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I quesiti del referendum

Ritengo che il referendum sia uno strumento ancora importante nelle mani del cittadino elettore, forse il mezzo più diretto per esprimere direttamente il nostro pensiero in maniera decisionale.

Come sapete (spero) il referendum in Italia può essere solo abrogativo.
Il che vuol dire che la domanda è sempre una cosa del tipo "vuoi cancellare questa norma, questo articolo, questa parte di legge?"

Sono consapevole che buona parte del Paese è invece poco interessata alla questione, da tempo immemorabile non si raggiunge il quorum ad una qualunque consultazione referendaria e le prospettive per domenica (e lunedì) prossima non sono entusiasmanti.

Mi piacerebbe che anche chi è intenzionato a votare NO a tutti e tre i quesiti si presentasse al seggio per ritirare la scheda e rendere valido il referendum.
Mi piacerebbe insomma che questa volta la consultazione fosse almeno valida.

Così... giusto per non perdere uno strumento importante...

Provo a riassumere qui quali sono i quesiti in gioco.

Referendum numero 1
- abolizione del premio di maggioranza alla coalizione per la Camera dei Deputati.


In questo momento la coalizione che conquista più voti ottiene anche il premio di maggioranza conquistando ulteriori seggi.

Se passa il SI
il premio di maggioranza non sarà più assegnato alla coalizione vincente ma direttamente al partito più votato. Questo permetterebbe al partito vincente di aumentare ancora di più la propria forza, preoccupandosi meno della coalizione.

Io voterò NO a questo quesito
perchè mi sembra che il sistema bipolare in questo Paese non sia stato recepito granchè (come dimostrano anche i risultati delle europee). Io ho sempre avuto i miei dubbi sul sistema ed in questo momento i dubbi sono in crescita.

La sola idea che un solo partito (PDL?) possa raggiungere un numero di seggi tale da poter fare un po’ quello che vuole mi terrorizza.

Ritengo che lo scontro politico, lo scambio, la discussione in aula siano alla base della democrazia.

Referendum numero 2 - abolizione del premio di maggioranza alla coalizione per il Senato della Repubblica.



Tutto come sopra ma riferito al Senato.

E come per il precedente, e per gli stessi motivi, voterò NO.

Referendum numero 3 - abolizione della possibilità di candidarsi in più collegi.

In questo momento è possibile candidare lo stesso personaggio in più collegi sparsi per il Paese. Questa pratica permette di candidare ovunque i nomi più forti (i segretari dei partiti), i quali devono poi rinunciare in tutti i collegi tranne uno.

Nei collegi in cui hanno rinunciato vengono eletti il secondo, il terzo e così via. Candidati che probabilmente da soli non sarebbero stati eletti.

In questo modo i partiti decidono a prescindere chi saranno i propri eletti ed il nostro voto perde fortemente di valore.

Questo sistema ha portato al caso estremo nelle ultime elezioni europee in cui Silvio Berlusconi era candidato in quasi tutti i collegi, ha vinto in buona parte di questi e rinuncerà all’elezione in tutti quanti i collegi.

Un paio di milioni di voti (mi sembra sia questo il totale dei voti che ha raccimolato) sono andati ad una persona che in nessun modo avrebbe potuto essere eletta e diventare rappresentante al parlamento Europeo perchè già ricopre il ruolo di Presidente del Consiglio. In pratica due milioni di persone hanno votato un candidato che non verrà eletto... hanno buttato via il proprio voto.

Se passa il SI
, ogni candidato potrà presentarsi in un solo collegio.
I cittadini avranno la garanzia di votare esattamente la persona che li rappresenterà.

In pratica si tornerà ad eleggere direttamente ogni singolo deputato e senatore.

Risulta evidente che voterò SI a questo quesito.

Qui la casa originale di questo articolo.


Commenti all'articolo

  • Di gresci (---.---.---.3) 16 giugno 2009 10:06

    Sono d’accordo, e ti ringrazio di aver fatto un pò di luce su questo referendum di cui pochissimo si parla, l’unico appunto è che in Italia non esiste solo il referendum abrogativo (nel quale si consulta la popolazione votante per stralciare o meno una legge o parte di essa) bensì anche il referendum costituzionale, col quale si chiede ai cittadini di rispondere sulla proposta di una revisione costituzionale o di una legge costituzionale che il parlamento non ha avuto la maggioranza per approvare. La richiesta di un referendum costituzionale dev’essere comunque approvata dalle camere con maggioranza assoluta, ed è un referendum senza quorum, cioè per essere valido non necessariamente devono recarsi alle urne il 50% + 1 dei cittaditi aventi diritto al voto.

  • Di Marco Nichele (---.---.---.100) 16 giugno 2009 14:13

    Il terzo quesito è quello più immediatamente percepibile dai cittadini che infatti dichiarano in massa di volerlo approvare.
    Ma è un peccato che ci sia così tanto timore sui primi 2 quesiti, timore che viene motivato in una disamina superficiale della questione:
    i primi 2 quesiti non chiedono che il premio di maggioranza vada al partito più forte. Bensì chiedono l’abrogazione delle COALIZIONI DI LISTE. Supponiamo che il referendum passi nei primi 2 quesiti. Nel parlamento attuale vige la logica delle coalizioni, ma il referendum, qualora passasse, sancirebbe la fine della "coalizioni di liste". Secondo voi il parlamento sarebbe propenso ad accettare la legge così come fuoriuscente dal referendum, senza fare nulla? Andando così al suicidio politico assicurato con il voto favorevole di quelle forze piccole (Lega, Idv e Udc) che sul concetto di COALIZIONE hanno costruito la loro fortuna e che condizionano la tenuta stessa del parlamento?
    E’ evidente che non sarà così. Piuttosto il parlamento, e la storia ci testimonia che è già successo, farà una legge diversa, SENZA LISTE, ed in essa manterrà vivo il concetto di COALIZIONE. Passerà cioè al sistema dei collegi uninominali, a quel maggioritario che i cittadini vollero in massa con i referendum dei primi anni 90 e che proprio la legge Calderoli ha impunemente cancellato dal nostro sistema. Questo è l’unico modo perché il parlamento sia vincolato a fare ciò. E a supporto di questa constatazione sta proprio la storia: ci sono stati decenni di chiacchiere su riforme elettorali dell’intero parlamento, ma per 40 anni non se ne è fatto nulla. 40 anni. Dopo i quali, con il referendum del 18 aprile 1993 concernente l’abrogazione della quota proporzionale del sistema elettorale del senato, il parlamento ha impiegato la bellezza di 1 MESE ad emanare una nuova legge elettorale, di tipo maggioritario e che, guardacaso, manteneva vivo il concetto di coalizioni (fu il punto di accordo trovato per mantenere un certo potere di ricatto ai partiti piccoli che anche allora sedevano in parlamento).
    Si mediti assolutamente su questo, perché la questione è di importanza seminale e (purtroppo) c’è chi sulla paura delle persone sta costruendo una propria rendita per l’avvenire.

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