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Grecia shock: chiusa TV pubblica e tagliato segnale

Fatto senza precedenti in Europa: ieri a mezzanotte con un preavviso di sole due ore, con decreto governativo unilaterale, senza consultazione e tantomeno approvazione del Parlamento, pionieri dell'esercito hanno tagliato i cavi dei ripetitori della TV pubblica greca ERT e sugli schermi di tutte e tre le sue reti è apparso improvviso un significativissimo "no signal".

Secondo il governo greco l'atto sarebbe stato compiuto su richiesta europea. In mattinata le reazioni al gesto inaudito ed inconcepibile sono state assai forti, sia presso tutte le emittenti pubbliche dell'Unione - per le quali è un precedente gravissimo ed estremamente sinistro - sia presso il Parlamento dell'Unione. Qui l'intervento più significativo ed autorevole è stato quello di Daniel Cohn Bendit, che ricordiamo da giovane imberbe con il megafono al fianco di Jean Paul Sartre, ed ora valido europarlamentare dei Verdi oltre che importante filosofo francese. Cohn Bendit ha richiesto in particolare con forza e veemenza di sapere se sia vero che la richiesta di chiusura di ERT sia partita dalla Troika, gli è stato risposto, da parte di Rehn, che no. Pare a questo punto indispensabile una commissione d'inchiesta.

Nel frattempo sono partite molteplici iniziative a sostegno economico ma soprattutto tecnologico di ERT per possibilitare la ripresa almeno parziale delle trasmissioni, al qual fine diverse reti avrebbero messo a disposizione proprie frequenze sui satelliti. L'atto del governo greco - improvviso come un fulmine a ciel sereno - in qualche modo concreta le minacce del turco Erdogan contro i social media, in particolare Facebook. Il fatto gravissimo è in piena contraddizione tanto con tutte le singole costituzioni dei Paesi dell'Unione - compresa la stessa Grecia dove avrebbe dovuto prima comunque essere approvato dal Parlamento - quanto con quella dell'Unione in quanto tale. Da mezzanotte i cittadini greci sono perciò privati dell'informazione pubblica televisiva, in quanto lì le private non danno telegiornali, resta solo l'informazione su carta stampata, più lenta, e più manovrabile e comunque non in tempo reale. Anche su questa - al momento interrotta per l'immediato sciopero di quasi tutti i giornalisti - pende, come d'altronde sulla rete, la stessa spada di Damocle.

Mutatis mutandis viene a mente il precedente di Cipro dove si sono messe direttamente le mani nei conti bancari dei privati cittadini, viene spontaneo l'accostamento ai fatti di piazza Taksin in Turchia. Premonizioni oscure. Mi viene - e con forza - spontanea e intrattenibile la domanda, gridata da Cohn Bendit nell' aula del Parlamento europeo, tratteggiata di cupo: ma in che Europa viviamo? Voglio sapere in che Europa viviamo! E, aggiungo, è Europa?

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.18) 13 giugno 2013 20:12

    La tv pubblica greca è come quella italiana, un luogo dove i politici, di qualsiasi coloro, infilano i propri servi, che ammanniscono le verità dei politici. Insomma un luogo di parassiti sociali estremamente dannosi per la democrazia.

    Il governo greco ha preso una decisione coraggiosa, magari quello italiani facesse la stessa cosa! Non sei d’accordo filosofo e sociologo

  • Di Francesco Finucci (---.---.---.66) 14 giugno 2013 00:40
    Francesco Finucci

    Non so il filosofo e sociologo, ma lo studente di scienze politiche parecchia inquietudine addosso ce l’ha. La Grecia di oggi fa sempre più pensare all’Ungheria di Horty o alla Romania di Antonescu, anche se in piena declinazione ellenica. Tecnicamente si chiama liberticidio, e non fa affatto ridere. A dirla tutta è un tantinello peggio di avere Vespa in tv...

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