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Giuliano Amato al Colle?

Non sappiamo se il Presidente cederà alle pressioni di Renzi e resterà sino al 1° maggio o si dimetterà già a gennaio, quello che è certo è che si è aperta la grande partita del toto Presidente. Gli interessati, quasi tutti, a cominciare da Prodi, smentiscono di essere interessati, il che è la conferma più sicura che sono candidati.

Nella Dc, spesso, la dichiarazione “smentisco con decisione le voci circolate in questi giorni di una mia candidatura alla carica di X”, era la presentazione ufficiale di candidatura, anche perché, spesso, quelle voci precedenti non esistevano ed era proprio la smentita a farle nascere.

Il toto presidente già impazza e ne abbiamo dato conto in un pezzo precedenteVeltroni e Prodi in prima linea (entrambi hanno smentito), poi Franceschini, Pinotti, Finocchiaro, Fassino e via via gli altri. Molti si sono chiesti: “E Amato? Possibile che non sia nella rosa dei papabili?”. È un caso particolare che, per questo, trattiamo a parte.

In tutta la sua interminabile carriera, l’abilità di Giuliano Amato è sempre stata quella di galleggiare a pelo d’acqua senza avere un esercito proprio. È stato anche Presidente del Consiglio e varie volte ministro, ma non è mai stato segretario di un partito, è stato vice segretario del Psi, ma senza mai avere una propria corrente organizzata. La sua abilità è sempre stata quella di coltivare contatti con i più diversi settori della classe dominante: è molto amico dei francesi, come Bassanini, ma non è certo inviso a tedeschi ed americani, ha molti amici in Loggia, ma non è sgradito in Curia, ha sempre operato nell’area laico socialista, ma ha sempre avuto solide amicizie tanto nella Dc quanto nel Pci, da sempre amico dei sindacati, il che non vuol dire nemico della Confindustria, anzi. Lui riuscirebbe ad essere trasversale anche fra Inferno e Paradiso, amico del Padreterno ma simpatico anche a Satana. Gode di un carisma molto particolare dovuto alla sua fama consolidata di grande giurista e di esperto di Finanza.

Intendiamoci: un giurista molto fine lo è davvero e di grandi capacità, magari un po’ disinvolto, ma sempre raffinatissimo e convincente. Sarebbe capace di dimostrarti che la camicia che porti addosso, in realtà, gli appartiene, anche se tu non lo sai, e, alla fine, ti convincerebbe a dargliela, e poi gli pagheresti anche la parcella per la consulenza. Come si capisce, un uomo così è destinato ad emergere nei momenti di crisi, quando l’impasse impone la scelta di un super partes, un “Tecnico” di quelli con la T maiuscola. Che poi è anche l’iniziale di Talleyrand, principe, vescovo e funzionario di Luigi XVI, ministro degli esteri di Napoleone, di Luigi XVIII, poi di nuovo di Napoleone nei cento giorni, di nuovo di Luigi XVIII e di Carlo X che contribuì a far deporre favorendo l’ascesa di Luigi Filippo, di cui fu ambasciatore a Londra. Passò incolume da un regime all’altro, attraversando ogni incendio come una perfetta salamandra. Si narra che Luigi Filippo si sia recato al suo capezzale di moribondo e che Talleyrand gli abbia detto: “Maestà, soffro le pene dell’inferno!”. Ed il re: “Di già?!”.

A Talleyrand Giuseppe Giusti dedicò la poesia “il brindisi di Girella” (per chi non la ricordasse dal liceo, ne ripubblico un largo stralcio in coda all’articolo) che ben si attaglia al nostro passato dal Psiup al Psi, prima con Giolitti, poi con Craxi di cui fu consigliere nei giorni del “decreto di San Valentino”, poi divenuto anticraxiano fu alleato del Pds occhettiano, quindi dalemiano ecc. ecc. Questa disinvolta prassi politica, se condotta con la necessaria abilità, può garantire una carriera lunga e carica di successi ma, anche quando non manchi la maestria, conquista molti nemici che, prima o poi, diventano troppi. Ed Amato, nel Parlamento che dovrà eleggere il nuovo Presidente, conta molti più nemici che amici: sicuramente inviso a Lega, FdI e M5s, Berlusconi non lo odia particolarmente, ma neppure lo ama tantissimo; non gode di grandi amicizie nel centro, dove, però, non ha neppure nemici giurati, non è simpatico né a Sel né alla sinistra Pd che lo considerano un prosecutore del Nazareno, forse può contare su qualche tiepida simpatia di Bersani e Dalema (che però, a loro volta, di amici ne hanno davvero pochi). Ma, soprattutto, è Renzi che lo vede come il fumo negli occhi.

Per Renzi il Presidente perfetto è quello che non esiste e l’ideale sarebbe lasciare il Quirinale sede vacante, per questo pensa a candidati come la Pinotti, Franceschini, Fassino… gente che non gli farebbe ombra, perché proprio non ha ombra. Candidati eterei, trasparenti, inesistenti.

Immaginiamo se Renzi possa gradire di avere un Presidente come Amato che gli ruberebbe la scena e gli renderebbe la vita impossibile chiedendogli conto anche dei kleenex che usa quotidianamente! Al confronto, quello fra Berlusconi e Scalfaro lo ricorderemmo come l’idillio di due innamoratini di Peynet.

Sulla carta, oggi Amato metterebbe insieme non più di 60-70 voti (tenendoci larghi). Anche nell’ipotesi del candidato istituzionale (quello da zero a zero, per intenderci) Amato sarebbe appesantito dal suo passato: troppi incarichi politici per poter essere speso come “potere neutro”. E come politico di seconda scelta avrebbe più chances Casini o addirittura Monti. Dunque, è proprio fuori gioco? Non sarei così precipitoso.

In effetti, il momento si presta ed Amato ha un importante sponsor in Napolitano. È vero, Napolitano è sulla via dell’uscita e non è che possa far molto, ma qualche fiches da spendere la ha. In primo luogo, potrebbe presentare Amato come il suo successore nel ruolo di regista del Nazareno e, per di più, giocare la carte dei suoi rapporti in Europa e Renzi potrebbe averne bisogno. In fondo chi gli ha parato il fondoschiena in questi mesi, rispetto alle perigliose acque di Bruxelles, è stato proprio lui nella sua veste di capo dello Stato. Un ruolo che sicuramente non potrebbe essere assicurato da mezze scartine come la Pinotti, Franceschini, ecc. e probabilmente neppure da quel budino di Veltroni.

Ma, il vero asso da calare potrebbe essere un altro: la grazia a Berlusconi, che otterrebbe i voti di Fi e vicini, garantirebbe il Nazareno e caricherebbe la responsabilità della decisione sulle spalle di un Presidente in uscita, togliendo le castagne dal fuoco del successore.

Non è detto che funzioni, ma si può sempre tentare…

 

Il brindisi di Girella 

di Giuseppe Giusti

Girella (emerito
Di molto merito),
Sbrigliando a tavola
L’umor faceto,
Perde la bussola
E l’alfabeto;


E nel trincare
Cantando un brindisi,
Della sua cronaca
Particolare
Gli uscì di bocca
La filastrocca.
Viva Arlecchini
E burattini
Grossi e piccini:
Viva le maschere
D’ogni paese;
Le Giunte, i Club, i Principi e le Chiese.
Da tutti questi
Con mezzi onesti,
Barcamenandomi
Tra il vecchio e il nuovo,
Buscai da vivere,
Da farmi il covo.
La gente ferma,
Piena di scrupoli,
Non sa coll’anima
Giocar di scherma;
Non ha pietanza
Dalla Finanza…

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