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Il cybercapitalismo

 

Nei secoli passati grandi potenze hanno dominato nell'Europa e nel mondo: ricordiamo la Spagna dei tempi di Carlo V, la Francia dei tempi di Napoleone, l'Inghilterra del periodo coloniale fino ad arrivare alla Germania nazista di Hitler. Dopo la seconda guerra mondiale poi c'è stata la guerra fredda con la contrapposizione del blocco sovietico-comunista e del blocco filoamericano e capitalista: l'URSS e gli USA erano le due grandi superpotenze che governavano il mondo.

Con il tracollo dell'URSS e del comunismo gli USA per molti anni hanno “dominato” nella scena mondiale. Ma ora le cose sono cambiate: nel mondo globalizzato non c'è più una sola superpotenza che guida e comanda il mondo intero: nel mondo globalizzato “tutti sono seduti intorno ad un tavolo” per decidere le sorti del mondo. In un mondo post-ideologico e post-democratico come il nostro non ci sono più superpotenze o stati che governano il mondo, come non ci sono più ideologie socio-politiche come il comunismo, il nazismo e il fascismo. Nel mondo postideologico e postdemocratico ci sono i “poteri forti”, ci sono gli “oligopoli”, le multinazionali e le lobby finanziarie, ci sono le banche, la finanza e i mercati “a dettare legge”: tutte insieme queste “forze” con altro ancora governano il mondo grazie al “cybercapitalismo” dei pc, dei tablet, dei telefoni cellulari ipertecnologici etc., insomma grazie alla “tecno-utopia” di tanti prodotti che ci ammaliano.

Il cybercapitalismo è la degenerazione del capitalismo novecentesco, è una sorta di “mostro” generato dal tardo capitalismo del secolo scorso.

Il cybercapitalismo governa i suoi sudditi con sogni, meraviglie, incantamenti ben organizzati e “scenografati” dalla società dell'immagine, espressione del sistema-società neoliberitsta e capitalista. Un cybercapitalismo che si serve del soft-power, come molti l'hanno definito, della tecnologia e dell'innovazione: un soft-power che ha sotituito l'hard-power degli eserciti e della potenza armata.

Un cybercapitalismo manipolatore, totalitario, massificatore, un cybercapitalismo che domina dall'alto i suoi sudditi, con il suo “schermo” che abbaglia tutti i suoi spettatori giunti per il “grande show perpetuo”, un cybercapitalismo da “Grande Fratello orwelliano” insomma, un cybercapitalismo diffuso dalla società dell'immagine che “assicura” potere e consenso.

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