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 Home page > Attualità > Cultura > Il 5 maggio di Napoleone

Il 5 maggio di Napoleone

​«Vedevo il mondo sprofondare sotto di me come se fossi sollevato in aria.»
E d’un tratto quel mondo fu confinato in un’isola di 16 km. per 12 km.
All’orizzonte dello sguardo solo acqua, mare, e più niente del mondo, che aveva smesso di esistere. 
Quel mondo che aveva conquistato con un susseguirsi di lampi di genio militare, schioccanti rapidi, secchi come scudisciate, quel mondo che si era dovuto piegare ed arrendere alla sua grandezza di condottiero, non era più.
La potenza dell’uomo che aveva impresso nel ‘piccolo’ sottotenente corso la tempra di condottiero e conquistatore militare oltre l’orizzonte immaginabile, e che aveva illuminato l’anima di uomini come Hegel "« Ho visto l'imperatore – quest'anima del mondo – uscire dalla città per andare in ricognizione. È veramente una sensazione meravigliosa vedere un simile individuo che, concentrato qui su un punto, seduto a cavallo, si estende sul mondo e lo domina. », di Ludwig van Beethoven, che gli dedicò ‘L’eroica’, di Lev Tolstoj in ‘Guerra e pace’, era stata sedata nella piccola, umida, silenziosa, isola di Sant’Elena, fuori dalla rotte di navigazione.
Mare ed acqua dovunque volgeva lo sguardo; l’anelito dell’andare oltre tutti i confini della contrade europee sotto e dentro quella inospitale ed amorfa campana di rocce ed acqua.
Perfino un uomo come Manzoni, a cui Napoleone non era mai stato simpatico, si sentì schiacciato e sgomento dalla sua morte (“La sua morte mi scosse, come se al mondo venisse a mancare qualche elemento essenziale”) e gli dedicò quell’ode, che ebbe un’enorme risonanza in tutto il mondo e che fu tradotta in tedesco da Goethe. Ed anche questo desta meraviglia. La grande capacità manzoniana di immedesimazione, l’empatia di vestirsi dei suoi sentimenti sino a descrivere con quel tratto rapido ed implacabile dei versi gli strati di ricordi che si accumulavano l’uno sull’altro sino a diventare un mostruoso unicum vivente a schiacciare la memoria dell’anima di quell’uomo. Ma Manzoni era un maestro nell’adoperare la penna come uno scalpello che incide nell’anima del lettore la massa vivente di oppressione che gravava sull’isolano forzato, con ancora nel naso l’odore di cordite dei campi di battaglia. 
 La costruzione affascinate del verso mediante asindeto e polisindeto, che non enumera i ricordi come ognuno a sé stante ‘questo, quello, quell’altro’ o come un susseguirsi di ricordi con ogni volta in primo piano solo uno di essi ‘questo e quello e quell’altro’ bensì come un mostruoso macigno pressante lo spirito ed opprimenti la memoria di Napoleone: 

"E ripensò le mobili tende
e i percorsi valli,
e il lampo dei manipoli,
e l'onda dei cavalli,
e il concitato imperio,

e il celere ubbidir."

L'incalzare dei ricordi dalla virgola e dalla congiunzione 'e' (non solo dall'una e dall'altra, ma assieme, ti fa precipitare addosso un macigno che aumenta di peso per aggiunzione istantanea dei singoli ricordi, corporati in una massa unica).
Qualcuno volle notare che l’ode fu “non un canto a Napoleone, ma al mistero della sua morte, dello spirito che sparisca nel nulla…(essa) si colloca accanto al secondo Coro dell’Adelchi, quello che il poeta ha dedicato alla fine di Ermengalda… (versi) che innalzano il condottiero e la donna al di là di ogni ombra terrena, sino all’incontro con Dio” (Angelo Gianni).
Ma si sa che ogni epoca apporta i suoi ripensamento non solo ai pensieri, agli scritti ma soprattutto al giudizio dei protagonisti della storia.
E così Napoleone, che era un idolo ai tempi della mia adolescenza (e che per me tale rimane) è stato poi giudicato meno benevolmente, ad incominciare a ritroso da K. Marx, e via via sino ad essere considerato un avventuriero senza scrupoli.
E vengono tenuti in ombra altri aspetti della personalità di Napoleone. Il Codice Napoleonico, ovvero Codice Civile, pietra miliare nel campo del Diritto, confluito nel Codice Civile italiano. Ma non solo, anche l’unificazione dei quattro codici.
L’aver trasformato le strade strette e tortuose di Parigi in viali larghi e intersecanti in linea retta con le vie radiali (per scongiurare "la pericolosità di strade strette e tortuose, propizie alle barricate con i sovrastanti tetti comodi per il lancio di mattoni, sassi ed oggetti vari” (http://www.filippin.it/casar/testi/napoleone.htm). Penso agli strateghi di oggi !; 
istituì i licei e i Politecnici, per la formazione efficiente delle classi dirigenti (tralasciò l’istruzione elementare "essendo dell'idea che il popolo dovesse rimanere in una certa ignoranza per garantire un governo stabile e un esercito ubbidiente.” (Wikipedia)).
È dal lontano 2010 che mi ripromettevo di scrivere qualcosa sul ‘mio’ Napoleone. Fino ad oggi mai riuscito. Anche questo scritto, in effetti arruffato, non è quello che volevo dire, né nella forma né nella completezza. Ma è un inizio, per cui l’unico modo di qui chiudere è con un
(…continua).
(paolo patrone)
 
P.S.: immensa e romantica l’interpretazione di Marlon Brando, ‘Désirée’ (1954).

Commenti all'articolo

  • Di silvano (---.---.---.197) 4 maggio 2017 15:20

    DEMONE

     

    Ma Napoleone

    Che se ne faceva

    Di Russia ed Egitto ?

    Li sgranocchiava la sera

    Sdraiato sul canapè ?

     

    Quale demone lo spingeva

    A sparger morte tra le genti

    Se non per appuntar medaglie

    Sul suo napoleonico cappello ?

     

    Non sarebbe stato meglio

    Consegnarlo all’esorcista

    O meglio ancora, internarlo in manicomio ?

  • Di GeriSteve (---.---.---.181) 4 maggio 2017 21:54

    Beh, il progetto era abbastanza chiaro: tutta l’Europa e tutto il mediterraneo riuniti in un grande impero franco-massonico-illuminista. Napoleone ne sarebbe stato l’imperatore-illuminato.

     

    Con lui la repubblica sarebbe stata morta e sepolta, ma questo non bastava all’orgoglioso impero anglo-massonico che, ovviamente, si è opposto. Per opporsi ha trovato buoni alleati in campo germanico, in campo ecclesiastico e, sopratutto, in campo avverso: a Waterloo ha vinto perchè una intera armata napoleonica non ha partecipato, fingendo di non capire dove stava la battaglia.

     

    Napoleone non era certo un trascurabile burattino, però era soltanto la parte visibile di una delle due parti in gioco. Anche se non ne abbiamo documentazione, è evidente che la sua sconfitta è stata il risultato visibile di una trattativa invisibile e di un accordo fra le due grandi parti antagoniste, unite però entrambe nella preoccupazione per una temibile deriva popolar-democratica.

     

    E così, con quella coalizione, cadde Napoleone e trionfò LA RESTAURAZIONE.

     

    GeriSteve

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