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Halloween: le caramelle non bastano più. La magia nell’educazione dei bambini

Per qualche caramella di premio si potrebbe pensare a una sfida. Capire se siano i bambini a inventare i mostri, maghi e spiriti, o se siano piuttosto gli adulti umani a somministrare loro il fantastico, magari con piacere artistico e con emozione, attraverso disegni, favole, racconti, e anche parecchie bugie.I mostri, la magia, gli esseri sovrannaturali, sono infatti, spesso, invenzioni degli adulti che li utilizzano per sedare piccole ribellioni e insicurezze dei bimbi, oppure per celare l’ignoranza, o ancora per non voler spiegare.

zucche di halloween

Le costruzioni immaginarie potrebbero però essere anche frutto di un’intesa implicita tra gli uni e gli altri, bambini e adulti, per affrontare quel che si ritiene pauroso o inconoscibile della realtà. Questa intesa tra esseri umani crea pure dei sistemi “altri”, dove “il gioco” delle forze — da sempre il bene e il male — risulta più controllabile. Il fatto è che oggi la conoscenza del mondo ha fatto grandi passi e perciò la strategia di specie andrebbe in qualche modo modificata in favore dei modi della ricerca e della scienza, piuttosto che di quelli riferibili alla magia e al sovrannaturale.

Resta pertanto da approfondire per quali non arcani motivi la magia è ancora oggi una parte importante dell’educazione dei bambini. Forse perché il genere umano soggiace, fin dai tempi più antichi, alla necessità di spiegare gli eventi e di agire sul mondo non avendone gli strumenti adeguati. Il mondo magico o spirituale è allora un’invenzione che appare utile per calmare grandi paure e grande insicurezza.

La paura, per i bambini che la superano, è anche una sorta di educazione e una forma di iniziazione alla vita. Halloween, in particolare, è un piccolo rito, peraltro comune a molte tradizioni, che affronta a modo suo l’approccio alla morte, al sovrannaturale, e al ricordo delle persone defunte. Il giorno successivo alla notte di Halloween le paure sono esorcizzate, restano le caramelle.

Insomma, gli antichi umani affrontavano la vita con semplici ma prodigiosi stratagemmi, mescolando la realtà con la fantasia e la magia, risolvendo al fine le questioni con rimedi sciamanici e sistemi paralleli al nostro mondo. Tali soluzioni sarebbero pertanto tramandate di generazione in generazione, come strategia di specie, così come i miti, perché i bambini possano appropriarsene per usarle e espanderle a loro volta.

Aleggia inoltre, almeno in una parte del mondo attuale, un altro ingrediente, anch’esso frutto della mente umana, somministrato questa volta in grandi dosi ad adulti, ragazzi e bambini: la dimensione virtuale. Questa nuova dimensione può accentuare, con effetti sorprendenti, le strategie irrazionali e le mentalità magiche e spirituali. Il paradosso è, che il mondo virtuale è in realtà molto reale perché necessità di appropriati strumenti tecnologici, e perché parla il linguaggio informatico.

E qui, sul mondo virtuale, si potrebbe pure inserire un ragionamento intrigante perché, ancora una volta come il mondo magico e quello sovrannaturale, potrebbe diventare un rimedio ai più grossi malanni umani, dalla sovrappopolazione, alla fame, ai disastri, alle malattie, alle carestie, alle violenze e alle guerre. Tutti intontiti e felici insomma — alla Matrix — davanti ad un video, o con un caschetto collegato al cervello, seduti, ma insensibili, su un divano ardente sopra le macerie del mondo. Tutti a immaginarci in buona salute, in amore, al sole, con il cielo limpido, tra le margherite, i fili d’erba e i grilli canterini, mentre poco di tutto ciò esiste davvero. Ancora una volta perciò sedati dalla complessa e difficile realtà del nostro mondo.

Restano comunque fatalmente gravi le incognite dei mondi magici, sovrannaturali, e oggi virtuali — tutti immaginari, perché spostano il baricentro del ragionamento umano dalla realtà alla finzione. E si sa che la finzione può essere gestita da alcune élite in termini non solo illusori e imbonitori ma anche profondamente antidemocratici.

Nessuno vuole negare certo le caramelle ai bambini, né privarli anzitempo delle loro fantastiche costruzioni immaginarie, così come dei loro giochi di ruolo, ma, davvero, il disincanto, l’umiltà di riconoscere i nostri limiti, la ricerca della conoscenza, l’applicazione e il miglioramento della tecnica appaiono l’unico modo possibile per interagire tra esseri umani, con gli animali, e in definitiva con la realtà.

Tutto ciò ci affida una grande responsabilità e appare anche come una grande opportunità da esercitare perché permette di agire in modo non sconsiderato, nell’unico mondo che abitiamo, riconoscendo pure che il male e il bene di per sé non esistono e sono, alla fine, attribuibili solo all’azione umana. Anche il dolore, le malattie, esigono perciò un approccio razionale, non sono punizioni divine e non sono barattabili con sacrifici o riti. Solo con la conoscenza e la ricerca scientifica, delle donne e degli uomini, sono affrontabili le malattie e i dolori, quali essi siano, che ci derivano dal nostro mondo.

Sarebbe perciò il caso che gli adulti uscissero loro stessi dalle fantasie con grande consapevolezza e che sapessero accompagnare, con misura e sensibilità, i bambini oltre il mondo dell’illusione verso il meraviglioso disincanto della vita, affrontando pure la paura, ma con la voglia di un futuro migliore quale premio di un gioco tutto reale che può risultare così davvero “fantastico”.

Concludendo, i mostri, la magia, gli spiriti, sono, la metafora dell’avventura della vita con le sue sorprese, alcune belle, altre brutte e dolorose. Forse i mondi immaginari leniscono le ansie, così come le preghiere, ma non sono adeguati per risolvere i problemi reali.

Lo sanno bene in questi giorni, nel mondo stravolto da disastri, miseria, guerre e tensioni, i bambini, che stanno elaborando a loro spese, con l’esperienza, il loro rapporto non magico, non virtuale, con la paura, il terrore e i morti. Per tutti questi bambini, e anche per gli adulti coinvolti, i mostri sono reali e le caramelle di Halloween non possono bastare più.

Cathia Vigato
UAAR Venezia

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Marina Serafini (---.---.---.24) 1 novembre 2016 20:01
    Marina Serafini

    Articolo azzeccatissimo, nei contenuti e nella tempistica di pubblicazione. Bella e utile la fantasia, corretto alimentare la creatività e abituare gli uomini, sin da piccoli, a farsene amici, ma bisogna saperla utilizzare in modo funzionale, per arricchire la nostra esistenza e viverla al meglio, non certo per truccarla al fine si ingannare se stessi.

    i grandi pubblicitari lo sanno bene: per la mente una fantasia viene infine vissuta come reale. 
    I virtuosismi della realtà virtuale inoculati nelle nostre esistenze vanno saputi riconoscere e arginati.
    Gli adulti devono affrontare la questione con grande responsabilità, ma spesso si lasciano andare, anch’essi, alla illusione favolistica.
    Il terremoto, in questi giorni - forse - ci ha restituito un certo senso di realtà.

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