I numeri, esseri ermafroditi

Mi sono sempre chiesto: i numeri sono maschi o femmine? Prendiamo, per esempio, il numero “uno”. Preso a solo è maschio, ma se si accoppia a un genere femminile, diventa femmina. In conclusione i numeri sono ermafroditi, hanno personalità diverse e per di più spregevoli. Il numero ‘uno’ è ‘singol’ per definizione. Ama star solo, nello stesso tempo è camaleontico. Se si accoppia ad altri numeri rinnega se stesso per diventare qualcos’altro. Quand’è in compagnia, non conserva mai la stessa posizione. Ama trovarsi come capofila, ma a volte è costretto a stare in seconda, terza o quarta fila, sempre con significati diversi. Se c’è una qualità che lo distingue, è l’incoerenza.

Agli albori della civiltà era il numero uno per eccellenza, un primato di tutto rispetto, come dire: “Io sono l’Uno tuo, non avrai altro Uno al di fuori di me”. Poi gli arabi, per questa sua rivendicazione quasi divina, lo presero in antipatia e gli anteposero lo zero, retrocedendolo al secondo, posto nella scala numerica. Egli per vendicarsi, rivendicò la sua natura divina, ricordandoci che Dio è ‘uno e trino’, come dire: senza di me non si va da nessuna parte: sono l’inizio e la fine. Se dovessi scegliere come rappresentarlo, fisicamente, ricorrerei a Omero: lo raffigurerei come Ciclope, con un occhio solo. Col difetto che della realtà ha una visione unilaterale, riflette cioè un solo punto di vista e dunque non dà una giusta visione della cosa in esame.

E’ presuntuoso e autoritario, è presente in tutti i primati perché ama stare nello stadio più avanzato, simbolo di prestigio. In psicologia si può paragonare allo IO, che è una struttura psichica, organizzata e stabile, consapevole della propria identità. Saro Pafumi