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Giornata dei diritti umani, il parlamento italiano s’impegni contro la tortura

Oggi, mercoledì 10 dicembre, Giornata internazionale dei diritti umani, sono trascorsi 30 anni dall’adozione della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura: universalmente ratificata e quasi altrettanto universalmente tradita, come confermano i dati di Amnesty International, che tra il 2009 e il 2014 ha registrato torture e altri maltrattamenti in 141 paesi.

Da oltre un quarto di secolo l’Italia ha l’obbligo, avendo ratificato la Convenzione, di dotarsi di una legge che preveda e punisca il reato di tortura.

Per 25 anni, i numerosi tentativi di introdurre il reato di tortura nel codice penale (nella foto, una raccolta di firme del 2004) sono stati bloccati da maggioranze parlamentari trasversali, coalizzate intorno a un’asserita difesa dell’operato e della reputazione delle forze di polizia, come se la sola previsione di tale reato – previsto nelle leggi di molte decine di paesi nel mondo – associasse lo stigma della tortura all’intera categoria di pubblici ufficiali.

E invece, come ricordano in una lettera aperta al parlamento Enrica Bartesaghi e Lorenzo Guadagnucci, promotori 13 anni fa del Comitato verità e giustizia per Genova, “il reato di tor­tura, in ogni paese demo­cra­tico, è uno stru­mento for­ma­tivo, un punto di rife­ri­mento morale per chi lavora nelle forze dell’ordine. (…) Solo una men­ta­lità distorta, una cul­tura demo­cra­tica debole e invo­luta, può inter­pre­tare l’introduzione del reato di tor­tura come un attacco alle forze dell’ordine. È semmai vero il contrario: le forze dell’ordine saranno tanto più affidabili e credibili, agli occhi dei cittadini, in quanto responsabili e trasparenti nell’ambito di una normativa allineata ai migliori esempi normativi in campo internazionale”.

Approvato al Senato il 5 marzo, il disegno di legge sul reato di tortura si trova ora alla Camera. È un testo che, secondo le organizzazioni per i diritti umani, può e dev’essere migliorato.

La tortura non è qualificata come reato proprio bensì come reato comune, con l’aggravante nel caso in cui l’autore sia un pubblico ufficiale. Inoltre, il testo non prevede la perseguibilità delle condotte omissive e non contempla un fondo nazionale per le vittime della tortura. Inoltre, l’espressione “atti di violenza” potrebbe dar luogo a interpretazioni secondo le quali la tortura, perché sia qualificata tale, debba essere reiterata in più azioni. Qualcosa già accaduto nel 2004.

Oggi alle 10 alla Camera dei Deputati, Amnesty International, Antigone, Arci, Cild e Cittadinanzattiva manifesteranno con un minuto di silenzio alla Camera per chiedere l’approvazione della legge. All’iniziativa, cui hanno aderito numerose organizzazioni e diversi artisti (tra cui Erri De Luca, Massimo Carlotto, Piero Pelù e Alessandro Gassmann), prenderanno parte i parlamentari Anna Rossomando, Daniele Farina, Giulia Sarti, Vittorio Ferraresi, Paolo Beni, Bruno Molea, Luigi Manconi, Gennaro Migliore, Davide Mattiello.

Il minuto di silenzio verrà osservato anche in altre città italiane durante iniziative pubbliche.

Nell’occasione, Amnesty International Italia effettuerà la consegna di 20.000 firme raccolte da maggio nell’ambito della campagna “Stop alla tortura” e dirette al presidente del Consiglio e ai presidenti di Camera e Senato per chiedere l’introduzione del reato di tortura nel codice penale.

Questo articolo è stato pubblicato qui

Commenti all'articolo

  • Di (---.---.---.120) 10 dicembre 2014 23:10

    Ottimo articolo, però io credo che sia la gente a non volere questo reato e non la politica che è innocente sotto questo aspetto.

    Nessun elettore si sogna di dare importanza a questo aspetto e cambia voto solo per questo particolare anzi, chi si vota è in particolare gente che pensa che la gente possa e debba essere torturata se è il caso.

    Nulla nasce dal caso e quindi non raccontatemi che la colpevole è la politica.

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