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I rifiuti di Napoli in giro per la Campania

Avellino e Benevento sono spesso fuori dal circuito mediatico. Una condizione ideale per nascondere la polvere sotto il tappeto. I rifiuti di Napoli lo dimostrano

Fatti. Ma anche domande. Perché le domande non sono mai indiscrete. Al limite lo sono le risposte. Risposte che latitano, mancano. Come nel caso della questione rifiuti in Campania. Il Governo ha "congelato" la realizzazione della seconda discarica a Terzigno. Si va avanti con la sola Cava Vitiello. Bene, quando quel buco verrà del tutto riempito dove verrà sversata l'immondizia di Napoli e Provincia? Nessuna risposta. Proviamo, però, a rispondere noi e facciamolo appoggiandoci a qualche fatto.
 
I territori di Napoli e Caserta sono caratterizzati da un'alta densità demografica. Tanto per intenderci l'8% della Campania è abitato dal 43% della popolazione regionale. Questo significa che non c'è spazio per le discariche. Non solo, ma anche per nuove unità abitative, anche perché buona parte del territorio regionale presenta numerose zone rosse. Tanto per intenderci il rischio di terremoti e di frane incombono come una spada di Damocle. Ciò nonostante l'abusivismo edilizio è una costante, soprattutto nelle zone del Vesuviano. E il caso di Terzigno ne è una dimostrazione. Alle falde del Vesuvio sono state costruite migliaia di abitazioni e i governi negli anni si sono limitati a condonare, mentre gli incentivi per trasferirsi altrove sono caduti nel dimenticatoio. A partire da questi dati possiamo fare delle prime considerazioni: è insostenibile un'ulteriore discarica in una zona dove vivono centinaia di migliaia di persone e dove lo "spazio vitale" è ridotto al lumicino. Le conseguenze sono note: inquinamento della falde acquifere, percolato, miasmi. Il tutto a pochi chilometri dai centri abitati. Alle discariche da "rsu" vanno poi aggiunte le tante discariche illegali che hanno accolto negli ultimi due decenni tonnellate di rifiuti speciali.
 
Cosa fare? E buona prassi avanzare soluzioni che vanno distinte a seconda di due o più categorie temporali: breve periodo e medio-lungo periodo. Nell'imminente la strada sembra più stretta che mai: Napoli e provincia non sono state in grado di mettere in piedi un ciclo dei rifiuti efficiente. Certo, per 15 anni l'emergenza è stata gestita dai vari commissari di Governo. Il margine di manovra per gli amministratori locali era limitato, ma ciò non giustifica nessun alibi. L'amministrazione Iervolino è risultata fallimentare ad esempio per i dati della raccolta differenziata. Solo il 19%. Commistione tra una mancanza di senso civico di gran parte della cittadinanza e contestuale assenza di un sistema coercitivo efficiente. Insomma l'anarchia allo stato puro. In questo panorama va considerato che le ultime norme volute dal Governo Berlusconi impongono alle Province la gestione diretta del ciclo dei rifiuti a partire dal 1 gennaio 2011. Qual è la situazione a Napoli? C'è la scatola ma non i contenuti. L'amministrazione Cesaro ha creato una nuova spa che si occuperà della gestione del ciclo. Dallo spazzamento allo smaltimento. E per il momento ci sono solo i consiglieri di amministrazione, il revisore dei conti, il presidente. Tutte cariche ben retribuite. E per il resto? Manca un piano industriale e per giunta c'è da affrontare la patata bollente del personale. Migliaia di lavoratori che dovranno essere assorbiti dalle varie società che si occupano di rifiuti in provincia di Napoli. Qualcuno ha visto in questa scelta il tentativo del Governo di lasciare il cerino acceso nelle mani delle amministrazioni locali. Un modo nemmeno tanto nascosto per lavarsi le mani e prendersi gli onori del caso. Bene, dopo due anni la realtà è più chiara che mai: l'emergenza non è finita, nonostante una legge abbia dichiarato il contrario.
 
Dove andranno a finire i rifiuti solidi urbani di Napoli? In mancanza di tutto, si procederà a costruire nuovi sversatoi nel resto della regione. I tecnici di Bertolaso hanno da tempo cerchiato in rosso sulla cartina geografica le zone al confine tra la Campania e la Puglia. Territori fuori dal clamore mediatico, che costituiscono il modo migliore per nascondere la polvere sotto il tappeto. Stiamo parlando delle provincie di Avellino e Benevento, due territori che già hanno sofferto la presenza di tante discariche. In Irpinia è stato costruito un impianto di sversamento a Savignano Irpino. La particolarità sta nel fatto - inoppugnabile - che la discarica è stata costruita a pochi chilometri dal famoso "buco" di Difesa Grande, una delle discariche più grandi di Europa. Impianto che ha accolto per anni tutta l'immondizia di Napoli. Con le dovute proporzioni è un caso simile a quello di Terzigno. Solo che qui la seconda discarica l'hanno già realizzata. Non è finita. La provincia di Benevento sversa i suoi rifiuti in una discarica costruita a Sant'Arcangelo Trimonte. Questo comune dista solo una decina di chilometri da Savignano Irpino. Ricapitoliamo: Savignano - Ariano - Sant'Arcangelo Trimonte. Non è uno scioglilingua, è un triangolo. Un tringolo di rifiuti. E in mezzo? In quell'area ci sono persone, animali, falde acquifere, appezzamenti di grano. Non c'è il nulla mediatico, c'è vita.

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