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Gli italiani continuano ad emigrare in Australia, ma vengono sfruttati

Articolo tradotto da The Conversation, del 22 Giuno 2016, del Prof. Bruno Mascitelli (Swinburne University of Technology, Melbourne) e il Prof. Riccardo Armillei (Deakin University, Melbourne).

Un numero sempre maggiore di italiani sta seguendo le impronte delle generazioni precedenti, emigrati in Australia. Un nuovo studio afferma che circa il 40% di loro si sente sfruttato al lavoro e le loro competenze non vengono spesso riconosciute.

Tra il 2004 e il 2015, la percentuale di italiani a cui è stato rilasciato un visto temporaneo è molto bassa (1,5%). Inoltre, se si guarda il contributo italiano al Programma Migrazione Australiano, la cifra è, leggermente, ancora più bassa (0,5%) con 8711 visa rilasciati su un totale di 183,2548.

Tuttavia, negli ultimi dieci anni, il numero di visti temporanei e permanenti rilasciati agli italiani per risiedere in Australia sta aumentando gradualmente. Gli italiani approfittano del visto vacanza-lavoro introdotto nel 2004, cercando opportunità lavorative al di fuori dell’Europa, economicamente instabile.

Mentre non mancano documentazioni riguardanti la prima ondata di immigrati italiani in Australia negli anni ’50 e ’60, è meno studiata la nuova, e più mobile, generazione.

Nella nostra analisi di 126,233 italiani in possesso del visto temporaneo, il 40.7% è compreso nella categoria del visto vacanza lavoro, mentre il 24,3% tra i visti visitatore. Il visto partner (ndr: viene rilasciato al convivente/sposo che accompagna l’applicante del visto lavorativo) occupa il 42,4% del Programma Migrazione tra il 2004 e il 2015.

Gli immigrati con uno sponsor del datore di lavoro sono il secondo gruppo più grande (37%), mentre il terzo è quello dei visti indipendenti, rilasciati per certe professioni (9,1%).

Comunque, se si mettono insieme le cifre di questi tipi di visto sono ancora basse (i primi due rappresentano lo 0,8% del totale nazionale, mentre il terzo solo lo 0,2%).

Abbiamo incluso nella nostra ricerca un sondaggio a cui hanno risposto 600 italiani che sono arrivati dopo il 2004. Sono stati condotti anche dei focus group con nuovi immigrati e agenti dell’immigrazione al fine di garantire la validità dei risultati del sondaggio.

L’analisi dei dati conferma che quasi il 50% degli italiani arriva in Australia con il visto vacanza-lavoro.

Il sondaggio, inoltre, sottolinea che l’83% è tra i 18 e i 40 anni con istruzione universitaria. Il 60% ha una laurea triennale, magistrale o addirittura un dottorato di ricerca. E’ interessante notare che solo il 9% di essi era disoccupato prima di trasferirsi in Australia. Il 24% era nel settore impiegatizio, il 17% esperti in settori specializzati, il 15% erano studenti (senza borsa di studio) e il 12% operai semplici.

Mentre molti intervistati sono venuti in Australia per migliori prospettive di lavoro, il 52% dichiara che lo ha fatto per “avere una nuova esperienza di vita”.

Tutto ciò, purtroppo, ha un costo per molti di loro. Il programma televisivo dell’ABC, Four Corners, descrive come una “gang di lavoratori in nero gestiti da intermediari senza scrupoli al servizio di fattorie e fabbriche in tutto il Paese” i quali includono, tra le loro vittime, anche i nuovi arrivati dall’Italia. Anche una recente interrogazione al Senato australiano (A National Disgrace: The Exploitation of Temporary Work Visa Holders ) ne ha parlato.

La nostra ricerca lo conferma: più del 40% degli italiani intervistati afferma di avere avuto una esperienza lavorativa in Australia e di essersi sentito sfruttato. 

I focus group confermano l’esistenza di diverse difficoltà a cui questi giovani hanno dovuto andare incontro, dalla domanda per il visto alle più complesse condizioni di trasferimento in un nuovo contensto sociale.

Sebbene molti di questi immigrati, giovani e competenti, giudicano positiva l’idea di vivere in modo permanente in Australia, sono preoccupati per la procedura, lunga e complessa, per ottenere la residenza permanente. 

Molti di loro si lamentano del Dipartimento di Immigrazione (Department of Immigration and Border Protection) a proposito delle informazioni poco chiare e del tempo necessario per ricevere il visto permanente.

Nonostante riconoscano gli aspetti funzionali della società Australiana e l’efficenza dei servizi pubblici, pochi hanno grandi aspettative riguardo l’assistenza da parte del governo australiano.

Uno dei motivi di frustrazione è il difficile riconoscimento delle qualifiche professionali, specialmente per architetti, infermieri e ingegneri.

Questa ricerca sottolinea la marcata differenza tra questa nuova ondata migratoria e la precedente. Malgrado qualche notizia sul nuovo esodo di italiani in Australia, questo studio dimostra che la maggioranza dei nuovi immigrati sono decisamente meno di quelli arrivati tra gli anni ’50 e ’60.

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