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Il dilemma del credito

Nei giorni scorsi il Tesoro statunitense ha deciso di acquistare 5 miliardi di dollari di azioni privilegiate senior di GMAC, ed ha offerto a General Motors un prestito di un miliardo di dollari per partecipare all’aumento di capitale di GMAC. Per ringraziare di tale generoso intervento pubblico, quest’ultima ha deciso di ridurre il rating creditizio minimo richiesto ai potenziali clienti finanziabili. Il più diffuso di questi rating, noto col nome di FICO, ha un valore mediano nazionale pari a 723.

Due mesi addietro GMAC aveva deciso di porre il limite minimo a 700, per cercare di ridurre le insolvenze prospettiche dei propri debitori. Mossa evidentemente prociclica, destinata quindi a tracciare una linea di separazione netta tra clienti solvibili e non, ma razionale. GMAC, dopo l’intervento pubblico (che all’azienda costa l’8 per cento annuo in dividendi privilegiati), ha deciso di offrire finanziamenti a tasso zero ed abbassare il credit scoring al valore di 621. Ma i debitori che hanno un credit score inferiore a 660 sono considerati subprime, il che significa un rischio non trascurabile di nuove insolvenze dei clienti, e la ripetizione del circolo vizioso che ci ha condotti a questo punto.

 

Oggi ci troviamo in un evidente dilemma di credito: prestare a tutti, indiscriminatamente, o tentare di alzare l’asticella per riparare i propri bilanci, affossati da anni di credito facile e spesso demenziale? E’ evidente che riuscire a ridurre il costo del credito, come le autorità pubbliche stanno cercando disperatamente di fare da molti mesi, è condizione necessaria ma non sufficiente per far ripartire il sistema economico, e questo proprio perché occorre tenere conto della salute finanziaria e patrimoniale dei debitori. Quando Sarkozy (e Tremonti, per l’abituale scimmiottamento provinciale) dispongono che siano i prefetti ad attuare il monitoraggio dell’erogazione del credito, dovrebbero anche avere l’onestà intellettuale di riconoscere che non è possibile ripristinare il credito per tutti, semplicemente perché alcuni debitori sono tecnicamente falliti, e non li si dovrebbe tenere “in vita” ad ogni costo. L’intevento pubblico e il do ut des che esso implica (aiuti contro ripresa dell’erogazione di credito) rischia di introdurre nel sistema il tipo di incentivo perverso a cui oggi risponde GMAC.

Il rovescio della medaglia, cioè la forte selettività nella valutazione del merito di credito, è invece all’opera in mercati ancora privi di aiuti pubblici, come quello immobiliare. I recenti cali dei tassi d’interesse hanno determinato una vera e propria corsa al rifinanziamento da parte dei mutuatari. Ma vi sono zone, come il South Florida, dove la maggior parte dei debitori si vedono rigettate le richieste di rifinanziamento.

E per un ottimo motivo: il crollo dei prezzi immobiliari significa che il loro debito residuo eccede il valore dell’abitazione. Per questo motivo molti prestatori richiedono, per poter accedere al rifinanziamento, un differenziale minimo del 20 per cento tra valore dell’immobile e debito residuo, un credit score minimo di 700, un rapporto tra debito e reddito lordo non superiore al 45 per cento e, soprattutto, la capacità di documentare il proprio reddito e patrimonio. Ciò significa che chi stava bene (i debitori “sani”, quelli che hanno acceso il mutuo guardando alle proprie compatibilità finanziarie e reddituali) sono destinati a star meglio, mentre chi si è indebitato partendo da condizioni di fragilità economica è destinato a stare sempre peggio, fino al dissesto finale.

Non tutti i debitori potranno essere salvati, il volume di insolvenze (personali e aziendali) è destinato a crescere ancora. Ogni tentativo di alterare il “naturale” corso degli eventi si risolverà solo in un gigantesco spreco di risorse pubbliche, che potrebbero essere meglio utilizzate nel sostegno di welfare, diretto anche agli stessi debitori falliti. Sfortunatamente, gli incentivi introdotti da alcuni tipi di aiuti pubblici rischiano solo di ritardare inutilmente l’aggiustamento del sistema, accentuando quello stesso azzardo morale che ci ha condotti fin qui. Qualcosa su cui l’Amministrazione Obama dovrà riflettere, al momento di disegnare le misure di sostegno all’economia. Non dovrebbe essere molto difficile, con un simile campionario di errori del passato.

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