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Gualchiere di Remole: il richiamo di Palazzo Pitti a Palazzo Vecchio. Idra chiede chiarezza.

“Stato di abbandono della massima parte del complesso, generalizzate condizioni di severo degrado, con settori dell’organismo architettonico principale connotati da profonde criticità, quali localizzati fenomeni di collabenza e crolli relativamente recenti”

 Questo lo sconcertante risultato del sopralluogo ispettivo svolto lo scorso novembre dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio, insieme alla Direzione del Servizio Belle Arti del Comune di Firenze, presso le trecentesche Gualchiere di Remole, “un insediamento paleoindustriale di elevata importanza storico-culturale”. Lo scrive il dott. Andrea Pessina il 12 febbraio scorso rispondendo a Italia Nostra e a Idra che il 20 gennaio allertavano il Ministero sulle condizioni di palese progressivo degrado del prestigioso opificio medievale.

Si apprende così che Palazzo Pitti ha richiamato il Comune di Firenze “agli obblighi conservativi sussistenti in capo al proprietario di beni culturali, invitando il medesimo a prendere contatti con la Soprintendenza con la massima sollecitudine, al fine di pianificare ed intraprendere con la dovuta urgenza ogni azione necessaria alla salvaguardia e alla conservazione delle Gualchiere di Remole e prospettando, in caso di inerzia, l’imposizione di interventi conservativi ai sensi e nelle forma di legge”.

 

“Ci saremmo aspettati, dopo questa severa sollecitazione da parte dell’Autorità di tutela - lamenta Idra nella Pec trasmessa oggi a Palazzo Vecchio - che il Comune di Firenze intendesse colmare il ritardo informativo accumulato nei confronti della cittadinanza, che da un anno chiede documentazione e trasparenza sul percorso partecipativo annunciato a marzo 2019. E invece, ancora silenzio!”. Non solo: l’associazione fiorentina osserva che di questo procedimento non sembra trovarsi trova traccia neanche nella nota trasmessa dal Soprintendente, che informa di aver anch’egli “richiesto al Comune di Firenze di fornire informazione in ordine ad eventuali progetti di recupero e programmi di valorizzazione attivati o in corso di attivazione”!

 

Quanto meno, dopo la nota di Italia Nostra e Idra, il 28 gennaio è pervenuta finalmente a Palazzo Pitti una “istanza di autorizzazione ai sensi dell’art. 21 del D.Lgs. 42/2004 da parte del Comune di Firenze, per interventi di messa in sicurezza da eseguirsi sul complesso”. Il dott. Pessina precisa al riguardo che “la documentazione tecnico-progettuale è attualmente oggetto di esame istruttorio, teso a valutarne l’adeguatezza, nonché l’efficacia e la compatibilità con le esigenze di tutela di quanto proposto”

Idra ha ripreso quindi carta e penna e torna oggi a invocare chiarezza ai Sindaci di Firenze e Bagno a Ripoli e all’assessore competente, ma questa volta per conoscenza anche al Difensore civico della Toscana:

“Avendo dovuto sin qui constatare, non senza disappunto, la perdurante indisponibilità di codesta Amministrazione a fornire le informazioni richieste, inoltriamo qui via PEC, in quanto soggetto impegnato nella difesa della conservazione del bene in questione:

a) la richiesta di copia della documentazione tecnico-progettuale presentata alla Soprintendenza, perché la cittadinanza possa essere messa al corrente, quanto meno attraverso la nostra Associazione, delle caratteristiche, dei tempi e degli oneri inerenti l’intervento proposto dal Comune dopo la sollecitazione ricevuta dal Ministero dei Beni Culturali;

b) per la terza volta, la richiesta di informazione circa il percorso partecipativo annunciato a marzo 2019, e in particolare:

se esistano atti o deliberazioni al riguardo adottate dal Comune di Firenze e/o dal Comune di Bagno a Ripoli, e la relativa documentazione;

se siano state attivate procedure di partecipazione che derivano da tali atti;

in caso affermativo, quali siano i risultati fin qui conseguiti;

quali siano in ogni caso le caratteristiche dell’iter partecipativo che il Comune di Firenze e/o il Comune di Bagno a Ripoli intendono eventualmente attuare”.

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