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Giornata internazionale del libro e del diritto d’autore

La prima giornata fu celebrata in tutto il mondo nel 1996, patrocinata dall’Unesco, per promuovere la lettura e il piacere di leggere, rendere omaggio e valorizzare l’opera e il contributo che gli autori danno per il progresso sociale e culturale dell’umanità.

Legata a una tradizione catalana e a un’iniziativa dello scrittore-editore valenzano Vincent Clavel Andrés (1888-1967), che per primo se ne fece promotore e al quale rispose il re Alfonso XIII promulgando un decreto che sanciva, in tutta la Spagna, la giornata del libro spagnolo.

Inizialmente fu scelta la data del 7 ottobre 1926, ritenendolo il giorno della nascita di Cervantes, ma, nel 1931, fu spostata al 23 aprile, in concomitanza con i festeggiamenti di San Giorgio patrono di Barcellona e della Catalogna e perché in quel giorno nel 1616 sono morti tre grandissimi scrittori quali Miguel de Cervantes, William Shakespeare e Inca Garcilaso de la Vega.

Una tradizione medioevale catalana vuole che in questo giorno gli uomini donino una rosa alla propria donna, e cosi i librai per mantenere viva questa tradizione sono soliti regalare in questa giornata una rosa per ogni libro venduto.

Per questo la giornata internazionale del libro è anche nota come la giornata delle rose.

Purtroppo le stime di chi legge assiduamente in Italia da molti anni non sono certo le migliori e i dati attuali sembrano confermare questa tesi tutt’altro che incoraggiante.

Questo nonostante le numerose manifestazioni e fiere che si possono incontrare, insieme alla tecnologia nata anche per venire in aiuto all’editoria, con la nascita degli ebook.

Forse è proprio questo, insieme con una cattiva valutazione e gestione da parte delle istituzioni, che la crisi del settore permane e arranca più di altri.

“Un libro, avere un libro tra le mani è scoprire mondi nuovi, terre sconosciute; è viaggiare, con il pensiero, con la fantasia; è esplorare innumerevoli sentimenti e anime che non potremmo mai incontrare in tutta una vita”.

“Leggere apre la mente, fa pensare, riflettere; ci mette di fronte a situazioni e opinioni nuove con cui confrontarci e paragonarci, dona intelletto e sapere, conoscenza e domande”.

Manca la cultura del saper leggere, dell’insegnare fin da bambini a dover leggere, per vivere, per sentirci vivi, per saper rispondere e per non farci sopraffare da una società sempre più opportunista e meno altruista, ma anche per riuscire a evadere dai nostri quotidiani “affanni”.

Pensare che un tempo eravamo un popolo di santi, poeti e navigatori…

Peccato, peccato davvero.

Questo articolo è stato pubblicato qui

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