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Gli OGM fanno male allo stomaco dei suini

Uno studio proverebbe che il mangime GM destinato ai suini provocherebbe danni agli animali, ma come nel caso dei topolini della ricerca di Séralini, non è detto che sia proprio così come la stampa ha ripreso la notizia... 

Qui si parla del mal di stomaco, devo solo decidere a quale dare maggior rilievo: a quello dei maiali perché nutriti da mangimi OGM o al mio nel leggere comunicati stampa rappezzati e non verificati? Fatto sta mi tocca dedicare un po’ del mio tempo per dar conto dell’ennesima bufala spacciata per studio scientifico riguardo le coltivazioni geneticamente modificate.

Anche perché la questione nei termini pro/contro è tornata alla ribalta per la sentenza della Corte di Giustizia Europea che ha dato ragione a Giorgio Fidenato, il coltivatore che coltivò nel 2010 del mais GM (QUI per le notizie e QUI per un resoconto); Nunzia De Girolamo, laureata in Giurisprudenza e attuale Ministro dell’Agricoltura in una intervista al Corriere della Sera ci tiene a far sapere che “non ci saranno mai sperimentazioni di piante Ogm in campo aperto, ma solo in laboratorio“. 

Greenpeace Italia non perde tempo e invita a scrivere con urgenza al ministro per fermare la “contaminazione OGM”. Slow Food si lamenta che il World Food Prize è stato assegnato a tre scienziati impegnati nelle biotecnologie (Robert Fraley, vicepresidente esecutivo della Monsanto, Marc Van Montagu, fondatore di due compagnie biotech e ricercatore della Ghent University, e Mary-Dell Chilton, della società biotech Syngenta)

Cosa non tanto strana visto che il premio fu istituito da Norman Borlaug, il padre della Rivoluzione Verde (siamo dalle parti di pesticidi e miglioramento genetico del grano), non era contrario all’impiego delle biotecnologie che attraverso incroci tra varietà diverse riuscì ad aumentare la produzione di grano di 4-5 volte in Messico e in India afflitta dalle carestie e per questo gli venne assegnato il Nobel per la Pace nel 1970.

E i maiali? Ci arrivo. Infatti sul web viene data notizia di uno studio scientifico prova che i mangimi GM provocano danni agli animali che li mangiano. Ma come accade di frequente si preferisce rilanciare l’agenzia di stampa, senza verificare se sono stati espressi dubbi, perplessità o critiche in ambito accademico. Ad esempio il giornale della Coldiretti ci fa sapere che gli autori dello studio sono arrivati alla conclusione che ai maiali nutriti con mangimi GM vengono riscontrati infiammazioni allo stomaco.

Insomma, siamo alle solite: per pigrizia e/o conformismo si lanciano allarmi, che poi rientreranno e di cui non si darà conto con altrettanta evidenza. Vi ricordate la stroncatura dello studio di Séralini sugli Ogm cancerogeni per i topi e delle polemiche che ne seguirono? I soliti opinionisti si lanciarono nella denuncia, ma senza ammettere la cantonata presa. E ogni volta con molta fatica e molto meno seguito e risonanza alcuni si danno pena di correggere e informare secondo uno dei capisaldi del giornalismo indipendente: la verifica delle fonti e l’incrocio dei dati. (Per una rinfrescata sulla questione potete leggere il post di Marco Cattaneo, giornalista scientifico e direttore de Le Scienze).

È il caso di dire che anche in questo caso si tratta di Junk Science. In pratica 84 maiali vengono divisi secondo la dieta seguita: con o senza mangime GM per un periodo di 22 settimane circa (è il ciclo di vita -dallo svezzamento alla macellazione- di un maiale allevato); durante questo periodo i maiali vengono pesati ogni settimana, vengono valutate la loro attività e il livello di soddisfazione (sic); si esaminano eventuali problemi respiratori, valutata la qualità delle feci, eseguite analisi del sangue e la mortalità. Dopo la macellazione viene effettuata l’autopsia sugli organi per cercare le patologie. E qui si entra nel dettaglio delle tabelle e delle valutazioni statistiche. Ma al tempo del web basta fare qualche ricerca per verificare se l’allarme è giustificato oppure no (cioè quello che dovrebbero fare i bravi giornalisti).

Ma cosa c’è che non va nello studio? Intanto si può partire dalle credenziali. AUTORI E SPONSOR: Le prendo in prestito dal post di Mark Lynas, ambientalista, scrittore e giornalista scientifico. Intanto lo studio viene pubblicato dal ‘Journal of Organic Systems‘, giornale che non compare nello sterminato database di PubMed (risorsa online con 18 milioni di riferimenti bibliografici da 5300 riviste scientifiche biomediche) e pubblica solo un paio di lavori l’anno a sostegno dell’agricoltura biologica, infatti tra glisponsor del JOS c’è la Federazione australiana per l’agricoltura biologica (l’equivalente della nostra Aiab). Gli autori della ricerca sono due noti attivisti anti-ogm: Judy Carman e dal suo sito si legge che viene sostenuta da GMOSeralini (tiè!) e da Sustainable Pulse che fa attività di lobbyng sul governo britannico contro la Monsanto (come si vede tra le iniziative lanciate nella home page) e secondo quanto riportato da Lynas, responsabile dei comunicati stampa a sostegno delle “eclatanti” scoperte di Séralini; il coautore invece è Howard Vlieger, contadino dell’Iowa, cofondatore di Verity Farms che ha finanziato la ricerca: praticamente commercia e produce vestiti “naturali” (qualsiasi cosa significhi ovvero cotone bio ecc. ecc.); infine tra i riconoscimenti si legge che ci sono Jeffrey M. Smith, e Arpad Pusztai (attivisti anti-biotech). Solo questa panoramica sembra sufficiente, no? Un contesto un pochino inquinato e che mi suggerisce il seguente dubbio: ma perché s’invoca l’indipendenza delle ricerche quando si tratta di lavori a favore degli Ogm (o di altre questioni controverse) e non la si pretende per ricerche e studi a sostegno delle tesi opposte? Mistero.

Ammettiamo che l’indipendenza non sia un problema e che il “sistema” nasconde ed emargina chi si oppone. Allora non rimane (nel metodo scientifico funziona così) che esaminare lo studio in questione. I DATI (alcuni per ora): come nel caso dei topi della ricerca di Séralini, anche in questo caso i risultati vengono strapazzati e letti in modo scorretto, traendo conclusioni affrettate e sbagliate. Anche qui il web può aiutare visto che alcuni hanno esaminato con pazienza le tabelle e i numeri per accorgersi poi che qualcosa non torna. Innanzitutto questa tabella: 

I 4 livelli riportati sono valutazioni soggettive visto che non sono stati effettuati esami istologici, ma solo guardando il colore dello stomaco (che secondo Terry Daynard dell’Università di Guelph, Canada non è un indicatore affidabile). Comunque volendo considerare i valori della tabella si ha che i suini alimentati con mangime convenzionale hanno avuto infiammazioni dello stomaco in misura maggiore (31) di quelli alimentati con mangimi GM (23). Mentre si registrano 23 infiammazioni gravi peri suini alimentati con Ogm contro i 9 senza Ogm (la conclusione dello studio si basa su questo unico aspetto). Però non viene spiegato come si passa da 8 infiammazioni lievi a 23 infiammazioni moderate, secondo quanto riportato da Lynas questo doveva essere esame d’indagine perché probabilmente i suini avevano già problemi di stomaco. Infatti il 60% dei capi in esame presentava l’erosione delle pareti dello stomaco. Inoltre nello studio non sono presenti le foto degli stomaci dei 38 suini non-Ogm e parliamo di più della metà di questi. Quindi che validità statistica abbiamo se i maiali alimentati con non-GM sono il 52% degli animali studiati mentre i maiali con mangime GM sono il 56%? L’ipotesi è che i ricercatori si siano preoccupati di nutrire i suini con due diete diverse e poi cercare solo i valori anomali, senza tenere conto dei livelli d’infiammazione ai vari livelli e senza correlare le percentuali.

Per ora mi fermo qui perché sono molte le critiche espresse di cui dare conto (e che proverò ad approfondire in un prossimo post) e richiede un certo impegno. Il post sarà un work in progress. Comunque lascio di seguito le principali fonti per approfondire.

 

LE FONTI:

Lo studio controverso si può leggere QUI.

Andrew Kniss (Ph.D), AGRONOMO dell’Università del Wyoming ha preso i dati nello studio di maiale Carman-Vlieger e applicato gli strumenti statistici che si usano normalmente, e si vede come spariscono le differenze tra i diversi gruppi di suini

The evidence of GMO harm in pig study is pretty flimsy

 David Tribe (Ph.D.),  genetista ha analizzato lo studio sul suo blog Pundit OGM, l’articolo di Carman e colleghi evita l’analisi se le differenze sono attribuibili al caso.

Pigs in the real world — feed them different diets, measure many health parameters, some with show differences– but what does it all mean?”

Dr. Mark Hoofnagle (MD / PhD) analizza lo studio sul suo blog Denialism:

Pollan and Bittman, the Morano and Milloy of GMO anti-science

E ancora, Mark Lynas, sul suo blog si può leggere un ampio resoconto con molti link che ho consultato per questo post:

GMO pigs study – more junk science

Inoltre ho trovato molto utile e dettagliato questo post che affronta il problema statistico, uno dei punti deboli dello studio:

The evidence of GMO harm in pig study is pretty flimsy

Questo articolo è stato pubblicato qui

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