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I fatti di Colonia: attenti a non fare passi falsi. In tutti e due i sensi

Le violenze sessuali di Capodanno, stanno scatenando una ondata di reazioni in buona parte irrazionali, ma non per questo ingiustificate: la violenza sessuale è uno dei comportamenti più odiosi che merita sanzioni molto dure e si capisce che la gente sia allarmata, soprattutto se c’è una impennata di casi del genere. Però, adesso cerchiamo di capire a mente fredda di che si tratta.

Il fenomeno non va sottovalutato: alcune centinaia di casi nel giro di poche ore non sono una cosa da prendere sotto gamba, perché, rispetto ai normali tassi, si tratta di un picco da otto a dodici volte più numeroso.

Però, nello stesso tempo, non va neppure sovradimensionato, al punto di parlare di “epidemia di stupri fra gli immigrati”: parlando dei soli immigrati siriani accolti recentemente dalla Germania, si tratta di circa 1 milione e mezzo di persone, per cui un migliaio di persone (ammesso che fossero tutti profughi e tutti siriani) significa meno dell’1 per mille. Un po’ pochi per parlare di epidemia.

Dunque un fenomeno molto serio, da non sottovalutare, ma neppure da trattare come un cataclisma. Peraltro, condizioni oggettive che possano spiegare il picco non mancano: è normale che fra rifugiati ed immigrati ci sia una porzione di delinquenti (neanche gli italiani che un secolo fa emigrarono negli Usa erano tutti santi), altrettanto va considerato il particolare momento (la notte di Capodanno) in cui è ragionevole che ci sia un numero molto più alto di ubriachi, la situazione incontrollata che favoriva le violenze ecc. Tutto vero, ma la cosa lascia perplessi per il carattere così concentrato del fenomeno: Colonia e poi poche altre città tedesche, svizzere, austriache e la capitale finlandese, anche se tutte con numeri sensibilmente più bassi di Colonia (!21) ed Amburgo (70).

Un andamento troppo strano per non suscitare perplessità: perché il fenomeno non si è ripetuto a Berlino che, pure, di immigrati ne ospita anche di più? E perché solo in paesi centroeuropei (Svizzera, Austria, Germania)? In Italia, in Spagna e in Francia gli immigrati non mancano, ma non pare si sia stata alcuna emergenza.

Anche le modalità dell’azione lasciano sospettare un carattere organizzato dell’azione: mille persone che, all’improvviso ed in pochissimo tempo, si accordano per fare una azione del genere difficilmente lo fanno spontaneamente e senza un minimo di organizzazione. E proprio ad una azione organizzata, a quanto pare, pensa la polizia tedesca, anche sulla base di una “soffiata” di alcuni giorni fa. D’altra parte, se ci sono condizioni oggettive per cui un dato evento si verifichi, vuol dire che è anche più facile provocarlo.

Leggo su qualche quotidiano on line che ad essere sospettati sarebbero quelli dell’estrema destra anti-immigrati che avrebbero organizzato tutto per suscitare un’ondata di xenofobia da cavalcare, soprattutto contro la politica di accoglienza della Merkel. In effetti, oggettivamente questo episodio stimola reazioni di questo segno, avvantaggia la destra e mette nei guai la Merkel, per cui la cosa quadrerebbe perfettamente. Ma, per quanto io detesti nazisti ed affini, la cosa non mi convince: dove li trovano mille immigrati dall’aspetto mediorientale disposti a prestarsi a questa operazione? In secondo luogo, una operazione dall’esterno, sull’ambiente degli immigrati, ha molte probabilità di essere individuata dalla polizia ed, a quest’ora, dovrebbe esserci qualche elemento un minimo concreto che invece, sin qui, non è emerso. Tutto è possibile, ma la cosa convince poco e non ha pezze d’appoggio se non il semplice cui prodest?
Anche perché, le stessissime ragioni per cui il fatto gioverebbe alle teste rasate, valgono anche per altri, che, anzi, ne hanno di più: parlo dell’Isis.

Man mano che passa il tempo, si fa più chiara la strategia di Daesh: trasformare la Fitna, il caos che storicamente gli islamici temono come il peggiore dei mali che possa investire l’Umma, in uno strumento di guerra di cui investire i loro nemici, gli occidentali. Da questo punto di vista, la cosa più auspicabile per l’Isis è una guerra civile in Europa fra autoctoni ed immigrati islamici. Ma, sin qui, le comunità degli islamici in Europa, in gran maggioranza hanno mostrato di respingere le suggestioni jihadiste e danno preoccupanti (per l’Isis) segnali di volersi integrare nelle comunità di accoglienza.

Quello che ci vorrebbe per innescare il conflitto sarebbe una ondata di islamofobia da parte degli occidentali che non mancherebbe di stimolare reazioni di segno contrario. E, da questo punto di vista, cosa di più efficace di un’ondata di violenze sessuali? L’uso dello stupro come arma da guerra (anche per il suo valore simbolico e la sua carica psicologica di odio) non è affatto una cosa nuova: la usarono abbondantemente i nazisti sui russi che, poi ricambiarono con entusiasmo quando il senso di marcia delle armate si invertì. E, in tempi più recenti, è stata usata con larghezza in Bosnia dimostrandosi tanto più efficace in un conflitto interetnico di quel tipo. Una eccellente arma di guerra psicologica.

E gli jihadisti hanno studiato molto attentamente tanto le guerre yugolslave quanto quella libica (come dimostrano le tecniche adottate contro la guerra aerea occidentale). Peraltro, agli uomini di Abu Bakr non garba affatto la fuga dei civili siriani che, anzi, hanno una utilità come scudi umani per contrastare gli attacchi dei loro avversari, per questo una politica di chiusura dei confini europei andrebbe benissimo, anche perché permetterebbe di aumentare i prezzi per gli espatri clandestini e migliorare gli accordi con la malavita. Cosa desiderare di meglio.

Pertanto, cerchiamo di capire bene di che si tratta perchè un passo falso in questo momento potrebbe avere conseguenze molto superiori al fatto in sé.

Dunque: niente buonismi (non andiamoci con la mano leggera con quelli di cui è provata la partecipazione alle violenze) ma niente isterismi anti islamici, soprattutto niente misure a casaccio che non siano ben ponderate sulla base dell’analisi obiettiva della situazione.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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