• AgoraVox su Twitter
  • RSS
  • Agoravox Mobile

 Home page > Attualità > Cronaca > Gli scavi di Pompei cadono a pezzi e... si attacca il diritto allo sciopero (...)

Gli scavi di Pompei cadono a pezzi e... si attacca il diritto allo sciopero dei lavoratori

Domenica 22 giugno. Prima domenica d’estate. Alcune delle organizzazioni sindacali presenti agli scavi archeologici di Pompei indicono un’assemblea sindacale per discutere degli annosi problemi che affliggono i lavoratori e le lavoratrici. Si vuol parlare soprattutto di emolumenti arretrati e di organizzazione del lavoro: carenza di personale, turni e straordinari. E invece si alza un polverone. Di tutto si parla fuorché dei problemi che interessano i lavoratori. Di quelli non si parla.

Ad occupare invece le pagine dei giornali è la “tragedia” dell’immagine dell’Italia irrimediabilmente lesa. Infatti, 500 turisti sono costretti ad attendere agli ingressi. Ed il danno d’immagine è particolarmente grave per quelle imprese che cercano di vendersi quanto meglio possibile, magari investendo fior fior di quattrini in marketing e propaganda – come insegna il caso dell’IKEA.

I luoghi della cultura come servizi pubblici essenziali: basta scioperi!

Il ministro Franceschini informa che i lavoratori rischiano la precettazione. Non solo: l’intenzione è quella di aggiungere “l’apertura dei luoghi della cultura all’elenco dei servizi pubblici essenziali”, quelli, cioè, per i quali vale la legge 146 del 1990, che limita fortemente il diritto alla protesta ed allo sciopero (nemmeno a dirlo, Bonanni, il segretario della CISL, si dichiara d’accordo con Franceschini e commissaria la CISL Pompei, rea di essersi unita ai riottosi).

Roberto Alesse, presidente dell’Autorità di garanzia per gli scioperi nei servizi pubblici essenziali si è detto d’accordo con le esternazioni del Ministro Fransceschini, per cui ritiene anch’egli “utile […] discutere se ampliare le tutele, previste dalla legge 146 del 1990 sull’esercizio del diritto di sciopero, per i cittadini-utenti”. Può sembrare paradossale, ma per Alesse la limitazione del diritto allo sciopero corrisponde ad un aumento delle “tutele” dei cittadini, che magari sono a loro volta soggetti ad un restringimento del loro diritto di protestare grazie all’estensione della minaccia indiretta derivante dai contratti a tempo determinato, per merito dell’accordo sulla rappresentanza siglato da Confindustria e CGIL, CISL e UIL, e dell’estensione del campo di applicazione proprio della 146/1990.


Questo, infatti, si è andato via via ampliando, tradendo l’impulso iniziale del provvedimento che era, per l’appunto, la limitazione del diritto allo sciopero (dimostrando, per di più, che dopo la rottura di un argine è difficile contenere il fiume in piena). Parli di servizi pubblici essenziali e con la mente vai magari ai medici, che, per astenersi dal lavoro, devono rispettare una serie di regole, limitazioni, passaggi intermedi, che avrebbero l’obiettivo di tutelare i pazienti. Perché in fondo ne può andare di una vita. Ma pian piano tante attività si sono aggiunte…

Qualche mese fa era stata la volta del latte della Granarolo, che diventava servizio pubblico essenziale e che quindi deve essere consegnato nei supermercati costi quel che costi. Perché senza una busta del buon Granarolo proprio non si riesce ad andare avanti. Che sia in corso la lotta dei facchini della logistica per il rispetto del contratto nazionale e per migliori condizioni salariali e di lavoro dev’essere stata giusto una coincidenza…

Tuttavia, visto che vogliamo il pane, ma anche le rose, arrivano ora i luoghi della cultura. E che nessuna assemblea sindacale, stato d’agitazione, manifestazione o sciopero osi privarci della sua linfa vitale. Che poi Pompei cada a pezzi (letteralmente) e che i lavoratori degli scavi chiedano nuove assunzioni anche per garantire a tutte e tutti la possibilità di goderne, è un fattore tanto secondario da poter essere praticamente omesso dalla stampa nostrana.

Ma si badi bene: non è che i lavoratori non possano protestare. In fondo, siamo in un paese liberale, che garantisce a tutte e tutti le libertà fondamentali. E allora protestino pure, ma lo facciano quando non fanno alcun danno, magari alla fine dell’orario di lavoro, come suggerito da qualcuno. Purché il manovratore non sia disturbato, tutto è lecito. Anzi, magari qualcuno sarà pure contento che si mantenga una rappresentazione del conflitto che non mira all’efficacia dell’azione, ma solo a tener buoni i lavoratori e ad individuare qualche inutile via di sfogo.

 

Foto: Carlo Mirante/Flickr

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di paolo (---.---.---.219) 2 luglio 2014 14:58

     Verrebbe da dire : "Chi di sindacalismo colpisce di sindacalismo perisce ."
    E’ la triste deriva di questo paese che ha abusato ,specialmente al sud , di un diritto sacrosanto per fare i comodacci propri .

    Non metto assolutamente in discussione il "diritto " allo sciopero che è una conquista dello statuto dei lavoratori e che va salvaguardato ad ogni costo , ma bisogna cominciare ad affermare anche il principio del "dovere " , che in questo paese è assolutamente sconosciuto .

  • Di (---.---.---.51) 2 luglio 2014 20:42

    Certo che una regolamentazione del diritto allo sciopero può essere una forma di tutela dei diritti dei cittadini. Infatti il diritto allo sciopero non esiste da solo e nel vuoto. Dunque occore fare un bilanciamento. Sinceramente, a pelle, l’idea di dover protestare facendo meno danni possibili a terzi mi sembra giusta, in fondo perchè deve andarci di mezzo chi non c’entra? se io sciopero perchè il mio datore di lavoro mi aumenti il salario, perchè devo per es. bloccare il traffico coinvolgendo un altro onest’uomo che torna a casa dal lavoro? perchè deve subire le mie prepotenze? sono libero di esprimere la mia opinione e manifestare, ma è giusto che ci sia un regolamento dentro cui questo diritto si esercita, che tuteli anche tutti gli altri diritti di tutte le altre persone. Solidarietà ai lavoratori, ma devono pure essere rispettosi delle regole della convivenza civile. Dico in generale non mi sono documentato su Pompei eh..!

Lasciare un commento

Per commentare registrati al sito in alto a destra di questa pagina

Se non sei registrato puoi farlo qui


Sostieni la Fondazione AgoraVox


Pubblicità




Pubblicità



Palmares

Pubblicità