Il culto dell’embrione e l’estremismo cattolico
L’offensiva clericale è stata respinta. La petizione “Uno di noi”, che mirava a vietare ogni forma di ricerca sugli embrioni umani, non è stata accolta dalla Commissione europea: continueranno dunque a essere erogati i contributi per lo studio delle cellule embrionali. Máire Geoghegan-Quinn, commissaria europea per la Ricerca, l’innovazione e la scienza, ha ricordato che “le cellule staminali embrionali sono uniche e servono per cure che possono salvare la vita e per le quali sono già in corso sperimentazioni cliniche”.
Abituati all’accoglimento acritico di ogni loro desiderata (come accaduto per la legge 40) le gerarchie ecclesiastiche italiane non hanno reagito bene alla notizia, anche perché avevano fortemente incoraggiato la sua sottoscrizione. Sul quotidiano dei vescovi Avvenire è stato persino pubblicato un articolo su I sacrifici umani di embrioni destinati al culto di un idolo: la Scienza, con tanto di paragone con i cruenti riti aztechi. Spararla grossa quando mancano le argomentazioni è, come noto, un artificio dialettico assai più antico del cristianesimo. E si finisce per rischiare una deriva fanatica.
Non è infatti solo la scienza, a essere sotto tiro. Antiabortisti vocianti fuori e dentro i reparti contro le donne che abortiscono, “sentinelle” anti-gay, opposizione dura e purissima da parte dei vescovi anche nei confronti della moderatissima legge sulla separazione breve… il mondo cattolico sembra oggi mobilitarsi con modalità esclusivamente integraliste. La voce dei cattolici che una volta si definivano adulti sembra soffocata, sopraffatta dal protagonismo del Papa “nuovo”, che di nuovo dice peraltro ben poco. E che non sembra nemmeno avere una particolare propensione a bloccare gli estremisti che sempre più spesso occupano il palcoscenico col suo sottinteso placet. Contrariamente a una diffusa vulgata, l’opposizione alla modernità e l’interventismo politico contro il riconoscimento di diritti civili fondamentali proseguono come prima, più di prima, ancora più rigidamente di prima.
La questione riguarda dunque, inevitabilmente, anche chi si batte per un Paese più laico. Ma è una questione di cui si discute ben poco, soprattutto nel mondo progressista: affascinato dai modi cordiali del pontefice, non sembra accorgersi dell’involuzione in corso. La deriva integralista potrebbe del resto essere anche la spia che la Chiesa trova sempre maggiori difficoltà a far passare le proprie tesi, con il risultato che si limita a urlare (o a far urlare) più forte. La Commissione Europea ha giustamente badato ai fatti: la proposta clericale era inaccettabile ed è stata respinta. Tra aspirazioni modernizzatrici e il milieu integralista dei suoi bracci destri Delrio e Carrai, quale linea (se ne sceglierà una) adotterà Matteo Renzi per la Consulta di Bioetica, la cui attività è costantemente ostacolata dai veti dei membri clericali?
Raffaele Carcano
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