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Il “Tronista” del governo mediatico e l’occhio clinico dei corrispondenti

“L’Italia s’è mesta” è un ritratto acqua sporco e sapone dell’Italia, così come appare all’occhio vigile e interessato dei reporter stranieri (Mariano Sabatini, www.giulioperroneditore.it, 2010).

È proprio vero che “Lo straniero vede meglio dello sparviero”. E siccome ogni reporter viene colpito a modo suo dalla variegata esperienza italiana, devo per forza sintetizzare tutti i punti di vista più interessanti e significativi sui pregi e i difetti dell’Italia e dei suoi abitanti.

Guy Dinmore (Regno Unito), “Financial Times”. “In Inghilterra abbiamo perso gli artigiani… Questa è la forza dell’Italia, la piccola impresa. Nella quotidianità la gente è molto gentile, forse però troppo tollerante verso i disservizi”.

Tim Parks (scrittore inglese), http://timparks.com. Nel mio paese non c’è nemmeno la carta d’identità e in Italia “aprire un conto in banca è stato un incubo, nessuno voleva aprirmelo”.

Margaret Stenhouse (nata in Scozia), “The Herald”. Margaret vota in Italia ed è in attesa di un nuovo leader politico (magari proveniente dalla società civile): “se ci fosse stata una opposizione forte Berlusconi non sarebbe durato tutto questo tempo. C’è un vuoto dall’altra parte”.

Marcelle Padovani (francese nata in Corsica), “Nouvel Observateur”. I giornalisti italiani “tendono sempre di più a testimoniare polemiche senza approfondirne il motivo, senza cercarne la causa o il contenuto, senza cercare dov’è la verità. Si accontentano di contrapporre uno che pensa bianco ad uno che pensa nero, senza prendere il coraggio di andare a verificare se la verità non sia piuttosto di colore verde”. È l’autrice di “Cose di Cosa nostra”, famoso libro intervista con Giovanni Falcone.

Richard Heuzé (francese), www.lefigaro.fr. Si dice che un francese è un italiano arrabbiato e “Gli italiani amano dire che sono i peggiori dei peggiori, invece siete per me un grande popolo”.

Jorg Bremer (scrittore tedesco), “Frankfurter Allgemeine Zeitung”. Berlusconi “non è un buon premier, ma non mi sembra che abbiate un’alternativa, perciò sopravvive. L’Italia non è una democrazia bensì un’azienda, e Berlusconi tratta i cittadini come suoi dipendenti”.

Constanze Reuscher (autrice e regista tedesca), www.welt.de, ecc. In Italia “scopri che le vicende politiche sono dei romanzi a puntate e se non entri all’inizio, alla decima puntata non sai più di cosa si tratta”. Se chiedi un’intervista è meglio conoscere qualcuno e “Tutto avviene per concessione piuttosto che per un rapporto professionale. Come se non fosse un diritto quello di informare”. Però “ho scoperto tantissimi ottimi ricercatori, maltrattati… a scuola non viene insegnato come emanciparsi e poi sempre più italiani hanno paura di esporsi”.

Alexey Bukalov (russo), www.itar-tass.com/eng, www.tassovka.ru/eng. “La burocrazia italiana è a livello di quella sovietica” e l’attuale amicizia tra Italia e Russia impedisce “a Putin di isolarsi dal resto del mondo, un rischio sempre presente in Russia”. Nel 2008 ha vinto il Premio di giornalismo della città di Mosca ed è membro dell’Associazione mondiale degli scrittori “Pen-Club International”.

Ivan Sysoev (russo), www.tribuna.ru. “Roma è più piccola di Mosca e mi ha colpito il grandissimo numero dei turisti che ci sono qui…. Anche a Mosca, che c’è pure tanta burocrazia, non devi aspettare un documento per mezzo anno!”.

Josef Kaspar (ceko), www.tyden.cz. È in Italia dal 1969 e secondo lui “oggi si ha la certezza che i figli stanno peggio dei padri” e la responsabilità è “anche del ceto imprenditoriale, della cultura”. Kaspar cita anche l’esperienza del suo paese: il parlamento approvò una legge che prevedeva sanzioni abbastanza pesanti per la stampa. Fu approvata dai deputati di tutti gli schieramenti, ma alle successive elezioni, i cechi mandarono a casa la vecchia classe politica.

Dimitri Deliolanes (greco), www.ert.gr. Deliolanes conosce bene i Balcani e afferma: “Il sacro principio della convivenza dovrebbe essere accettato da entrambi gli interlocutori. L’Islam è l’unica religione con la quale sorgono problemi, non con gli induisti, non coi Sick, non coi cinesi o coi protestanti… La Lega allora sottolinea un problema vero, della diffidenza tra islamici e cristiani”.

Irene Hernàndez Velasco (spagnola), www.elmundo.es. In Italia “avete una flessibilità, ed a volte diventa il vostro difetto, che è stupenda e che vi consente di sopravvivere sempre”. Berlusconi è molto furbo e “conosce gli italiani meglio di loro stessi, non dobbiamo sottovalutare il potere della tv, con un uso schifoso del corpo delle donne”. Nessuno può negare che l’Italia è diventata la patria delle donne con una visibilità sessualizzata e senza reale potere verbale (Milly Buonanno, www.campo-ofi.it; Lorella Zanardo, www.ilcorpodelledonne.net; www.osservatorio.it, Pavia).

Paloma Gòmez Borrero (spagnola), “radio Cadena COPE”, “Antenna3”, “Telecinco”. Negli anni Sessanta “la gente era più gentile, ci si aiutava tutti. Era una Roma che potrei dire più casereccia”.

Elena Llorente (argentina), www.planetalatinoamerica.com (bilingue italiano-spagnolo) e “CNN”. “Oggi, con tutti i problemi che dà il vivere in questa città, non lascerei Roma per nulla al mondo”.

Elisabetta Piqué (argentina), www.lanacion.com.ar. La metà degli argentini sono italiani e conoscono la politica italiana meglio degli italiani. Quando arrivai a Roma “in Argentina in ogni isolato c’era una postazione internet e qui ne trovai a stento una… inconcepibile per una capitale! Ora è cambiato ma sarebbe ora di estendere le aree wi-fi come nelle metropoli del mondo”.

Wolfang Achtner (documentarista, scrittore e docente americano), www.presstv.com, ecc. Nei giornali italiani “Tutto quello di cui si parla o sono menzogne o verità parziali o falsità”. Nel vostro paese “si diventa politici per gestire i propri affari o per fare soldi” e “I Tg esistono per far vedere le facce dei deputati, senatori, ministri… punto!”. La mancanza di indipendenza dei giornalisti “ha fatto sì che l’Italia non è e non sia mai stata, oggi meno che mai, una democrazia vera”.

Kathryn Carlisle (americana), www.businessweek.com, ecc. Attualmente collabora con l’European Roma Rights Center (www.errc.org). In effetti “Credevo che l’Ungheria, dove stavo prima, fosse la capitale delle situazioni limite, invece qui ho trovato corruzione, richiesta di pizzo, approssimazione… finché non le vivi sulla tua pelle, non sai quanto può essere frustrante”.

Reha Erus (turco), www.hurriyet.com.tr (www.hurriyetdailynews.com). In Italia ci sono molti scioperi e Berlusconi fa sempre notizia, “così mi sono guadagnato il pane quotidiano con grande facilità”.

Assimina Vlahou (Brasile), “BBC Brasil” e “Tv Globo” (www.globotvinternational.com). Purtroppo non esiste più mobilità sociale, anzi c’è al ribasso: la classe media impoverisce vorticosamente. E Berlusconi “ha trasformato le dinamiche sociali, politiche, eccetera, in un programma televisivo”.

Sara Fang (cinese), dirige “Tempo Europa Cina “, un bisettimanale dedicato alle comunità cinesi in Europa e in Italia. La Fang ha affermato: “la vostra grammatica è incredibile, avete così tanti tempi verbali, per noi c’è solo il presente o il futuro”.

Kiyoshi Ota (giapponese), www.kyodonews.com. Ho notato che tra noi e voi “ci sono molte più affinità di quanto immaginassi: invecchiamento e scarsa natalità, sistema politico conservatore, bassa percentuale di divorzio, bassa posizione sociale delle donne, bassa cultura dei politici, economia immobile da diversi anni”.

Da un esame complessivo delle testimonianze sembra emergere che gran parte dei problemi italiani sono la conseguenza dell’immobilismo legato alla cultura cattolica (cioè cristiana nel senso del centralismo e del perdonismo burocratico romano). A mio parere la norma che ci impone di sopportare pazientemente le persone moleste è forse uno degli aspetti più influenti. O forse si tratta semplicemente di servilismo e di atavica rassegnazione trans-generazionale. E invece bisognerebbe iniziare a mandare qualcuno a quel paese (o al soggiorno obbligato alle isole Antille).

Così questi punti di vista stranieri ci aiutano a mettere in discussione il cittadino incompetente, viziato e vizioso che è in noi. Come affermò Montanelli nel 1950: “Non è vero che la patria si difende senza discutere; la si difende discutendola, così come è discutendo la nostra società borghese e denunziandone noi stessi i difetti e le debolezze che la si puntella… questa è l’unica manifestazione veramente producente di patriottismo e di solidarietà” (Corriere della Sera).

Comunque l’Italia è sempre più stanca e sempre più triste e se il “Tronista” di un governo mediatico, inconcludente, litigioso e dispotico (o Mister Pig a seconda dei gusti politici), diventasse presidente della Repubblica, l’Italia diventerebbe come quella madre che scopre la verità più atroce dopo la morte di un figlio: sua figlia è incinta di suo marito. Quindi, nonostante i 150 anni dell’Unità d’Italia e la duratura indipendenza, da un certo punto di vista rimane sempre attuale questa domanda di Giuseppe Mazzini: “Finché avete tirannide come potete aver patria?”.

Mario Sabatini è nato e vive a Roma. È stato autore di programmi televisivi di successo e collabora come critico televisivo con il quotidiano “Metro” e con il portale “TiscaliNotizie”. Nel 2009 ha pubblicato “Ci metto la firma!” con Aliberti Editore (un buon libro già recensito su AgoraVox).

P. S. “Se il governo non prende sul serio i diritti (dei cittadini), allora non può prendere sul serio neppure il diritto stesso” (Ronald Dworkin, I diritti presi sul serio, il Mulino, 2010). Se discutiamo del passato e del presente perdiamo il treno del futuro (Amian Azzott).

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