• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Tribuna Libera > I guai della sinistra Pd

I guai della sinistra Pd

Mattarella è certamente più il prodotto dell’azione mediatrice di Bersani che della volontà di Renzi, ma il vincitore è il secondo, non il primo. E’ il vincitore sicuramente agli occhi dell’elettorato (come segnalano i sondaggi, che ignorano Bersani), ma anche a Palazzo: i brandelli di Sc confluiscono nel Pd, gli ex M5s planano verso l’area governativa (a proposito: che squallore!) anche ex Fi guardano ai lidi renziani e la stampa parlamentare ha eretto un monumento equestre al nuovo Napoleone della politica italiana.

E’ probabile che questo stato di grazia non duri a lungo e che la convivenza con Mattarella si riveli più ostica del previso, ma, per ora, le cose vanno così. Alla sinistra Pd restano le briciole del successo ed un futuro assai gramo.

Adesso si allarmano per l’arrivo di 8 senatori di Scelta Civica che sposterebbero a destra il partito, ma non hanno capito che nel Partito della Nazione che Renzi sta costruendo, loro saranno una presenza del tutto marginale, utile al massimo come copertura verso la Cgil ed i settori di sinistra, ma senza crederci troppo. Basterà arrivare alla compilazione delle liste per le prossime politiche per capirlo: Renzi userà le capolistature per piazzare tutti i suoi uomini e, quanto all’eventuale voto di preferenza, su cui i bersanian-cuperliani fanno affidamento, la realtà sarà molto meno favorevole a loro di quanto non immaginino e per diversi ordini di motivi.

In primo luogo perché la maggioranza del partito sta con Renzi, come dimostra quel 70% di consensi che lo ha portato alla segreteria e che non sembra affatto diminuito. In secondo luogo perché l’area ex Pci è culturalmente avversa al voto di preferenza e su questo piano i giovanotti neo-dc renziani sono molto più bravi. In terzo luogo perché Renzi sta procedendo ad una sistematica occupazione dei posti di potere (dagli enti di Stato alle banche popolari, agli organi periferici di partito) che, a suo tempo, non mancherà di dare i suoi frutti; in quarto luogo perché Renzi avrà molto più denaro da dispensare per sorreggere la candidatura dei suoi amici, di quanto non ne avranno i suoi oppositori e potrà giovarsi dell’appoggio di settori di centro che includono diverse “macchine da voto”; infine, perché proprio la maggiore anzianità e notorietà personale di parecchi esponenti della sinistra –fattore su cui essi fanno a torto affidamento- si rivelerà un handicap nell’epoca dei “rottamatori”. Degli attuali 140 deputati di area bersaniana, ne rientreranno si e no una trentina.

D’altro canto, la sinistra Pd, sul piano delle idee è di una opacità inquietante e, sul piano del ceto politico, non ha espresso nessun rinnovamento generazionale. I “giovani turchi” che avrebbero dovuto ereditare il testimone da D’Alema & c. già si sono andati a consegnare al nuovo padrone, salvo il solo Fassina che, peraltro, sembra più vicino a Civati che a Bersani.

Potrebbero avere un qualche ruolo ancora se avessero il coraggio di una scissione, per dar vita da un possibile partito socialista o laburista, che abbia nella Cgil il suo committente politico privilegiato. Probabilmente non si tratterebbe di una formazione politica destinata a prendere più del 4 o 5% dei voti, che però, potrebbe trovare un terreno di intesa con i relitti Sel, Rifondazione, Pdci e gruppetti vari, insieme ai quali potrebbe ridare vita ad un’area dell’8-10%, forse anche il 12%. Troppo poco per costituire un partito di serie A (di quelli che concorrono per la conquista del governo) ma, comunque, un’ala che potrebbe essere decisiva per un risultato finale, una spina nel fianco del partito renziano che tornerebbe a scendere sotto il 30%. Tutto sommato, potrebbero costituire un passaggio verso un diverso assetto del sistema politico, impedendone, quantomeno, la deriva più autoritaria. Ma questo richiederebbe una generosità ed un coraggio politico del tutto sconosciuti a quelle latitudini politiche: i bersaniani sono solo una aggregazione di mediocri “professionisti del seggio” e, siccome il nuovo partito non avrebbe mai 140 posti da assicurare (per non dire della fine dei senatori), ciascuno si aggrappa a quello che ha, sperando di rientrare grazie alle preferenze o a un qualche editto di grazia del signore e padrone del partito.

Dunque, che una cosa così scompaia è nell’ordine naturale delle cose, e non lascerà alcun rimpianto.

 

Questo articolo è stato pubblicato qui

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità