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I colpi di sole della sinistra italiana

COLPI DI SOLE

1. Quelli che "alternativi alle destre ma non a Monti"

Sembra che il centro sinistra italiano si sia preso un brutto colpo di sole. Non c'è altra spiegazione per capire gli ultimi avvenimenti. Nella Carta di Intenti presentata dal Pd a Roma il 31 luglio Bersani ha scritto: "Alternativi alle destre ma non a Monti". Proprio così. Da rimanere di stucco. Parole non dette a caso, ma che danno in sintesi il significato di tutto il documento.

Ma Monti non è quello dell'aumento dell'età pensionabile e degli esodati, della pratica abolizione dell'art. 18, dell'Imu sulla prima casa, dello strangolamento dei comuni costretti a tagliare i servizi, dei tagli lineari alla spesa pubblica sociale, della Spending Review, del Fiscal Compact, e così via sforbiciando? Cioè della recessione assicurata per i prossimi vent'anni, con conseguente disoccupazione, precarietà e difficoltà economiche come prospettiva di vita per la maggioranza degli italiani? E quindi Monti non è di destra? Stando a Pier Luigi Bersani, sembra di no.

Ma forse "alternativi alle destre ma non a Monti" andrebbe letto come "alternativi alle destre" - quelle vecchie, del PdL e della Lega - "ma non alla destra" - quella nuova, quella bocconiana e confindustriale, quella che conta veramente.

Lo slogan del Pier Luigi, al cui confronto le antiche "convergenze parallele" di democristiana memoria sono un esempio di chiarezza, non è proprio quello che ci vuole per riavvicinare l'opinione pubblica di sinistra alla politica.



2. Alleanze contro natura (termine preso a prestito dal duo Bottiglione-Giovanardi quando parlano di temi "eticamente sensibili").

Contemporaneamente alla presentazione della Carta di Intenti del Pd, si registra la semi-ufficializzazione dell'alleanza fra Pd, Udc e Sel per le prossime elezioni. Per chi mastica poco il politichese, fra Bersani, Vendola e Casini. Con qualche prospettiva di vittoria elettorale vista la crisi di PdL e Lega e lo stato di disperazione degli elettori democratici. Ammesso che non arrivi Grillo a guastare la festa, naturalmente.
Ma non ci avevano raccontato che il vecchio centro sinistra del buon Prodi era fallito perché le forze che lo sostenevano, da Rifondazione Comunista a Mastella, erano troppo eterogenee? E quale credibile prospettiva di governo stabile potrà avere una coalizione che ha nelle sue fila come punti di riferimento Paola Concia e la Binetti, il professor Ichino e Landini, i pacifisti e chi dice che l'acquisto di oltre cento caccia bombardieri F35 è cosa buona, ecc.? Forse vinceranno le elezioni, ma quanto litigheranno dopo e - soprattutto - quanto dureranno? Forse il tempo strettamente necessario a permettere alle destre di riorganizzarsi. Possibile che si sia già dimenticata l'esperienza del secondo governo Prodi?

3. Una via d'uscita dalla crisi c'è, basta volerla.

L'aumento drammatico della disoccupazione (con il conseguente crollo del Pil), che solo Monti non vede e che i partiti che sostengono questo governo di incompetenti fanno finta di non vedere, potrebbe essere contrastato efficacemente con un piano di intervento pubblico basato sull'innovazione e la riconversione ambientale delle produzioni, sul riassetto idrogeologico del territorio e sulle energie alternative. Da finanziare con una tassa sui grandi patrimoni, il taglio delle spese militari, la rinuncia al Tav e riducendo drasticamente i redditi di parlamentari, manager di stato e burocrazie varie. Possibile, realistico, addirittura di buon senso. Anche mia nonna, se la cara vecchietta fosse ancora in vita, lo capirebbe.

Ma si preferisce parlare solo di legge elettorale, con annessi premi di maggioranza, soglie di sbarramento, proporzionale/mica proporzionale, primarie e non primarie, mentre la gente sbadiglia (nel migliore dei casi) o maledice. I partiti dell'attuale centro sinistra stanno costruendo velocemente le condizioni per un ritorno alla grande di una nuova destra, a cui manca solo di individuare un leader credibile. Fatto questo, avremo altri vent'anni di buio.

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