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Guai TAV in pillole

Quindicesima puntata: “Si poteva e ci si doveva fermare per prendere atto di quello che era successo e riconsiderare il tutto
 
Stralci della requisitoria che i Pubblici Ministeri Gianni Tei e Giulio Monferini hanno pronunciato al processo in corso presso il Tribunale di Firenze a carico dei costruttori della TAV fra Firenze e Bologna.

TRIBUNALE DI FIRENZE
SEZIONE MONOCRATICA
 
DOTT. ALESSANDRO NENCINI Giudice
 
Procedimento penale n. 535/04 R.G.
 
Udienza del 10 aprile 2008
 
 
Requisitoria del Pubblico Ministero dott. Gianni Tei
[Stralcio n. 15]
 
 
“ITALSTRADE DOPO I FATTI DI MARZANO ED OSTETO RESCINDE IL CONTRATTO E LASCIA PERDERE. SI RITIRA. ESCE DI SCENA. NON SI INTESTARDISCE NELL’ESECUZIONE DI UN’OPERA BASATA SU UN PROGETTO ESECUTIVO RISULTATO FALLIMENTARE, E NON SOLO DAL PUNTO DI VISTA AMBIENTALE, MA ANCHE DAL PUNTO DI VISTA COSTRUTTIVO [...].
QUESTA CIRCOSTANZA CI DÀ PROVA ANCHE DI UN ALTRO FATTO IMPORTANTE, OVVERO DEL FATTO CHE CI SI POTEVA COMPORTARE ANCHE IN MODO DIVERSO DA COME SI È COMPORTATO CAVET. [...] SI POTEVA E CI SI DOVEVA FERMARE PER PRENDERE ATTO DI QUELLO CHE ERA SUCCESSO E RICONSIDERARE IL TUTTO”.
 


 
E allora passiamo come abbiamo detto alle posizioni soggettive. Lasciamo [...] perdere ora [...] un attimo i soggetti CAVET e concentriamoci sugli imputati “non CAVET” di questo capo di imputazione.

[...] L’Italstrade ha avuto in sub-appalto da Cavet la realizzazione degli scavi per le gallerie di Marzano e Osteto nel cantiere T11. Quelle che hanno avuto tra gli impatti maggiori. Basti pensare alla venuta del 25.4.’99 a Marzano ed a quella di Osteto il 9.6.’99 con conseguenze drammatiche. Ricordiamoci che per Osteto si è avuto l’allagamento completo, ripeto completo, del cavo di galleria. Quindi indubitabile il fatto che Italstrade abbia materialmente provocato dei danni con la sua condotta.
E allora però qual è l’elemento distintivo che ci fa diversamente qualificare la sua condotta?

Italstrade è un sub-appaltante. Italstrade non ha redatto il progetto esecutivo. Italstrade non è incaricata dello scavo dell’intero tratto. Italstrade non è stato scelto come General Contractor da TAV. Quindi Italstrade, davvero, a differenza di CAVET, è davvero mero esecutore materiale dello scavo. È poco più che manovalanza. Tecnica e qualificata, ma manovalanza.

Poteva dunque prevedere Italstrade cosa sarebbe successo? È lei che ha redatto il progetto esecutivo? No. Aveva la cognizione complessiva di tutto quello che stava accadendo anche su tutti gli altri cantieri? No. CAVET le aveva forniti i dati per poter prevedere gli eventi cui sarebbe andata incontro? No. Perché diciamo no? Non è un assioma, non è un’affermazione apodittica, no, perché Italstrade sulla base delle informazioni CAVET si attrezza, si attrezza in un certo modo, [...] prepara le strutture necessarie a ciò che si attende che avverrà, macchinari, impianti di smaltimento, e questi non sono inefficienti, ma - ce lo dice il teste - non è che sono inefficienti: quando arrivano le venute sono insufficienti, cioè vanno incontro a eventi non previsti di cui non hanno notizia. Tanto è vero che abbandonano il cantiere, lo chiudono, sono costretti ad interrompere proprio dagli eventi [...]. Ma non solo si fermano: prendono atto del fallimento del progetto che dovevano eseguire e lasciano perdere, abbandonano, chiudono, rescindono il contratto, se ne vanno.

CAVET invece imperterrita resta e prosegue [...] tant’è che al momento dei sequestri da parte della Procura i lavori sono sì ripresi, ma non da Italstrade, ma in diretto affidamento CAVET.

Ripetiamo, Italstrade dopo i fatti di Marzano ed Osteto rescinde il contratto e lascia perdere. Si ritira. Esce di scena. Non si intestardisce nell’esecuzione di un’opera basata su un progetto esecutivo risultato fallimentare, e non solo dal punto di vista ambientale, ma anche dal punto di vista costruttivo, se è vero che il subappaltatore Italstrade è costretto a prendere atto che non è realizzabile e abbandona l’esecuzione dell’opera. Prende atto che il progetto così com’è è una cosa diversa, c’è bisogno di cose diverse, e abbandona l’esecuzione delle opere.

Questa circostanza ci dà prova anche di un altro fatto importante, ovvero del fatto che ci si poteva comportare anche in modo diverso da come si è comportato CAVET. Si poteva fare come ha fatto Italstrade. In ogni caso si poteva e ci si doveva fermare per prendere atto di quello che era successo e riconsiderare il tutto. Segno che era ed è esigibile che CAVET si comportasse in modo diverso.

In ogni caso [...] già nell’ottobre del 2000 il cantiere Italstrade è fermo e quindi il reato per loro è quantomeno prescritto cessando loro a tale data la loro condotta, abbandonando l’opera e quindi non essendo più nelle condizioni per cui fosse da loro esigibile una condotta diversa da quella tenuta.
 

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