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 Home page > Tribuna Libera > Il Papa: Siete tristi? Allora siete preda del diavolo!

Il Papa: Siete tristi? Allora siete preda del diavolo!

Nella celebrazione della “domenica delle palme”, Francesco I ha continuato a rivelarsi, sotto un abile tentativo di “restyling”, un papa retorico e conservatore… E che le religioni siano davvero “l’oppio dei popoli”?

Ormai, per legittima difesa, siamo costretti a inventarci filologi papali. Anzi, papali papali. Avevamo già analizzato due tra le prime “uscite” del nuovo capo della Chiesa cattolica, Jorge Mario Bergoglio, al secolo Francesco I, svelando i reali messaggi del pontefice, pur nascosti sotto un’apparente bonomia (Che bontà non lapidare l’adultera!Il papa: “Sebben che siate atei… siete normali. O quasi”). Non riusciamo a tacere neppure di fronte alle affermazioni papaline pronunciate durante la “domenica delle palme”.

«Non siate mai uomini, donne tristi. Un cristiano non può mai esserlo. Non lasciatevi prendere mai dallo scoraggiamento» perché il «diavolo [sic!, ndr] è pronto a inserirsi nei momenti di scoraggiamento» ha affermato Francesco I, celebrando la messa. «Dio non sceglie il più forte, il più valoroso, sceglie l’ultimo, il più giovane, colui che nessuno aveva considerato. […] Per Gesù – ha proseguito Bergoglio – ciò che conta non è la potenza terrena. Anche davanti a Pilato, Gesù è il re che prende su di sé il male, la sporcizia, il peccato del mondo, anche il nostro peccato, e lo lava, lo lava con il suo sangue, con la misericordia dell’amore di Dio».

Come sanno gli esperti della comunicazione audiovisiva, una colonna sonora suadente può modificare profondamente il messaggio visivo. I suoni di sottofondo possono influenzare e mettere in dubbio ciò che la vista e la ragione ci mostrano. Allo stesso modo, la melliflua retorica cattolico-papalina veicola con toni intrisi di benevolenza idee che non lo sono affatto. In apparenza, chi potrebbe essere in disaccordo con il messaggio di non farsi prendere dallo scoraggiamento, che il potere in Terra non andrebbe anteposto a tutto (come in realtà avviene), che occorre avere in considerazione anche gli “ultimi”?

PIOVRA VATICANO

Eppure, essere tristi, scoraggiati, “arrabbiati”, è una normale reazione di fronte all’ingiustizia, alla violenza, al dolore, allo scandalo permanente della nostra società. Come fai a non essere triste, malinconico, depresso, se sei disoccupato e non hai i soldi per pagare affitto, luce, gas? Come si fa a non essere adirati di fronte a un mondo profondamente iniquo, immorale, malvagio? La riflessione non porta certo a uno stato serafico: il pensiero ci fa capire le contraddizioni esistenti nel mondo. Solo dalla scoperta della realtà e della verità può nascere l’analisi e il cambiamento. Invece, cosa dice il “buon papa”? Sorridiamo sempre come idioti, non opponiamoci, non facciamo niente.

Sotto altre vesti, si tratta dello stesso rimbecillimento provocato dai mass media e dal consumismo capitalista, la schizofrenia per cui, di fronte a una situazione socioeconomica tragica, vediamo in tv gente che ride e scherza, che parla di futilità (per usare un eufemismo), che non ha altri problemi che le risse amorose e spendere in idiozie, ecc. Chi non è così lo prende il diavolo (ma possibile che siamo così tonti da non ribellarci o non metterci a ridere di fronte a una persona che nel XXI secolo parla così disinvoltamente di creature immaginarie come Alien o Dracula?).

In conclusione, chi è triste è preda del cosiddetto demonio. Anatema su depressi, nevrotici, malinconici, artisti e disadattati vari alla nostra bella società. Altro che 1984 di George Orwell! E passiamo al discorso sugli ultimi: a loro pensa Dio. E, allora, perché preoccuparsi? Non si deve far nulla affinché le ingiustizie, la miseria, le sofferenze sociali siano lenite. Beati i poveracci, amati da Gesù. Ovviamente, ci pensi lui, noi, ricchi e benestanti, che c’entriamo? Però, pur non mutando nulla nella finanza (anche vaticana) e nell’economia, possiamo offrire tanta consolazione, pietà, carità. A parole, con le parole.

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Ancora una volta la religione è rimedio e consolazione dei danni e dei guasti da essa creati. Che avesse ragione il tanto vilipeso Karl Marx, che a metà XIX secolo affermava: «La religione è il singhiozzo di una creatura oppressa, il sentimento di un mondo senza cuore, lo spirito di una condizione priva di spirito. È l’oppio dei popoli».

Infine, si parla di lavare col sangue: ancora un’idea di sacrificio, di autolesionismo, di barbari martiri e immolazioni. E perché non ricreare momenti così sublimi, magari con qualche rogo? Ah, lo si potesse ancora fare, come con Giordano Bruno! Ma sono stati proprio i “tristi”, i pensatori e i liberi pensatori, che hanno liberato almeno l’Occidente da orde di fanatici ignoranti.

Tanto per usare i brutti termini del marketing, Francesco I costituisce un’operazione di restyling. Sotto un aspetto bonario e accattivante, certo più caldo di quello di Joseph Aloisius Ratzinger-Benedetto XVI, il Vaticano tende a far passare i messaggi di sempre: rassegnazione, conformismo, mantenimento dei popoli nelle tenebre dell’ignoranza e della mancanza di dignità personale (peso demografico, superstizione, abbruttimento, ipocrisia, repressione).

Il target? Con la miseria montante in modo drammatico in ogni parte del pianeta, nonché in Italia, saranno miliardi i poveri da consolare (e indottrinare) con parole suadenti, messaggi di pelosa carità e pietà. Ma certamente non di solidarietà e di progresso etico, civile, culturale e sociale.

 

Rino Tripodi

(LucidaMente, anno VIII, n. 87, marzo 2013)

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