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 Home page > Attualità > Mondo > Il QI di Einstein, ma che cervello aveva? 

Il QI di Einstein, ma che cervello aveva? 

Nessuno, nei tempi moderni, è sinonimo di genio quanto Albert Einstein. Egli ha distrutto e poi ricostruito la comprensione del tempo stesso. Ha saputo spiegare la gravità e come impatta con i corpi celesti e le cose che orbitano intorno ad essi. Ha articolato la simbiosi spaventosa tra materia ed energia quando ha messo su carta l’equazione più famosa della storia: E = MC2.

La sua immagine iconica più popolare, con i capelli fuori controllo e la linguaccia con fare ludico, è cementata nella coscienza pubblica.

Ma quanto in realtà era intelligente? Ha mai fatto un test per determinare il quoziente di QI? C’era qualcosa di strutturalmente diverso nel cervello di Einstein rispetto al resto dell’umanità? Era fisicamente più grande? Perché il suo cervello produceva opere di genio?

Queste domande hanno incuriosito le persone per molti anni, tanto che dopo la sua morte, il cervello dello scienziato è stato tagliato, come si affetta un melone, e parcellizzato in tutto il mondo tra gli scienziati alla ricerca di indizi della sua unicità.

Disposti a rischiare il sacrilegio (Einstein fu cremato, e non è del tutto chiaro chi ebbe il permesso di preservare e sezionare, il suo cervello), per scoprire perché il fisico più famoso di tutti i tempi è stato in grado di fare simili scoperte.

Diamo uno sguardo al cervello di Albert Einstein.

Albert Einstein, abbiamo detto, fu cremato dopo la sua morte. Dopo l’autopsia, il suo cervello fu recuperato (o rubato, a seconda dei punti di vista) dal patologo Thomas Harvey del Princeton Hospital.

Harvey sperava di svelare i segreti del genio con l’invio di più di 200 pezzi, accuratamente preparati, del cervello della grande mente ad eminenti scienziati di tutto il mondo. Verso la fine della sua vita, dopo aver provato e non essere riuscito a trovare i suoi segreti, Harvey restitui il cervello di Einstein al Princeton Hospital, dando ad un altro patologo l’incarico di proseguire il lavoro.

Albert Einstein aveva un cervello di dimensioni medie. Tuttavia, il Dott. Witelson, un ricercatore della McMaster University in Canada, scoprì che il noto fisico aveva la fessura di “Sylvian”, una caratteristica comune che separa il lobo parietale in due compartimenti distinti, quasi inesistente.

Come risultato, il lobo parietale di Einstein era del 15 per cento più grande di un maschio medio di età simile. Il lobo parietale è responsabile dell’abilità matematica di una persona, del ragionamento spaziale e della visualizzazione tridimensionale.

Tuttavia questo basta a giustificare il genio di Einstein?

Gli scienziati hanno dimostrato che le dimensioni accentuate di alcune parti del cervello, come la corteccia cerebrale e al lobo parietale, in particolare, danno un indicazione di intelligenza superiore.Tuttavia, lo studio del cervello è pieno di sfide e gli scienziati stanno ancora cercando di capire in che modo l’intelligenza e la genialità possono essere quantificate e studiate.

Molti credono che la differenza essenziale tra l’essere molto intelligente e l’essere un genio è la creatività. La creatività, abbinata all’intelligenza elevata, consente di pensare e generare l’impensabile in precedenza.

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