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I segreti del Libra, la moneta di Facebook

Nelle scorse settimane Facebook e Mark Zuckerberg hanno fatto ampiamente discutere analisti e commentatori presentando il Libra, il progetto di criptovaluta del gruppo di Palo Alto.

 Basata sulla tecnologia blockchain già alla base dei bitcoin, la struttura del Libra sarà utilizzata per costruire una piattaforma che consentirà lo scambio gratuito di denaro peer-to-peer, nel contesto di un sistema chiuso di pagamenti.

Difficilmente il Libra, oggigiorno solo alla fase sperimentale, può essere definita una moneta in senso stretto, in quanto dalle prime notizie che filtrano a riguardo manca completamente della funzione di riserva di valore e unità di conto, essendo al massimo utilizzabile come mezzo di scambio nel circuito chiuso perimetrato da Facebook.

Il fatto che, come riporta La Voce, “Libra sia sempre convertibile (a vista) in un paniere di valute internazionali (dollaro, sterlina o titoli di stato poco rischiosi)”, in gergo una stablecoin, la avvicina notevolmente ai diritti speciali di prelievo (Dsp), l’unità valutaria del Fondo Monetario Internazionale, mentre la caratteristica di consentire l’accesso a un circuito determinato dall’emittente (Facebook) la rende in tutto e per tutto una passività del gruppo di Palo Alto, che sulla sua emissione guadagnerà grazie a un principio simile al signoraggio delle banche centrali.

Gli acquirenti del Libra, infatti, si troveranno a possedere un certificato privo di cedole d’interesse a favore del possessore e spendibile solo nel perimetro disegnato da Facebook e dalle altre società che vi aderiranno (acquisti online, prenotazione di viaggi, trasferimenti di denaro), mentre Palo Alto potrà investire nell’economia reale e in borsa guadagnando interessi positivi dalle sue attività.

“”Per essere una vera e propria ‘moneta’, Libra dovrà essere accettata negli scambi con fiducia”, prosegue La Voce. “La fiducia poggerà su due pilastri. Il primo sarà un pilastro di regolamentazione finanziaria (il narrow banking)”, ovvero l’assicurazione che Facebook abbia sempre in portafoglio riserve del paniere valutario tali da prevenire l’equivalente informatico di una “corsa agli sportelli” e il ritiro in massa dei partecipanti al circuito. “Il secondo è di tipo tecnologico. Più di due miliardi di persone già usano Facebook e il lancio di Libra avviene in collaborazione con giganti del mercato delle carte di credito. È presumibile che l’“effetto network” sarà un formidabile volano alla domanda di Libra”.

Facebook lancia il Libra per rafforzare quelle che sono le deboli fondamenta del suo impero, alimentato per il 98% dai ricavi pubblicitari in una fase in cui i numerosi scandali del 2018 legati all’abuso dei dati personali ha mostrato limiti e rischi di questo modello. Un esempio da seguire potrebbe essere quella della cinese WeChat, arrivata a ottenere circa il 60% dei suoi introiti dalla gestione di servizi di pagamento.

Zuckerberg ce la farà? Adesso è ancora presto per dirlo. Specie considerato il fatto che i rendimenti varieranno in funzione di quanti utenti effettivamente sottoscriveranno la criptovalutaMilano Finanza sottolinea che a seconda del numero di imprese aderenti al consorzio e di utenti sottoscrittori, i rendimenti dovrebbero variare tra il 3 e il 40% del capitale messo in campo. “Se Libra contasse per il 16% delle transazioni della carta di credito Visa, processerebbe ben mille miliardi di dollari di pagamenti all’anno; al tasso di velocità della moneta degli Stati Uniti, la criptovaluta dovrebbe detenere una riserva di 200 miliardi di dollari, realizzando profitti per due miliardi di dollari, circa un terzo dell’utile netto di Visa nel 2017″. Questo non tiene conto di eventuali costi aggiuntivi legati a nuove imposte, regolamentazioni stringenti e così via. In ogni caso, anche se il bilancio del progetto Libra andasse in pareggio, Facebook e gli altri sostenitori potrebbero sperare di trarre profitto dai servizi costruiti usando la criptovaluta”, come il “signoraggio” di cui si è precedentemente parlato o la gestione delle costose commissioni che il sistema di regolamentazione dell’accesso e dell’uscita da Libra è destinato a prevedere.

La scommessa di Zuckerberg è dunque ambiziosa. Tuttavia, è bene ricordare quanto accedere al Libra costerà in termini di privacy e gestione dei propri dati: agli utenti la semplificazione di pagamenti su trasferimenti monetari e piccoli acquisti online potrebbe costare un’ulteriore fetta di indipendenza nei loro movimenti sul web. Ampliando il potere egemonico di un Big Tech che ora ha scoperto una nuova prerogativa sovrana puntando ad avere la sua, personale valuta.

(Articolo originariamente pubblicato su InsideOver)

Questo articolo è stato pubblicato qui

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