Il candidato Renzi comincia con il cimitero dei feti
Si era appena conclusa la convention della Leopolda, che ha visto come protagonista il sindaco di Firenze candidato alla segreteria Pd, Matteo Renzi, che il consiglio comunale della città approvava la delibera che autorizza l’istituzione di uno spazio per la sepoltura dei feti.
Un gesto che stride con l’immagine innovativa e progressista che si sta costruendo Renzi, perché risponde alle pressioni di gruppi di estrema destra e di integralisti cattolici. E che accosta invece l’astro nascente del Pd, come avevamo già scritto, a esponenti ultra-cattolici come Carlo Giovanardi. Come fanno notare le femministe e come scrive Marina Terragni su Io donna del Corriere della Sera. La mobilitazione delle donne contro l’iniziativa ha sortito qualche effetto, che ha quantomeno stemperato gli aspetti peggiori del provvedimento: il testo non ha più quei passaggi giudicati “splatter” voluti inizialmente da Movimento per la Vita e affini e non si parla più di un’area apposita nel cimitero della frazione di Trespiano.
Il provvedimento è passato con 30 voti a favore, 4 contro e 7 astenuti. Anche Idv, la lista Noi per Matteo Renzi e il Partito Democratico l’hanno approvato, tranne Francesco Ricci e Claudia Livi che non hanno votato. Contrari Ornella De Zordo (lista Perunaltracittà), Tommaso Grassi di Sel, Marco Semplici e Massimo Sabatini per la Lista Galli. Come spiega Grassi, ormai la prassi “consolidata” “è che c’è già nei fatti un’area dedicata nel cimitero”. Anzi, definire criteri come le dimensioni delle fosse “istituzionalizza la questione”, spiega. Dalla prassi tollerata “si passa a un vero regolamento con un iter pubblico”, che conferisce ai “feti lo status di ‘cittadini morti’”. Un salto di qualità, se così si può dire, ma indietro: “Un atto simbolico pesante, che va a colpevolizzare le donne che decidono di interrompere la gravidanza“, fa notare l’esponente di Sinistra Ecologia Libertà.
La cattolica Stefania Saccardi, vicesindaca e assessora ai servizi sociali vicina a Renzi nonché già legale per l’istituto diocesano, ha difeso il provvedimento leggendo in aula lettere di coppie che chiedono il seppellimento dei feti. Ha sostenuto che la questione non va posta in termini ideologici: ma che lo dica un politico molto vicino alla Chiesa su un tema del genere e muovendosi per approvare quel tipo di regolamentazione non può non destare qualche dubbio. Considerando che già esiste una normativa che consente su richiesta dei genitori il seppellimento dei feti, la delibera in questione pare piuttosto una forzatura a livello politico e un cedimento alle frange più ideologizzate e clericali.
In questi anni le associazioni no-choice si stanno muovendo in tutta Italia per far approvare a livello locale provvedimenti che aprano questi cimiteri per feti, all’insegna della retorica per la “difesa della vita”. Persino tramite convenzioni con le aziende sanitarie per dare sepoltura agli aborti anche senza il consenso delle donne che hanno interrotto la gravidanza. Ci chiediamo come sia possibile che in un paese come l’Italia, dove gli ospedali sono pieni di medici obiettori, ormai sia sempre più facile che un feto venga seppellito, ma non che le donne possano esercitare il diritto di fare scelte in autonomia, se abortire, se accedere alla contraccezione.
E senza dimenticare che, anche quando riescono a esercitare i loro diritti, lo fanno dopo aver patito sofferenze fisiche e psicologiche indegne di un paese civile. Forse il probabile leader di quello che suole presentarsi come il più grande partito progressista italiano qualche domanda dovrebbe farsela
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