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Guatemala, alla fine il processo all’ex dittatore si farà

Il 25 agosto, dopo una lunga disputa medico-giudiziaria relativa alle condizioni di salute dell’imputato, un tribunale ha stabilito che il processo all’ex dittatore Efraín Rios Montt si farà. Ma a porte chiuse, alla sola presenza dell’avvocato difensore e nel gennaio del prossimo anno.

La decisione è un chiaro compromesso. Negli ultimi giorni era sembrato certo che le asserite gravi condizioni di salute di Rios Montt, quasi 90enne e alle prese con una forma irreversibile di demenza, avrebbero spinto i giudici a stabilire che non era in grado di prendere parte a un procedimento giudiziario.

La salute di un imputato dev’essere considerata col massimo rispetto.

Ma vanno sottolineate due cose. Intanto, che i sopravvissuti e i parenti delle vittime dei massacri orditi nel 1982 e 1983, quando Rios Montt era presidente e capo delle forze armate, sono a loro volta invecchiati, e male, senza giustizia.

Se oggi, inoltre, dobbiamo ancora qualificare Rios Montt come imputato per crimini di guerra e contro l’umanità, la responsabilità è dei ritardi di un sistema giudiziario, quello del Guatemala, che ha atteso troppo a lungo prima di fare i conti col tragico passato di 36 anni di conflitto interno, terminati nel 1996 dopo 200.000 morti e scomparsi.

Un primo processo, in realtà, come ricorderanno i lettori e le lettrici di questo blog, c’era già stato. Nel 2013 Rios Montt era stato condannato a 80 anni di carcere per la tortura e l’omicidio di 1771 indigeni Ixil e l’espulsione di decine di migliaia di civili dalla regione nord-orientale del Quiché.

In seguito, la Corte costituzionale aveva annullato la condanna per questioni procedurali, ordinando un nuovo processo. Che, come scrivevamo, si terrà tra cinque mesi. A meno che Rios Montt non presenti un nuovo certificato medico.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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