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I lavoratori Granarolo ottengono una prima vittoria. Si riparte dall’autunno

Si può dire vittoria? Certo: alla Granarolo l'impero Legacoop ed il sistema di un "nuovo" sfruttamento, basato sulle cooperative, si sono dovuti fermare di fronte ad un pugno di facchini, per di più immigrati e quindi cittadini di serie B, costretti al ricatto del permesso di soggiorno.

 

 

Non entriamo nello specifico dell'accordo: dei 41 licenziati più 10 in CIGS ci saranno 23 reintegri, l'accesso alla cassa integrazione per gli altri, il pagamento del pregresso (a partire dalla data del licenziamento) e l'impegno a reintegrare gli altri entro la fine della CIGS, che durerà sei mesi. Per tutto il resto rimandiamo al comunicato del SICobas, pubblicato di seguito.

Come è stato possibile?

Niente di tutto ciò sarebbe accaduto senza la determinazione posta dai lavoratori direttamente coinvolti nel non accettare soluzioni di compromesso e nell'utilizzare con intelligenza l'arma più potente a loro disposizione, lo sciopero con blocco delle merci in entrata e in uscita. Ma non è tutto e non può esserlo. La possibilità di inceppare la circolazione in ogni momento è dipesa tanto dalla rete di solidarietà e di attenzione che i lavoratori della logistica si sono guadagnati negli ultimi cinque anni, e quindi dal lavoro che collettivi, parti del movimento studentesco, centri sociali ed altre organizzazioni sindacali di base hanno profuso nella costruzione di una rete di solidarietà forte e coesa.

Un meccanismo ancora acerbo e "potenziale", ma comunque in grado di finanziare costantemente la cassa di resistenza e di "far sapere"ad altri gruppi di lavoratori ed a cittadini potenzialmente solidali l'esistenza dello scontro in atto. Lo strumento del boicottaggio si è prestato allo scopo, e non era scontato: è stata la scelta di sincronizzare la campagna con i momenti della lotta che ha consentito di sommare al danno economico un notevole danno di immagine, come ci aveva già insegnato la storia della vertenza IKEA.

Non è tuttavia giunto il momento di "rilassarsi". L'accordo rappresenta una "tregua" estiva, niente ci assicura che i padroni ne rispetteranno i punti, e se anche ciò dovesse avvenire resterebbero in piedi i motivi che hanno spinto i lavoratori allo sciopero. C'è una buona probabilità che si debba ripartire con la lotta, per cui le raccolte fondi e il boicottaggio continueranno fino a che non si giunga ad una soluzione soddisfacente, nella consapevolezza che una vittoria del movimento dei facchini è una vittoria di tutti. Non stiamo tentando una operazione retorica per "caricarci" sapendo che un padrone da qualche parte nel Nord Italia ha dovuto arretrare di fronte ai suoi operai.

Al di là della specificità, per certi versi di una irriproducibilità tout court delle lotte nella logistica, dobbiamo tenere a mente che una tenuta del movimento dei lavoratori in questo settore costringerebbe i capitalisti a recuperare tempo e risorse da qualche altra parte lungo la filiera produttiva. Inoltre un'attivazione delle lotte per il salario tra gli immigrati potrebbe provocare un attenuarsi della concorrenza tra lavoratori stranieri e lavoratori italiani, facilitando un percorso di ricomposizione di classe. Si aprono insomma diverse possibilità. Sta alla nostra capacità soggettiva di organizzazione e di connessione saperle sfruttare per restituire un terreno fertile alla lotta di classe.
 

Di seguito il comunicato del SI Cobas.


 

Granarolo: una battaglia di posizionamento

Come in un campo di battaglia un buon posizionamento sul terreno dello scontro permette ai contendenti di occupare una posizione migliore per portare avanti lo scontro.

Così è stato anche nella vicenda che ha visto i lavoratori della Granarolo, confrontarsi con i padroni delle cooperative (con alla testa la Lega Coop), i tre sindacati confederali e alcune forze istituzionali benevole verso coloro che per anni hanno calpestati i diritti sul piano salariale e normativo dei lavoratori.

Al tavolo della trattativa aperto dal Prefetto, che aveva visto la prima volta presente anche noi a rappresentare tutti i lavoratori colpiti dai licenziamenti e per altre tre volte l’esclusione del S.I.Cobas da quel tavolo , era uscita, la prima volta, una proposta che in pratica addossava ai lavoratori la colpa di aver innalzato in modo improprio lo scontro, che non ammetteva le ragioni vere perché i lavoratori lottavano e soprattutto non fissava nessuna data per il loro rientro in un qualsiasi magazzino (proposta da noi non sottoscritta), si è arrivati alla fase finale del quarto confronto in Prefettura, il giorno 17/07/2013. Al tavolo prefettizio usciva una proposta che poneva l’accento sul fatto che si doveva arrivare ad accettare un patto tombale sul pregresso in cambio di mille euro, 12 rientri in altri magazzini al di fuori della Granarolo e, soprattutto ( ricatto) che se non si accettava l’esito di tale “confronto” non si poteva accedere alla cassa integrazione (visto che vi erano pochi giorni alla scadenza dei termini perché si potesse attivare tale strumento). Nelle ore successive, grazie ad un confronto telefonico con il sottoscritto ed il Prefetto, sono arrivati a stendere una proposta che prevedeva l’inserimento di 23 operai in diversi magazzini a tempo indeterminato, considerando già superato il periodo di prova, con inquadramento almeno analogo a quello in essere, all’impegno di incontrarsi entro il 30/09/2013 per verificare un percorso per il ricollocamento degli altri operai ancora in Cigs in deroga, al pagamento della retribuzione dalla data del licenziamento al reintegro con l’accesso alla CIGS in deroga alla data dell’1/07/2013 e, cosa estremamente importante, senza nessun accordo tombale sul pregresso che riguardano somme che superano le 20mila euro ad individuo.

Proposta questa che per essere attuata doveva impegnare il S.I. Cobas a revocare lo stato di agitazione, ed è ciò che è stato fatto dopo aver svolto un’assemblea di tutti i lavoratori che all’unanimità davano il loro mandato per farlo. In concomitanza i 41 licenziati più 10 messi già in CIGS davano, però, mandato ai legali per aprire una vertenza per il recupero della parte del salario non pagato dalla SGB per un totale che supera un milione di euro.

Una battaglia che non è conclusa e che riprenderà qualora i “compagni” di merenda che hanno concordato e stilato la proposta non manterranno gli impegni presi: quelli di far rientrare tutti i lavoratori nei magazzini, alle stesse condizioni dei 23 loro compagni che verranno impiegati precedentemente in base all’accordo.

Una battaglia di posizione che permette di occupare uno spazio più favorevole per vincere la guerra che la Granarolo ha scatenato due mesi e mezzo fa e che ha visto i lavoratori battersi con determinazione con l’aiuto di altri cobas e militanti solidali e dimostrare sul campo che si può vincere un avversario come la Lega Copp forte sul territorio (non solo di Bologna)ed arrogante che aveva calpestato i loro diritti.

Il Coordinatore Nazionale del S.I.Cobas
Aldo Milani
Milano 18-07-2013

Questo articolo è stato pubblicato qui

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