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Il Papa contromano in R4, Sant’Agostino e l’Illuminismo

Sembrava nuova, quasi appena uscita dalla concessionaria Renault, la vecchia R4 ben conservata che il suo proprietario, un sacerdote veronese, proprio per questo aveva deciso di far riverniciare di bianco, montare un motore nuovo e donare a Papa Francesco.

Il Papa la utilizzò subito per recarsi alla veglia di preghiera per la Siria in piazza San Pietro. L'originalità del dono portò l'idea di andare a fare un giro per provarla sulle strade di Roma. "Giriamo di lì..." "Ma guardi Santità che è senso vietato..." "Bé, tanto non passa nessuno..." Le ultime parole famose: a sirene spiegate la R4 con l'illustre occupante è fermata.

È uno dei tanti piccoli grandi fatti che costellano ormai la quotidianità del nuovo Papa e che da sé si iscrivono nella aneddottica e già anche nella leggenda. Nell'insieme essi però connotano qualcosa di assolutamente nuovo e nelle alte sfere vaticane, nella Curia, ma soprattutto nel papato. Un qualcosa di cui vi può forse essere una prefigurazione solo in Giovanni XXIII: l'uscita da quell' "agostinismo" al quale si è stati sinora estremamente asserviti. Mi spiego meglio.

Leonardo Boff, il teologo della "liberazione" latino americano di origini italiane, recentemente rivalutato, aveva - a ragione - ben definito Agostino di Tagaste, forse il più illustre tra i Padri della Chiesa, come il santo delle istituzioni, meglio della istituzionalità. Invero si può notare come egli tutto avesse sacrificato loro, anche la sua stessa donna, suo figlio, concedendo ad esse un assoluto prius, un'idolatria (e il tutto spacciato come sacrificio a Dio e conquista di una nuova e più alta umanità e spiritualità). L'affermazione di Boff, dunque non è destituita di fondamento. In questo senso, ai massimi livelli (e specie per la Curia ed il papato), gli uomini della Chiesa sono sempre stati assai agostiniani, incarnando l'istituzione, episcopato, cardinalato, pontificato che fosse sin praticamente all'annichilimento della soggettività individuale.

L'esempio recente più famoso è senz'altro quello di Giovanni Paolo II, assoggettato all'istituzione del papato sino all'ultimo istante della lunga agonia. Il soggettivismo, figlio di Cartesio (che mi permetto di stimare infinitamente più di Agostino, anche se ancora non siamo a Voltaire) e protagonista del razionalismo illuministico è sempre stato inviso, sino a tempi recentissimi ed ancora oggi non trova molti sostenitori. Piuttosto, gli stessi esercizi spirituali di Sant'Ignazio, al pari di tante altre spiritualità, erano nient'altro che un mezzo "per vincere sé stessi", ovvero la propria soggettività e rendere il soggetto un istituzionalizzato.

È stato tuttavia il più agostiniano sicuramente degli ultimi Papi, ma forse dell'intero Novecento, Joseph Ratzinger, al secolo Papa Benedetto XVI, quello che ha finito, con l'umile e grande riconoscimento del venir meno delle proprie forze, a dare il più forte colpo all'agostinismo con le proprie dimissioni.

Un gesto, nella storia della Chiesa, ultramoderno per un Papa altrimenti assai classico per non dire antico. Ma, del resto, proprio l'etica classica ed antica - quella laica, si capisce (allora si diceva pagana) - poneva la virtù quale "aureum medium" tra gli opposti eccessi e Papa Francesco sembra ben incamminato sulla via per ritrovarlo anche tra istituzioni e soggetto. C'è da augurarsi calorosamente che la Chiesa riesca a seguirlo in questa strada, per lei particolarmente ostica, e, soprattutto, che riesca a fare altrettanto. Sarebbe ora, finalmente!

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.135) 19 settembre 2013 10:24

    Questo Papa è pericolosissimo.
    Populista sfrenato, grandissimo comunicatore (in Argentina aveva aperto una televisione!) rischia di far ricadere la frastornata Europa nei pericoli della religione da cui ci eravamo faticosamente liberati negli ultimi cinquant’anni.

  • Di (---.---.---.250) 19 settembre 2013 11:09

    troppo divertente!

  • Di (---.---.---.84) 19 settembre 2013 17:52

    Filosofo, sociologo e chierichetto!

  • Di (---.---.---.236) 20 settembre 2013 23:52

    La sola differenza fra Cristiani ed Ebrei in una parola e’ Uguaglianza

    Celebrano entrambi nello stesso giorno Venerdi’ Santo e Passover ma nella memoria di eventi diversi. Per gli Ebrei questo e’ il giorno piu’ felice dell’anno poiche’ celebra la loro fuga dall’Egitto mentre per i Cristiani invece questo e’ il giorno in cui Gesu’ fu ammazzato

    Gesu’ era un Ebreo che fu’ ucciso dai suoi propri solo perche’ era opposto al concetto di un "popolo scelto" ed invocava l’Uguaglianza

    Oggi il concetto di Uguaglianza e’ largamente confuso fra i Cristiani degli Stati Uniti e Gran Bretagna. Quelle popolazioni sono come ipnotizzate dal concetto di Individualismo promulgato dalla cultura Ebraica che e’ cosi’ pervasiva in quei due due Paesi

    Nei nostri giorni, i media Sionisti hanno confuso i valori e livellato il concetto di Uguaglianza con i matrimoni fra persone dello stesso sesso

    Quei Cristiani che non credono nell’Uguaglianza non sono diversi dagli Ebrei nel loro Credo

    www.wavevolution.org

  • Di (---.---.---.55) 22 settembre 2013 12:11

    Gorgoglii >

    Hanno scritto che Papa Bergoglio ha aperto uno “spiraglio” a omosessuali, divorziati, risposati e alle donne che hanno abortito.
    Temi tanto complessi e “sensibili” che ha affrontato domandandosi “cosa fa il confessore” e concludendo che “dialoga con tutti, valuta caso per caso e discerne qual’è la cosa migliore da fare”.
    Nel merito ha specificato che Lui è “figlio” della Chiesa e che il “parere” della Chiesa lo si conosce già.
    Tutto qui.

    Ma allora dove sta la novità?
    Quale contributo “chiarificatore” ne dovrebbe ricavare chi è chiamato a confessare?
    In concreto.
    Da un lato c’è l’omosessuale “contrito” che soffre e si reprime. Dall’altro c’è quello che palesa e “vive” senza remore la propria indole.
    Il divorzio può essere consensuale o “subito” dal coniuge abbandonato.
    L’aborto può essere la scelta “indotta” da un atto di violenza oppure la “fuga” dall’assunzione di oneri e responsabilità.
    Nel mezzo tutto un vasto ventaglio di casistiche diversificate.

    Compito precipuo del Magistero papale è di indicare come e dove “delimitare” la via da seguire. Gesù non ha annunciato soltanto la misericordia divina e non ha affidato a Pietro una Chiesa scevra da “confini” morali.
    Per contro.
    Non esiste la graduatoria dei Papi stilata in base al numero dei “simpatizzanti” conquistati. Così come non ha senso che un Papa parli di sue giovanili inclinazioni politiche.
    Di sicuro la scelta più difficile è quella di una Fede, senza miracoli

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