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Giuliano Amato consigliere per il finanziamento ai partiti. Il nuovo che avanza

Classe 1938, 74 anni, una guerra mondiale sul groppone, è stato Presidente del Consiglio, Ministro dell'Economia, dell'Interno, delle Riforme, delle Riforme Costituzionali, 5 legislature in Parlamento, Cavaliere di Gran Croce, 31 mila e rotti euro di pensione al mese.

Nel 2008 disse "sono in politica da 50 anni: mi ritiro". 20 anni fa, quando tentò di salvare il Psi di un certo Bettino Craxi dallo tsunami-Tangentopoli, affermò quanto segue: "Non so quanto realmente costino i partiti. Certo molto più di quello che ricevono come contributo statale".

Il Premier Mario Monti lo ha appena nominato "consigliere" per le analisi sul finanziamento dei partiti politici.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di Damiano Mazzotti (---.---.---.247) 2 maggio 2012 11:38
    Damiano Mazzotti

    Stavolta Monti ha dimostrato tutta la sua esperienza... In caso di rivolta il popolino correrà dietro a Giulietto (molto poco) Amato e lui avrà il tempo di dimettersi per godersi gli agi esteri garantiti dalle sue amicizie bancarie e finanziarie.

  • Di (---.---.---.140) 2 maggio 2012 15:03

    Cosa c’è da sperare quando ci mettono nelle mani di personaggi come questo?
    Siamo governati da gentaglia che fa SCHIFO!!!

  • Di (---.---.---.102) 2 maggio 2012 19:42

    E’ l’uomo giusto al posto giusto. Avendo frequentato a lungo e intensamente Craxi è ben addentro alle segrete cose. Chissa che in vecchiaia in un impeto di pentimento non riesca la dove tanti altri manco hanno provato.

  • Di pv21 (---.---.---.192) 2 maggio 2012 20:01

    Paese zavorrato >

    Da un lato Monti confessa di essere stato “chiamato” per rimediare a errori del passato e che, se non apprezzato, “non chiederà di continuare”. Come “tecnico” può proporre delle riforme, ma non è, né si può fare portatore di una propria strategia “politica” di indirizzo per il paese.
    Dall’altro ci sono i partiti di maggioranza che, anche se per ragioni differenti, stanno “aspettando tempi migliori”. Non intendono tuttavia scalfire la propria “identità” politica, né dilapidare il patrimonio elettorale.

    Risultato.
    Il governo, col freno tirato, procede per “tentativi di aggiustamento”. Milioni di cittadini, ormai in ginocchio, vedono crescere solo la lista dei sacrifici. Non vedono alcun “segno” di inversione.

    Cosa fare?
    Per i partiti la “chiamata alle urne” è la vera sfida “politica” di capacità progettuali/propositive. Il passaggio “obbligato” per la formulazione di strategie di governo incisive e tempestive.
    Sollecitare il ritorno alle urne è il solo modo di “scegliere” e di imboccare, per tempo, una via d’uscita.
    Di verità “artefatte” e di enunciati “paludati” trabocca un qualsiasi Dossier Arroganza

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