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Il Guru dimezzato

In vent’anni ne abbiamo già visti di guru, innamorati della propria grandeur, più o meno narcisi. Berlusconi, Bossi, Di Pietro, Bertinotti, Ingroia, ma il più grande di tutti è Lui: Beppe Grillo.

Ha attraversato non il “Mar Rosso” ma lo stretto di Messina a nuoto, si è presentato nelle assemblee di grandi banche come difensore di tutti gli azionisti del mondo, ha stigmatizzato ogni istituzione infettata dalla corruzione, condannato ogni peccatore politico e non, e indicato la via di una redenzione sicura.

Ha travolto con uno tsunami tour le piazze politiche dell’ultima campagna elettorale e raggiunto un risultato ch’era “follia sperar”.

La sua setta, che non è ancora una chiesa, ha la sua liturgia, le regole ferree, il suo tribunale d’inquisizione, una dottrina sintetica ed internettiana, il suo “Verbo”, ma non ancora una vera e propria “Rivelazione divina”.

Speriamo si proclami almeno secondo a Gesù e Maometto. La sua parola ai discepoli.

Starsene lontani dalle tentazioni del mondo politico, predicare il messaggio alla propria comunità, senza la presenza di voci indiscrete, impure, estranee.

Amare la povertà, anche quella di spirito, seguendo l’esempio del Capo.

Chi sbaglia, traligna, si allontana dal Verbo, viene invitato alla confessione ed all’abiura come Galilei davanti al Tribunale d’Inquisizione, e se non si piega, è scomunicato, espulso e condannato al rogo del Web.

I centocinquanta seguaci della sua setta per salvarsi l’anima, evitando ogni contaminazione impura con i peccatori del Parlamento e della vita politica quotidiana, anche di quei cittadini che li hanno proclamati “eletti”, stanno pensando al rifugio nelle catacombe.

Solo là forse sarebbero al riparo dalle tentazioni della realtà terrena e dagli anatemi del loro Messia.

I tapini eletti in Parlamento non avevano compreso di essere stati reclutati per salvare il mondo, non per fare politica mondana e risolvere i tanti problemi dei loro seguaci protestatari.

Se questo è il personale politico, cui dover affidare le nostre speranze future, meglio un Papa Re.

 

 

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