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 Home page > Tribuna Libera > Il declino del modello occidentale

Il declino del modello occidentale

Il modello liberale occidentale è in crisi. E sono tante cose a dimostrarlo. Innanzitutto la crisi economica degli ultimi anni ha dimostrato che il modello capitalistico non è forse del tutto attuabile soprattutto nelle forme e nei modi che ha assunto negli ultimi decenni. Negli ultimi 30 anni il capitalismo ha assunto la forma del neoliberismo sfrenato e senza regole, un neoliberismo accompagnato dal processo di globalizzazione e dall’eccessiva finanziarizzione dell’economia mondiale.

Passando dall’ambito economico all’ambito politico-sociale possiamo affermare (azzardando un’ipotesi) che la democrazia e il modello liberale-borghese di stampo occidentale sono in crisi. Ci sono molti paesi e molti leader che portano avanti modelli illiberali e anti-democratici. Tre esempi di modelli illiberali sono rappresentati certamente dalla Russia, dalla Turchia e dalla Cina a cui possiamo affiancare anche Orban e l’Ungheria. Dei paesi citati possiamo sottolineare che vi sono caratteristiche non conformi al modello liberale-borghese occidentale tra cui possiamo evidenziare il nazionalismo, il capitalismo di stato, il conservatorismo religioso e l’influsso governativo dei media.

Altri leader europei, tra tutti Nigel Farage e Marine le Pen, adottano valori e modelli anti-occidentali e anti-democratici, come il nazionalismo, il razzismo, l’opposizione al processo di globalizzazione etc.: essi hanno avuto successo nelle passate elezioni per il parlamento europeo e sono anche loro dimostrazione della profonda crisi del modello occidentale.

Gli USA da diversi anni stanno cedendo il primato economico alla Cina, che in pochi mesi, come raccontano molti economisti, diventerà la prima potenza economica mondiale.

Tutto ciò dimostra che nel mondo contemporaneo è in atto un epico scontro tra il modello occidentale e tutto ciò che si oppone ad esso: il declino del modello liberal-borghese-democratico è fin troppo evidente e sta provocando enormi cambiamenti, epocali, caotici e confusi.

Le invasioni barbariche stanno demolendo l’impero democratico e liberale occidentale, l’alba di un nuovo mondo si scorge all’orizzonte…

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Persio Flacco (---.---.---.49) 10 agosto 2014 13:23

    Se l’idea liberale si può condensare nell’obiettivo di limitare al minimo indispensabile l’ingerenza dello Stato nella sfera delle libertà individuali, allora la crisi che lei descrive non riguarda propriamente il modello liberale. Riguarda invece la determinazione di ciò che è indispensabile attribuire alla competenza dello Stato togliendolo alla sfera delle libertà individuali.

    In altri termini il liberalismo riconosce allo Stato il diritto di limitare la sfera delle libertà individuali nella misura strettamente indispensabile per la stessa utilità dell’individuo.

    Il rapporto tra la dimensione collettiva e quella individuale viene quindi a configurarsi come un rapporto dialettico il cui equilibrio varia in funzione delle circostanze e con il fine di garantire al massimo grado la libertà dell’individuo.

    Un liberale, ad esempio, non considera il pagamento delle imposte come un furto che lo Stato compie a danno della sua proprietà; non considera la Legge e i regolamenti come una insopportabile menomazione alle sue libertà personali. Le considera come limitazioni necessarie, come devoluzioni volontarie e indispensabili per il godimento delle sue stesse libertà individuali.

    Il Liberalismo quindi non stabilisce in termini assoluti i confini delle libertà individuali, questo invece è ciò che fa quella sua degenerazione in campo economico chiamata Liberismo.
    In campo economico il Liberalismo attribuisce un valore alla libertà individuale nella misura in cui questa contribuisce a creare un sistema efficiente per la produzione di ricchezza e di benessere che è collettivamente vantaggioso. Il Liberismo invece stabilisce un diritto assoluto di proprietà della ricchezza in capo all’individuo, a prescindere da ogni considerazione sulla sua utilità collettiva.
    Se il Liberalismo si situa dialetticamente tra due assolutismi: statalismo e individualismo, il liberismo è la implementazione in campo economico del secondo.

    E’ questa concezione assolutista ad essere entrata tanto più in crisi quanto più i suoi effetti deleteri si sono manifestati in modo sempre più evidente anche nella sfera delle libertà individuali.
    L’anarchia finanziaria, tra paradisi offshore e deregolamentazione, ha prodotto un sistema di smodata creazione di ricchezza virtuale e di concentrazione di potere in poche mani tale da deprimere l’economia reale e sopraffare qualsiasi potere statale o sovrastatale.
    Questo sistema non assomiglia più a quello che, in un quadro di valori liberali, vede la libertà di impresa e il diritto alla proprietà privata come strumenti per la creazione di ricchezza e dunque di utilità collettiva e individuale.

    La soluzione liberale a questo problema dovrebbe essere quella di riportare allo Stato parte di quelle attribuzioni alla sfera individuale che hanno causato il disequilibrio attuale. Come farlo è un altro discorso.

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