• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Economia > I salotti buoni della finanza

I salotti buoni della finanza

C’è un detto in Inghilterra che, tradotto, recita più o meno così: "se perdi un milione è un tuo problema, se perdi 100 milioni è un problema della banca". [ Citazione del famoso economista John Maynard Keynes ]

Questo è quello che deve aver pensato il finanziere Romain Zaleski, quando nei giorni scorsi si è trovato a dover ricercare affannosamente liquidità per fare fronte agli impegni presi con le banche ed in particolare con Banca Intesa.

Chi è Romain Zaleski.

Di origine polacca il finanziere Parigino si laurea in ingegneria nel 1958, e dopo un passato come funzionario pubblico nel 1979 diventa consulente della Comilog e si avvicina alla Carlo Tassara Spa, società con sede in Breno (BS) nel cuore della metallurgica Valcamonica.

Nel giro di pochi anni oltre a diventarne il General Manager ne acquisice il controllo.

Frequentando il salotto buono e cattolico della finanza bresciana viene in contatto con Bazoli e attraverso i finanziamenti erogati dalla sua banca si lancia in una serie di proficue speculazioni in borsa, Falck - Edison - Montedison, che gli fruttano plusvalenze per centinaia di miliardi di vecchie lire tanto da diventare nel 2007 uno degli uomini più ricchi del mondo. La rivista Forbes nel 2007 lo colloca al 488 posto con oltre 2 miliardi di dollari di patrimonio netto.

Detto ciò nel corso degli anni e grazie alle amicizie dei banchieri il buon Zaleski è riuscito ad acquisire molte partecipazione finanziarie tali da trasformare la Carlo Tassara in una sorta di "edge fund".

Tra le partecipazioni detenute dalla società c’è, neanche a farlo apposta, una cospicua percentuale di Banca Intesa, per essere più precisi il 5,88% pari a circa 698 milioni di azioni.

Ma questa non è l’unica partecipazione degna di nota, il Signor Zaleski nel corso degli anni ha acculmulato svariati pacchetti di azioni sia in società italiane che straniere per un controvalore totale di quasi 9 miliardi di Euro.

Vi chiederete come ha fatto ?

Semplice, con l’equity financing.


Complice la sua fama e bravura pregressa è riuscito a convincere le banche a farsi prestare i contanti per fare gli investimenti del caso dando a garanzia gli stessi titoli che acquistava sul mercato e sostanzialmente è riuscito ad andare a leva a costo zero; infatti per la partecipazione in Banca Intesa il Signor Zaleski si è indebitato con la stessa Banca Intesa per oltre 1,8 miliardi di Euro.

Sembra dai dati di bilancio che la partecipazione in Banca Intesa sia costata al finanziere oltre 3,1 miliardi di Euro ma ai prezzi di borsa di oggi il valore delle azioni è circa 1,4 miliardi con una perdita secca di oltre 1,7 miliardi.

Il patto tra il finanziere e la Banca è molto semplice, si basa su una equazione elementare: la banca finanzia l’acquisizione del pacchetto azionario dando soldi a prestito ad un tasso "ragionevole", il finanziere ripaga il prestito utilizzando gli stessi dividendi che la banca stacca annualmente e conferisce le azioni acquisite alla banca per garantire il prestito erogato.

Il ragionamento non fa una grinza fintanto che il prezzo delle azioni rimane stabile, i tassi sono ragionevoli e i dividendi coprono abbondantemente gli interessi passivi.

Purtroppo in questo periodo il meccanismo non ha più funzionato e il pegno delle azioni consegnate a Banca Intesa quale garanzia per il prestito è sceso sotto il valore intrinseco del prestito stesso; se la banca dovesse decidere di vendere le azioni per rientrare del proprio credito, ai valori odierni non rientrerebbe dell’esposizione erogata con una ingente perdita per la banca.

A questo punto vi chiederete come andrà a finire...

Il nostro finanziere non ha solo un debito di 1,3 miliardi con Banca Intesa ma complessivamente ha ben 6 miliardi di debiti con diverse banche tra le quali BNP e Royal Bank of Scotland le quali hanno fatto pressione affinchè il nostro "raider" vendesse le partecipazioni per ricoprire i debiti o almeno una parte di essi. Questo è almeno quanto normalmente succede nelle relazioni "tradizionali" tra cliente inadempiente e la banca stessa.

Le banche nostrane, tra cui Intesa, avevano due possibilità: permettere a Zaleski di vendere le sue quote per ripagare il debito, penalizzando chiaramente il corso dei titoli in borsa, oppure trovare una soluzione alternativa.

Fra le due non c’è dubbio hanno scelto di subentrare alle due banche estere ripagando il debito del nostro finanziere.

Non c’è che dire, la frequentazione del salotto buono di Mediobanca e l’amicizia con Bazoli è stata provvidenziale.

Che dire, il finanziere avrà pensato: "se perdi un milione è un tuo problema, se perdi 100 milioni è un problema della banca".

Riflettete gente riflettete !!

Commenti all'articolo

  • Di Paolo Praolini (---.---.---.153) 19 novembre 2008 23:27

    Un’altro risultato della mancanza di regole nel ’Gran bazar’ della finanza!
    Il bello è che qualcuno ha già messo le mani avanti preparando un bel pacchetto di aiuti statali alle banche, che nell’immediato non serve, ma all’occorrenza...!
    Mi consola solo il fatto che forse l’Italia sarà uno degli ultimi paesi che entrerà con capitali pubblici nelle banche!
    Magra consolazione!

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox







Palmares