e propria controriforma, un tentativo di tornare agli anni più bui per i diritti delle donne. Salutato ovviamente con entusiasmo dalla conferenza episcopale iberica.

Sono passati solo nove mesi, ma Rajoy ha già fatto marcia indietro. La controriforma è stata ritirata dal governo e Alberto Ruiz-Gallardon, il clericalissimo ministro della giustizia che l’aveva proposta e difesa col coltello tra i denti, ne ha tratto le doverose conseguenze: si è dimesso. Rajoy pensa ora “di aver preso la decisione più ragionevole”, in quanto ritiene di non potersi permettere una legge “che sarà modificata appena arriverà un altro governo”. L’unico intervento sulla normativa zapateriana sarà dunque rappresentato dal consenso dei genitori per le minori di 16 anni. Le associazioni cattoliche contrarie alla libertà di scelta delle donne non l’hanno ovviamente presa bene: Hazte Oir, la più importante di esse, ha già gridato al “tradimento” nel corso dell’ennesima marcia antiabortista a tinte forti.

ome si è arrivato a questo? Semplice: le associazioni femminili e laiche hanno ingaggiato una resistenza fortissima, l’opposizione ha fatto l’opposizione e una parte del Partito Popolare ha cominciato a valutare i costi e i benefici di una guerra ai diritti delle donne. Costi elevati: i sondaggi d’opinione mostravano che la popolazione spagnola non vedeva affatto di buon occhio questa autentica guerra di religione. In Spagna, la sinistra ha fatto la sinistra e la destra ha fatto la destra: la prima ha approvato una legge civile e la seconda ha ritenuto — ragionevolmente, per dirla con Rajoy — che essere di destra non significa condurre battaglie di retroguardia, specialmente in periodi di crisi.

Da noi, in un contesto sociale molto simile, la destra approva invece leggi incivili (come per esempio la legge 40) e formazioni che si dichiarano di sinistra hanno una paura boia ad archiviarle e ad attuare un’agenda laica, anche quando ci sarebbero i numeri in parlamento e, secondo i sondaggi, ce ne sarebbero ancora di più nella popolazione. Siamo ormai una realtà a se stante e quasi incomprensibile, dove aspirare a vivere in un normale paese europeo è ormai un pensiero rivoluzionario.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.75) 26 settembre 2014 10:28

    Per dovere di cronaca, cosa e’ realmente successo in Spagna.

    Una mattina il ministro della giustizia, Gallardon, si e’ svegliato con un’ idea meravigliosa: proibiamo l’ aborto!
    Annuncio’ una proposta di legge delirante, senza avvertire prima ne Rajoy ne nessun altro del partito.
    Seguono mesi di tira e molla, nel PP sono cattolici ma non assassini, e la Spagna di donne morte per aborti clandestini ne ha gia’ avute abbastanza.
    Il governo cerca di mandare la proposta di legge nel dimenticatoio, ma ogni volta Gallardon la tira fuori aggiungeno clausole sempre piu’ deliranti: indimenticabile la lista di malattie fetali per cui e’ consentito l’ aborto (per altre malattie o malformazioni, obbligatorio partorire).
    Gallardon e’ stato fatto fuori dal suo stesso partito, lo hanno licenziato per stupidita’.

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