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Il Diario di Leo Longanesi

Nella lettura dei frammenti del diario di Leo Longanesi dal 1938 al 1946 si seguono vari aneddoti di vita degli italiani negli anni intorno alla seconda guerra mondiale (Longanesi, edizione La Gaia Scienza 2005).

 

Leo Longanesi (1905-1957), che è stato giornalista, scrittore, disegnatore, caricaturista, ha anche fondato alcuni periodici molto importanti nella vita socioculturale italiana: nel 1926 il quindicinale L’Italiano, nel 1937 il settimanale Omnibus, nel 1950 Il Borghese. Nel 1946 ha invece creato la casa editrice che porta ancor oggi il suo nome.

Comunque, questa raccolta di appunti, riflessioni, opinioni e incontri, si raggruppano in una narrazione dove il gusto per la battuta feroce, l’epigramma assassino e la definizione fulminante è nello stesso tempo esercizio di stile e puntuale testimonianza. Si parla un po’ di tutto e di tutti: di gerarchi, politicanti, scrittori, uomini famosi e di mondo, di semplici cittadini, reduci, prostitute, soldati, contadini e piccoli borghesi, in un autentico spaccato della società italiana, con l’inevitabile descrizione degli eroismi e delle miserie materiali e morali della guerra e degli italiani.

Il 10 marzo 1942 le sue parole descrivono così gli italiani: “Ieri, in tram, mi sorpresi a osservare i volti dei passeggeri. Non un viso intelligente, occhi furbi soltanto, ma nessuna luce d’intelligenza. Bestie socievoli, ubbidienti, che pensano al pasto. Nessuna vera luce di bontà e nemmeno di crudeltà. L’italiano è un personaggio che abbiamo costruito poco a poco su vecchi motivi letterari, un tipo simpatico, che amiamo, pur giudicandolo severamente. Buon padre, lavoratore, gran cuore, appassionato, modesto, ecc. Ma lo conosciamo ben poco. E’ ateo, pensa soltanto alle donne e ai quattrini, sogna di non lavorare, disprezza qualunque ordine sociale, non ama la natura. Sa difendersi soltanto dallo stato, dal dolore, dalla fame. Siamo animali feroci e casalinghi” (pag. 54).

Ancora, il 26 novembre 1945 a Roma, scriveva: “La nostra bandiera nazionale dovrebbe recare una grande scritta: Ho famiglia.”

Ora siamo gli italiani del 2008, ma i nostri politici riescono sempre a crearci a loro immagine e somiglianza. Almeno fino a quando l’Europa non ci imporrà di creare dei politici a immagine e somiglianza di veri cittadini.

P.S. Nel diario si cerca di raccontare anche la straordinaria magia della maggioranza degli italiani che da “simpatizzanti fascisti” diventano in pochissimo tempo degli “antipatici antifascisti”.

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